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Castel Capuano, l’antico tribunale di Napoli

Piazza Enrico de Nicola 74, 80139, Napoli
Durata

1h

Le lingue

___

Partecipanti

Illimitato

Tipo

Castello

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Adatto ai bambini

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Adatto alle coppie

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Animali ammessi

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Parcheggio disponibile

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Senza barriere

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Supporti in lingua

Services included

  • Esclusiva garanzia Movery soddisfatti o rimborsati
  • Servizio di assistenza turistica inclusa
  • Consegna biglietti istantanea
  • Si accettano biglietti su smartphone

Consigli per la visita

Come raggiungere Castel Capuano

  • Per raggiungere Castel Capuano, segui le indicazioni oppure lasciati aiutare dal tasto 'Ottieni indicazioni'.
  • Raggiungi Castel Capuano con i mezzi pubblici
  • Da Piazza Garibaldi puoi raggiungere Castel Capuano a piedi, distante circa 700 metri. Procedi dritto su Piazza Garibaldi e prendi Via Alessandro Poerio sulla destra. Dopo circa 200 metri sulla sinistra troverai Piazza Enrico De Nicola.
  • L'unico autobus che porta a Castel Capuano è la linea E2, una circolare che collega il capolinea della Circumvesuviana a porta Nolana col centro storico. La fermata a cui scendere è Via Muzy, a circa 250 metri dal castello.
  • Raggiungi Castel Capuano con l'auto
  • È consigliabile lasciare l'auto in uno dei parcheggi vicin a Piazza Garibaldi, poiché nel centro storico non è semplice trovare parcheggio anche sulle strisce blu e poi proseguire a piedi.n

Informazioni su questa attività

Castel Capuano, insieme a Castel dell’Ovo, è uno dei castelli più antichi di Napoli. Situato a Piazza Enrico de Nicola, per molto tempo è stato sede del tribunale di Napoli.

La sua costruzione fu voluta dal Re di Sicilia Guglielmo I il Normanno per difendere Porta Capuana, l’antica porta la cui strada portava a Capua, da cui prende il nome il castello. I lavori furono affidati all’architetto Buono di Napoli, detto Maestro Buono. L’opera fu terminata nel 1160.

I normanni volevano sia un presidio militare che una residenza reale, così nel 1231 Federico II decise di apportare delle modifiche per rendere gli appartamenti più accoglienti. Con l’arrivo degli Angioini cominciò la costruzione di Castel Nuovo, la nuova fortezza e residenza reale meglio conosciuta come Maschio Angioino, così Castel Capuano cominciò ad essere utilizzato con meno frequenza, spesso per ospitare membri della famiglia reale, funzionari e importanti personalità come Francesco Petrarca nel 1370, organizzare grandi eventi come il matrimonio di Carlo di Durazzo.

Durante il regno di Giovanna I d’Angiò l’edificio fu ulteriormente restaurato, operazione necessaria poiché l’edificio era stato danneggiato durante il saccheggio da parte di Luigi d’Ungheria per vendicare l’omicidio del fratello Andrea di Durazzo, marito della sovrana, poiché sospettava che la regina stessa fosse la mandante.

In seguito il Castello fu scelto come residenza dal figlio di Carlo di Durazzo, Ladislao il Magnanimo. Con l’arrivo degli aragonesi Castel Capuano diventò una struttura sempre più marginale. Durante il regno di Alfonso d’Aragona, alcune sale interne vennero affrescate dal pittore catalano Jaime Baco e poi da Colantonio Perrino verso la fine del XV secolo.

Quando il regno di Napoli viene annesso alla Spagna, il vicerè Don Pedro de Toledo, regnante tra il 1532 e il 1553, trasforma Castel Capuano in palazzo di giustizia concentrando qui tutte le corti: il Tribunale della Zecca, la Regia Camera della Sommaria, il Sacro Regio Collegio e la Gran Corte Civile e Criminale della Vicaria.

L’edificio fu adeguato al nuovo scopo dagli architetti Ferdinando Manlio e Giovanni Benincasa che modificarono gli interni eliminando tutte le strutture militari e i sotterranei furono adibiti a prigioni con camere di tortura. Da allora fu chiamato Palazzo della Vicaria, dal nome Vicario del Regno, figura deputata a presiedere al governo del potere giudiziario.

Nel 1752 furono eseguiti altri affreschi e tra il 1857 e il 1858 la struttura fu ulteriormente modificata con un nuovo restauro, cancellando del tutto l’aspetto originario: fu modificata la facciata principale, eliminate le arcate del piano terra, i balconi furono trasformati in finestre e fu costruito un marciapiede lungo tre lati del castello.

Dopo l’unità d’Italia sulla facciata venne affisso lo stemma dei Savoia. Durante i lavori fu scoperta una vasta necropoli in cui sono stati ritrovati resti di epoca greca e romana risalenti al V secolo a.C., rivelatasi la più estesa ed importante della città.

Perché visitare Castel Capuano

Castel Capuano, pur essendo in secondo piano rispetto al Maschio Angioino, è stato, come abbiamo detto, sede di importanti eventi, residenza reale e poi storico tribunale della città.

Le cose più importanti da sapere su Castel Capuano

Impossibile non notare l’aquila bicipite all’ingresso, simbolo della casa reale spagnola e, più in alto, lo stemma dei Savoia, aggiunto dopo l’unità d’Italia al posto di quello dei Borbone. L’orologio risale al 1858.

Sul retro troviamo la fontana del Formiello, nata nel 1490 come abbeveratoio e rifatta nel 1583 da Michele de Guido che la decorò con gli stemmi del vicerè Pedro d’Aragona. Accanto al portale è posta una lapide che celebra la vittoria di Carlo V a Tunisi e la data della trasformazione del castello in Palazzo di Giustizia.

All’interno di Castel Capuano è possibile visitare il salone della Corte d’Appello, la sala dei Busti e la Cappella della Sommaria.

Il salone della corte d’Appello è ricco di affreschi di artisti come Antonio Cacciapuoto, realizzati alla fine del XVIII secolo, rappresentanti le allegorie delle province del regno.

Nella sala dei busti, come dice il nome, troviamo i busti in marmo degli avvocati più famosi del foro, dove un tempo di tenevano le udienze pubbliche della Camera della Sommaria (organo amministrativo, giurisdizionale e consultivo del regno angioino e aragonese a Napoli).

Anche qui troviamo affreschi rappresentanti le province del regno. Il soffitto fu affrescato da Biagio Molinari di Trani che, in tre dipinti, celebra la forza ed il trionfo della giustizia.

La Regia Camera della Sommaria era una sala interna al Castel Capuano adibita a tribunale dei conti e del fisco. I sommarii, da cui prende il nome, erano i periti contabili di corte. Nel 1548, Don Pedro de Toledo fa edificare La Cappella della Sommaria, utilizzata dai magistrati e dai carcerati all’interno del castello. L’interno è a pianta quadrata interamente affrescata dai dipinti del pittore spagnolo Pedro Rubiales, tra cui spiccano le Scene del Nuovo Testamento e la Deposizione.

Oggi all’interno di Castel Capuano c’è anche un’importante biblioteca che custodisce circa 80000 volumi tra cui rarissimi libri datati tra il XVI e il XVII secolo, il cosiddetto Fondo Antico. Durante il regno angioino la biblioteca era la Sala del Gran Consiglio e poi della Gran Corte Criminale con i Borbone. Qui furono processati infatti i rivoluzionari che presero parte alla rivolta nel 1848 contro Ferdinando II.

Curiosità su Castel Capuano

Quando l’edificio venne trasformato in tribunale, i condannati a morte trascorrevano la notte prima dell’esecuzione nella Cappella della Sommaria. Al mattino, venivano poi incatenati e accompagnati in un tetro corteo dal Castello attraverso porta San Gennaro, fino a Largo delle Pigne, oggi Piazza Cavour, dove venivano innalzate le forche.

Gira voce che nei sotterranei si aggirino oscure presenze testimonianze delle tragiche vicende, in particolare quella di Giuditta Guastamacchia che, ogni anno, all’avvicinarsi del 19 aprile, quando fu giustiziata, esce dalla cappella della Sommaria urlando e piangendo, percorrendo la Sala dei Busti, che un tempo era la Sala delle Udienze pubbliche.

Qui venne assassinato anche uno degli amanti della Regina Giovanna, il Gran Siniscalco Ser Gianni Caracciolo, la sera del 19 agosto 1432.

La storia di Giuditta Guastamacchia

All’epoca la donna doveva avere circa 35 anni. Giunta a Napoli dalla Puglia dopo la morte del marito giustiziato per furto, Giuditta diventa amante di un prete che spacciava per suo zio. Per nascondere la relazione i due chiamarono da Terlizzi, in Puglia, la località originaria dell’uomo, un giovane nipote di appena 16 anni che Giuditta irretì a tal punto da farsi sposare. Il ragazzo, scoperto l’inganno abbandonò Giuditta minacciando di denunciarli. Allora gli amanti preoccupati decisero di ucciderlo.

Giuditta coinvolse anche il proprio padre, un barbiere amico di famiglia e un chirurgo con l’inganno, raccontando di aver subito gravi torti dal marito. Il piano era semplice: il ragazzo, che nel frattempo era tornato in Puglia, sarebbe stato riportato a Napoli dal padre della donna, il barbiere lo avrebbe ucciso e poi tagliato a pezzi insieme al chirurgo, per poi bollire tutto per togliere le tracce. Il prete all’ultimo si tirò indietro.

Scesa la notte, i 4 uscirono per disperdere i resti del povero giovane ma il barbiere fu sorpreso da una ronda notturna e costretto a confessare. Arrestati, furono tutti condannati a morte tranne il prete che si era allontanato prima di compiere il delitto, condannato all’ergastolo.

Così Giuditta morì sulla forca, la sua testa e le sue mani furono amputate per essere esposte sulle mura della Vicaria, secondo quanto prevedeva la legge. Da allora si aggira tra le mura del Castello accompagnata dalle ombre dei suoi complici.

Il suo cranio oggi è esposto nella sezione di Anatomia del MUSA, il Museo Universitario delle Scienze e delle Arti della Seconda Università di Napoli.

Posizione dell'attività

Piazza Enrico de Nicola 74, 80139, Napoli

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