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Illimitato
Area Archeologica
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Supporti in lingua
La storia recente dell’area dei Campi Flegrei racconta di un gran numero di monumenti romani scoperti per puro caso durante lavori edilizi. In alcuni casi, come ad esempio per l’Anfiteatro Minore di Pozzuoli, purtroppo questo ha significato il danneggiamento o la perdita di buona parte del sito archeologico. Fortunatamente però non è andata sempre in questo modo: la maggior parte delle volte il caso ha permesso di riscoprire dei tesori eccezionali che ancora oggi ci permettono di tuffarci nel prestigioso passato romano di quest’area così ricca di testimonianze storiche.
È il caso del Sacello degli Augustali di Miseno, frazione del comune di Bacoli a meno di un’ora dal centro di Napoli. Questo sito straordinario ha resistito alla prova del tempo e alle asprezze geologiche del territorio: infatti né i fenomeni sismici né il bradisismo sono riusciti a scalfire il fascino di questo antico tempio romano che ancora oggi si offre alla nostra vista in tutta la sua solennità.
Il Sacello degli Augustali venne realizzato intorno al I secolo d.C., in piena epoca giulio-claudia. Si trattava di un santuario dedicato al culto degli Imperatori e gestito dai Sacerdotes Augustales, i sacerdoti di Augusto. Alla metà del II secolo d.C. vennero effettuate delle modifiche commissionate da Cassia Victoria in onore del marito Lucio Lecanio Primitivo, sacerdote Augustale. In questa occasione il tempio venne arricchito di rivestimenti di marmo e rilievi elaborati, segno tangibile della potenza economica dei committenti. Il Sacello degli Augustali purtroppo subì pesanti danni alla fine del II secolo d.C., probabilmente a causa dei fenomeni sismici da sempre presenti nell’area dei Campi Flegrei. Il santuario vide di nuovo la luce soltanto nel 1968, quando il proprietario di un terreno di Miseno iniziò i lavori per la realizzazione di due villette private.
Gli scavi archeologici che ne seguirono, resi difficoltosi a causa degli allagamenti causati dal bradisismo, si protrassero fino al 1972. La funzione dell’edificio appena scoperto venne compresa grazie al ritrovamento di un’iscrizione latina che recitava: Templum augusti quod est augustalium (“Il tempio di Augusto che è degli augustali”).
Il Sacello degli Augustali è letteralmente incastonato nell’ambiente circostante: il tempio è stato infatti realizzato scavando direttamente nella roccia, aggiungendo soltanto le pareti interne in muratura. A rendere ulteriormente suggestivo il santuario è il fenomeno del bradisismo, che periodicamente allaga parte degli ambienti dando a chi osserva l’impressione che il tempio galleggi sulle acque. Il Sacello degli Augustali è composto da tre ambienti; il sacello vero e proprio è l’ambiente centrale, dove si trova l’altare: questo perché nel mondo romano il termine sacello indicava appunto l’area recintata e priva di copertura che si trovava intorno all’altare (solitamente dedicato a divinità minori). Al sacello si accede attraverso una gradinata di marmo che conduce a un vestibolo dalla pavimentazione a mosaico; qui si trovavano il frontone decorato e l’iscrizione latina di cui abbiamo parlato poco fa. L’ambiente sulla destra del sacello era abbellito con stucchi e pitture, mentre l’ambiente sulla sinistra ospitava la statua equestre dell’imperatore Nerva.
La scoperta del Sacello degli Augustali nel 1968 riportò alla luce statue di imperatori (Tito, Vespasiano e Nerva) e divinità (Apollo, Venere, Asclepio) che sono oggi esposte nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei, ospitato nel Castello Aragonese di Baia. Questa splendida fortezza, collocata su un promontorio a picco sul mare cristallino del Golfo di Pozzuoli, è stata scelta per ospitare l’esposizione tematica dei reperti rinvenuti nei siti archeologici dei Campi Flegrei. Per questo è stata allestita un’intera sala dedicata al Sacello degli Augustali, contenente le statue di cui sopra e il frontone rinvenuti nel santuario. Se quindi (come crediamo) il Sacello degli Augustali ti avrà affascinato, perché non espandere il tuo itinerario e completare la tua visita con una capatina al Museo Archeologico dei Campi Flegrei?