Informazioni su questa attività
Il Museo della Carta di Amalfi è una delle più suggestive attrazioni che si possono incontrare nella splendida località campana. Si tratta di un’ex cartiera convertita in polo museale nel 1969. Il museo è situato nella valle dei Mulini ed accoglie attrezzature e macchine restaurate ed ancora funzionanti che venivano utilizzate nell’antica cartiera per produrre la carta a mano.
Non a caso Amalfi è stata una delle prime città italiane a scoprire la carta e già dal IX secolo disponeva di propri magazzini. Ancora oggi a contendersi il primato della produzione di carta in Italia sono proprio la Repubblica Marinara di Amalfi e Fabriano.
Amalfi e l’introduzione dell’uso della carta
La scoperta della carta rappresenta senza dubbio una delle tappe fondamentali nella storia della civiltà umana. Per convenzione viene attribuita al cinese Ts’ai Lun, alto funzionario imperiale che avrebbe inventato la carta nel 105. Da allora, il materiale si sarebbe diffuso verso oriente, soprattutto in Corea e in Giappone, per poi giungere in Arabia e fino al Mediterraneo.
L’Italia ha però il merito di avere avviato una produzione della carta a livello industriale, meccanizzando molte delle operazioni manuali, a vantaggio di costi e produzione. Un ruolo primario nella diffusione della carta nel XII e XIII secolo hanno avuto le Repubbliche Marinare, le quali disponevano di magazzini in Palestina e Siria, rinomati centri per la produzione della carta.
A fare da apripista è stata la città di Amalfi, dove si sviluppò una fiorente industria cartaria che in pochi anni vide la nascita di numerose cartiere, molte delle quali si concentravano nella Valle dei Mulini. Nel XVIII secolo si contavano ben 11 cartiere nel centro cittadino di Amalfi, che però erano spesso minacciate dalle alluvioni e dalla mancanza di acqua nei mesi caldi.
Le complesse vicende storico-politiche dell’epoca e l’industrializzazione assestarono un duro colpo a questo settore economico che non riuscì a restare al passo con i tempi e cominciò un lento ed inesorabile declino.
Nonostante queste difficoltà, i cartai di Amalfi si rimboccarono le maniche e portarono avanti questa antica arte tramandandola di generazione in generazione. L’ultimo evento disastroso per la produzione della carta fu l’alluvione del 1954 che distrusse la maggior parte delle cartiere, di cui ne rimasero solo 3.
La nascita del Museo della Carta
La Fondazione Museo della Carta si è quindi impegnata nel diffondere l’arte della fabbricazione a mano della carta ad Amalfi. Tutto ciò è stato possibile per merito del fondatore del museo, Nicola Milano, il quale fu costretto a chiudere la cartiera a causa dei costi elevati causati dalla mancanza di trasporti di collegamento stradale.
La cartiera fu chiusa definitivamente nel 1969 e donata alla Fondazione voluta da Milano che si sarebbe occupata della gestione del Museo della Carta di Amalfi. L’idea non è stata facile da attuare negli anni e dopo molte vicissitudini, è diventata una realtà concreta che ha lo scopo di conservare il patrimonio storico-culturale e recuperare le antiche arti, come quella della fabbricazione a mano della carta.
Oggi nel museo si possono ammirare gli strumenti che venivano impiegati per la lavorazione della carta. In particolare, potrai vedere gli antichi magli in legno che, azionati da una ruota idraulica, battevano e trituravano gli stracci di lino, cotone e canapa precedentemente raccolti nelle possenti pile in pietra.
Inoltre, è possibile osservare un esemplare di macchina olandese (installata nella cartiera museo il 18 novembre 1745), una pressa settecentesca per la rimozione dell’acqua in eccesso dai fogli e una macchina continua in tondo.