2h
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Illimitato
Vulcano
Adatto ai bambini
Adatto alle coppie
Animali ammessi
Parcheggio disponibile
Senza barriere
Supporti in lingua
L’Oasi Naturale del Parco degli Astroni è una delle aree protette più belle ed incontaminate che si possono incontrare in Campania. Più precisamente si trova a cavallo tra i comuni di Napoli e Pozzuoli ed è diventata ufficialmente riserva nel 1987.
La particolarità di questo parco naturale è che si compone di un vasto cratere, uno dei più grandi della zona dei Campi Flegrei e di certo è quello meglio conservato come struttura.
L’origine del nome Astroni è ancora oggi avvolta dal mistero ed esistono soltanto delle vaghe ipotesi. Una di queste, sostiene che la parola deriva dal vocabolo “sturnis”, per la presenza di tanti stormi di aironi che popolano l’area.
Per altri Astroni proviene da Sterope, un Ciclope che viveva in questi posti secondo antichi racconti mitologici. Infine, c’è chi pensa che il nome possa nascere dall’espressione ‘strioni’ o ‘stregoni’, i quali eseguivano nel cratere i propri rituali magici.
Le bellezze naturali del Parco degli Astroni
Il Parco degli Astroni si compone di un folto e rigoglioso bosco che si estende su una superficie di 250 ettari, celato in parte da un profondo cratere vulcanico. Proprio sul fondo del cratere ci sono 3 splendidi specchi d’acqua, originati da arcaici fenomeni vulcanici.
Il più grande di questi è il Lago Grande, nel quale si riversano le stesse acque della falda da cui è nato.
Gli altri due laghi più piccoli hanno nomi che in maniera scherzosa si riferiscono alle dimensioni: Cofaniello Grande e Cofaniello Piccolo. Entrambi sono alimentati soprattutto da acqua piovana.
A proposito poi il cratere, questo è stato generato in seguito a 7 eruzioni, tutte avvenute tra i 4.400 ed i 3.800 anni fa. Le dimensioni del perimetro toccano i 6 chilometri, mentre il diametro è di 2 chilometri.
Le forti esplosioni hanno prodotto l’odierna forma ellittica ed il punto più elevato è costituito dallo sperone di Torre Nocera, alto 261 metri sul livello del mare. Al contrario, il punto più basso è a circa 9 metri e si trova nelle vicinanze del Lago grande.
Per le sue caratteristiche geologiche, il cratere degli Astroni è denominato “ash-ring”, ovvero anello di cenere, poiché ha avuto origine da un’attività freato-magmatica, nella quale il magma ha interagito con la falda freatica nel sottosuolo.
In realtà il sito degli Astroni ha vissuto anche un’attività effusiva che ha condotto alla formazione di un’ampia struttura di lava, nota come Duomo della Caprata e di altri piccoli rilievi, tra cui il Colle Imperatore (76 metri).
La storia del Parco degli Astroni
L’oasi naturale ha una lunga storia alle proprie spalle e già in epoca romana era famosa per i suoi bagni termali.
Come ci ha raccontato il poeta Orazio, tra la fine della Repubblica e fino a tutta l’età imperiale l’area è stata trasformata in una zona di villeggiatura, grazie alle proprietà terapeutiche delle acque termali.
In seguito, i medici della Scuola Salernitana hanno distrutto i bagni romani per gelosia verso le capacità di quelle acque così portentose.
Soltanto nel 1217 gli Astroni tornano ad essere delle terme, grazie a Federico II che vi trascorreva dei periodi di riposo e cura. Da metà del XV secolo il parco diventa la riserva di caccia privata del re Alfonso I d’Aragona ed è in questo periodo che il posto si è popolato di uccelli, cervi, cinghiali e caprioli.
Nel 1538 però il grande incendio del Monte Nuovo distrugge nuovamente i bagni, così come la flora e la fauna circostanti. Nel XVII ci sono un paio di tentativi falliti di restaurare le antiche terme e nel 1721 il parco viene donato ai Gesuiti.
Nel 1739 l’oasi naturale passa nelle mani del re Carlo III di Borbone che decide di importare un gran quantitativo di alberi per ottenere un rapido rimboscamento della zona.
Durante gli anni dell’Unità d’Italia era ancora riserva di caccia, ma la gran parte degli animali non sopravvivono. Infatti, re Vittorio Emanuele II fa abbattere tutti i cinghiali e trasferisce i cervi a Licola.
Nel corso delle due guerre mondiali il cratere degli Astroni viene usato sia dai tedeschi che dagli Alleati come deposito per le armi. È solo nel 1969 che il Ministero dell’Agricoltura e Foreste accoglie le richieste degli attivisti WWF e annette gli Astroni al patrimonio della Regione Campania.
Nel 1987 poi viene formalmente istituita la Riserva Naturale Cratere degli Astroni, la cui gestione è stata affidata al WWF Italia e dal 1992 l’Oasi è finalmente stata aperta al pubblico.
La flora e fauna che si possono incontrare nel Parco degli Astroni
All’interno dell’oasi naturale degli Astroni si entra in contatto con un paesaggio meraviglioso, fatto di un gran numero di colori e profumi.
In particolare, si assiste al fenomeno dell’inversione vegetazionale. In poche parole, la disposizione delle specie floreali si inverte rispetto all’altitudine. Dunque, gli arbusti della macchia mediterranea coprono la parte alta del cratere, mentre le varietà tipiche dell’ambiente montano, come i castagni, si trovano al livello del mare.
Intorno agli specchi d’acqua ci sono carici, tife, giunchi e cannuccia di palude. Invece nella parte centrale del Lago Grande si possono osservare canneti e saliceti. Sulla superficie del Cofaniello Piccolo c’è soprattutto la lenticchia d’acqua.
Tra le altre specie botaniche si possono incontrare pioppi, pungitopo, biancospino, orchidee selvatiche, ranuncoli e ciclamini. Non mancano foreste di lecci che si accompagnano al corbezzolo e all’orniello.
Per quanto riguarda la fauna che si può ammirare nel Parco degli Astroni, ci sono oltre 130 varietà di animali differenti, molti dei quali sono specie protette in via di estinzione. Tra questi ci sono aironi, rapaci, anatre e picchi rossi, simbolo dell’oasi.
Intorno al cratere vanno a nidificare 5 specie di rapaci diurni come gheppio, falco pellegrino, falco pecchiaiolo e sparviere. I rapaci notturni includono allocchi, civette, assioli e barbagianni.
Nella riserva ci sono anche molti tipi di anfibi vicino ai laghi ed è possibile vedere rane verdi, rospi smeraldini e rane dalmatine. Tra i rettili sono presenti serpenti, vipere, testuggini, lucertole e gechi.
Invece la classe dei mammiferi è composta da donnole, volpi, talpe, ghiri, ricci, arvicole e toporagni. Infine, in prossimità degli specchi d’acqua capiterà di avvistare molte varietà di libellule e oltre 50 specie di farfalle dai colori spettacolari.
I principali luoghi di interesse del Parco degli Astroni
Il Parco degli Astroni è molto vasto ed oltre al grande cratere, offre una ricca scelta di attrazioni da visitare. Vediamo quali sono le cose principali da non perdere.
L’osservatorio ornitologico e il Lago Grande
L’osservatorio ornitologico è un capanno di legno dotato di feritoie posizionate a diverse altezze per poter osservare le piante idrofite e gli uccelli acquatici che specialmente nel periodo migratorio (marzo/aprile – settembre/ottobre) affollano il lago.
Altra tappa obbligatoria per i visitatori è il Lago Grande, il quale ha un’estensione di 4 ettari. Sulla superficie c’è un isolotto galleggiante composto da vegetazione lacustre che si muove secondo la direzione del vento.
Molto suggestive sono le ninfee bianche che ricoprono le sponde, introdotte nella zona alla metà del XIX secolo da Giovanni Gussone, botanico al servizio della corte bornonica.
Stagno didattico
Si tratta di una pozza artificiale ampia pochi metri e costruita con l’ausilio dei soci e dei volontari del WWF. In superficie si nota la lenticchia d’acqua, una pianta galleggiante di cui si cibano molti uccelli acquatici. Qui si radunano in genere nutriti gruppi di rane verdi.
Giardino degli insetti
È stato creato montando delle aiuole di piante erbacee e cespugli e nelle sue vicinanze si avvistano tantissime farfalle ed insetti, attratti dalla sua fioritura colorata.
Per le farfalle vengono allestite delle mangiatoie nei mesi estivi e di grande siccità. Al loro interno vengono inseriti acqua e zucchero ed ecco perché accorrono in gran numero.
Dentro le aiuole del giardino ci sono anche tronchi marcescenti che accolgono insetti predatori ed insetti saproxilici, cioè che si nutrono di legno morto.
Colle dell’Imperatrice
È un piccolo rilievo di residui lavici che raggiunge un’altezza di 72 metri. Nello specifico, si è formato durante la fase finale della settima eruzione del vulcano degli Astroni. L’altura può essere raggiunta dal sentiero principale o dallo stradone di caccia.
Mentre si sale, si potrà apprezzare il mutamento della vegetazione che passa dal bosco mesofilo deciduo di origine montana agli arbusti della macchia mediterranea fatti di erica, cisto e corbezzolo.
Vecchia Farnia
Questo è un antico esemplare di quercia che ha un’età di oltre 400 anni. Soprannominato Gennarino, nel 2008 l’albero ha sofferto a causa della caduta di alcuni rami che hanno rivelato l’attacco di insetti xilofagi.
Dopo una fase di potatura conservativa, la quercia è stata circondata con dei tronchi ed è vietato entrare in tale spazio per il pericolo di caduta rami. Al tempo stesso, si evita che i turisti possano calpestare e danneggiare le radici superficiali.
La Vaccheria
È un edificio eretto ad inizio del XVIII secolo, in un momento storico in cui l’area degli Astroni era stata disboscata per agevolarne lo sviluppo zootecnico. Nel corso del regno borbonico il parco fungeva da riserva reale di caccia.
La vaccheria era quindi il luogo di sosta e riposo per i sovrani ed i membri della corte che prendevano parte alle battute di caccia.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale la struttura è andata progressivamente in rovina, ma in tempi brevi sono previsti dei lavori di restauro, grazie ai quali diventerà sede di un CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici).
Il Parco degli Astroni è dunque una meraviglia della natura che merita assolutamente di essere ammirata. Se non vedete l’ora di visitarlo, acquistate subito i biglietti.