Le origini del nostro amato babà risalgono al XVII secolo in Polonia, da un’idea del re Stanislao Leszczyński. L’imperatore, privo di denti, in napoletano detto “scugnato“, non poteva gustare dolci troppo asciutti; per risolvere il problema bagnò nel Madeira, un vino liquoroso, una fetta di kugelopf, dolce austriaco mezzo panettone e mezzo brioche: così è nato il babà.
Babà o Babbà?
Etimologicamente il termine polacco “baba”, senza accento, rimanda a una “donna anziana“, forse per via del fatto che si tratta di un dolce morbido adatto a una persona matura d’età. La scelta del nome viene dalla grande passione di Stanislao per il libro “Le mille e una notte“, dal quale prende appunto in prestito il nome del suo protagonista, Alì Babà. La napoletanizzazione del babbà, chiamato con un rafforzativo, avviene nell’800, quando i cuochi dei nobili partenopei vengono mandati in Francia a imparare l’arte dell’alta cucina.
La ricetta del Babbà, soffice e leggero dal 1836
Nel 1836 il babà è già indicato come dolce tipico della cucina napoletana nel primo manuale di cucina italiana di Angeletti dedicato a Maria Luigia di Parma. La ricetta è stata portata in Italia dai Monsù chef che prestavano servizio nelle alte cucine dei nobili napoletani, che dopo la morte del Re Stanislao, si spostarono nella terra che avrebbe “santificato” la ricetta.
Gli ingredienti principali per preparare il babbà sono farina, lievito, burro ,zucchero, uova e rum.
Il babà nella vita di tutti i giorni, come canta Marisa Laurito, è na cosa seria.
Il babà non ha periodi e non è mai fuori stagione, puoi ammirarlo nelle vetrine di tutti i bar di Napoli: panna e fragole, crema pasticcera e amarena, al limoncello o semplice con il rum. Con il babà puoi addolcire un pranzo domenicale e aggiungere un tocco di gusto in più ad una cena con gli amici. È ottimo da gustare dopo aver sorseggiato un caffè al banco, la combo giusta per smorzare lo stress quotidiano con un pò di gusto soffice. Una canzone del 1989 di Marisa Laurito dice: è un antistress, è una cura che fa bene e non inganna.”
Le varianti del Babà
L’invenzione culinaria ispirata al vesuvio: è impossibile non citare il babà Vesuvio della Pasticceria Giovanni Scaturchio, brevettato nel 1994 in occasione del G7, svoltosi a Napoli. Arte e creatività unite per deliziare sia gli occhi che il palato.
Il Babà al Limoncello
Un mix di sapori e profumi dei limoni provenienti dalla Costiera Amalfitana o da Capri caratterizza il babà al limoncello, che probabilmente è la più gustosa delle varianti di questo dolce. Anche lo chef Antonino Cannavacciuolo ha lanciato una linea di prodotti che rende omaggio al babà napoletano. Oltre ai prodotti Mainstream, il babà può essere tranquillamente farcito con crema al limoncello e trasformarsi in una bomba atomica di calorie.
Babà con panna e fragole
La descrizione dice già tutto: se vuoi aggiungere un tocco di dolcezza in più questa variante è quella giusta per te. La combo perfetta panna e fragole si sposa benissimo con la morbidezza di questo soffice dolce.
Babà Panna e Nutella
Ovviamente non poteva mancare il binomio babà-nutella. Un mix di dolcezza, sofficità e calorie, un must per i palati più golosi.
Non solo cucina, proverbi e detti napoletani sul babà
Il babà ha un doppio significato nell’immaginario collettivo napoletano. Spesso viene usata la frase “Si nu Babà” come complimento: il significato sottolinea un romanticismo a sfondo culinario; il paragone alla dolcezza e alla bellezza del nostro dolcetto, infatti, è inevitabile.
“Hai voglia ‘e mettere rum, chi nasce strunz’ nun po’ addivintà babbà.”
Questo proverbio ci fa capire che è impossibile cambiare le persone, difficilmente muteranno il proprio carattere, in sostanza chi nasce tondo non muore quadrato.
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