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Illimitato
Dimora storica
Adatto ai bambini
Adatto alle coppie
Animali ammessi
Parcheggio disponibile
Senza barriere
Supporti in lingua
Attenzione alla vostra anima se decidete di visitare Palazzo Penne, il Palazzo del Diavolo!
Costruito a Napoli nel 1406 da Antonio Penne, segretario del Re Ladislao di Durazzo, in prossimità del primo ingresso alla città, questo palazzo è caratterizzato da una fusione di diversi stili architettonici ma, di particolare rilievo, è il portale di ingresso che rappresenta un arco depresso, tipico del periodo durazzesco.
Sulla facciata vi sono due incisioni del poeta latino Marco Valerio Marziale, la prima recita:
«Qui ducis vultus nec aspicis libenter
omnibus invideas in-vide nemo tibi»
Cioè: tu che giri la testa, o invidioso, e non guardi volentieri questo (palazzo), possa di tutti essere invidioso, nessuno (lo è) di te, a testimonianza della superstizione del suo costruttore.
La seconda incisione, sulla lapide che sovrasta il portale, recita:
«XX anno regni regis Ladislai sunt domus haec facte nullo sint turbine fracie mille fluunt magni bistres centum quater anni»
Cioè: “Ventesimo anno del regno di re Ladislao…”, che sottolinea il rapporto privilegiato della famiglia Penne con il Re.
Palazzo Penne è l’unica testimonianza dell’architettura civile del periodo “angioino-durazzesco”. La zona su cui affaccia il palazzo era ricoperta con mattoni detti “opera a spica” cioè spina di pesce; nel 1999 durante dei lavori di ripristino, sono state rinvenute tracce del pavimento originario a circa mezzo metro di profondità, occultato a causa dei lavori di Risanamento del 1889. Il sovrano concesse alla famiglia Penne di ornare il Palazzo con armi e simboli della casata reale, ciò significava eterna protezione.
Alla morte di Antonio Penne, il palazzo passò prima al nipote Onofrio, poi venne venduto alla famiglia Rocca.
Nel 1558, divenne proprietà di Aloisia Scannapieco Capuano che lo donò a sua volta al figlio Giovan Geronimo, consorte di Lucrezia de Sangro. Nel 1685 fu acquistato dall’Ordine dei Padri Somaschi che lo trasformarono in Noviziato e celle per i Padri.
In seguito, con la dominazione francese nel XIX secolo, e l’abolizione degli Ordini Religiosi nel 1806, il palazzo venne messo in vendita e divenne proprietà dell’abate illustre vulcanologo Teodoro Monticelli, nobile dei baroni di Cerreto, da cui prende il nome oggi la piazza dove troviamo il palazzo.
Nel 2002 l’edificio venne acquistato da un privato per 10 miliardi di lire.
Purtroppo nel corso degli anni sono stati intrapresi lavori abusivi all’interno dell’edificio, fortunatamente sospesi grazie ad Alda Croce e Marta Herling, intellettuali rispettivamente figlia e nipote del filosofo Benedetto Croce.
L’Unesco richiese delle indagini, conclusesi nel 2008, per un mancato intervento di restauro su un manufatto storico-artistico.
Fortunatamente in seguito la Regione e gli ultimi occupanti abusivi si sono accordati e il palazzo è stato posto sotto la supervisione dell’Università Orientale insieme alla Regione stessa. Nel 2008 sono cominciati i lavori di messa in sicurezza.
A conferma della magia e del mistero che aleggiano per le strade di Napoli, c’è una leggenda grazie alla quale Palazzo Penne è stato soprannominato “Palazzo del Diavolo”, oppure come dicono i Napoletani ‘O Palazzo ‘e Belzebù.
Antonio Penne si innamorò di una ragazza, ma ella gli promise di sposarlo solo se avesse costruito un palazzo in una notte sola.
Allora Antonio, per riuscirci, chiese aiuto al diavolo, che come suo solito pretese in cambio l’anima del ragazzo, persino con un contratto scritto, ma il giovane Penne, astuto, stabilì che avrebbe ceduto la sua anima solo se il diavolo fosse riuscito a contare tutti i chicchi di grano sparsi nel cortile del palazzo.
Terminata la costruzione, al momento della prova, Antonio sparse il grano ma anche pece, così i chicchi si attaccavano alle mani del demonio ed era impossibile contarli, il giovane allora si fece il segno della croce che fece aprire una voragine in cui il diavolo sprofondò. Oggi in quel punto c’è un pozzo chiuso ma ancora visibile ai visitatori di Palazzo Penne.