1h
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Illimitato
Area Archeologica
Adatto ai bambini
Adatto alle coppie
Animali ammessi
Parcheggio disponibile
Senza barriere
Supporti in lingua
Chiunque ha studiato l’Eneide sui banchi di scuola non potrà certamente aver dimenticato la suggestiva descrizione della Sibilla Cumana tracciata da Virgilio. La celebre profetessa dell’antichità è infatti protagonista assoluta del sesto libro del capolavoro virgiliano: qui Enea raggiunge la sua dimora presso il Lago d’Averno e assiste ad uno degli invasamenti che rendevano la sacerdotessa di Apollo capace di prevedere il futuro e divulgarlo attraverso enigmatici oracoli. In questa occasione la Sibilla Cumana viene descritta come solenne e spaventosa, e certo questa impressione viene alimentata anche dalla descrizione che viene fatta della sua dimora, un antro dalle 100 bocche eternamente percorso dal vento. E se ti dicessimo che l’Antro della Sibilla Cumana non solo esiste davvero, ma è ad oggi ancora visitabile?
Nonostante la tradizione che ha portato l’Antro della Sibilla che è a Cuma ad essere un sito celebre in tutto il mondo, con ogni probabilità esso non corrisponde al luogo magico narrato da Virgilio. La galleria è stata infatti scoperta solo nel 1932, infatti nel corso dei decenni la maggior parte degli studiosi è arrivata alla conclusione che si tratti in realtà di un’opera ingegneristica abilmente progettata per fungere da struttura difensiva per l’acropoli di Cuma. Ad avallare questa ipotesi è la struttura stessa del sito archeologico, che vede la presenza di locali adibiti a cisterne per la raccolta dell’acqua, aperture sulle pareti e stanze utilizzate come luoghi di sepoltura.
La Grotta della Sibilla, al contrario, è nota fin da tempi ben più antichi. Artisti e scrittori che nel XVIII secolo svolgevano il loro tradizionale Grand Tour in Italia erano assolutamente convinti che questa fosse la vera dimora della Sibilla. Potresti quindi anche soddisfare il desiderio di catapultarti in un’idea di altri tempi, ripercorrendo i passi di grandi artisti stranieri che hanno scelto l’Italia come meta della loro formazione intellettuale, come Petrarca e Boccaccio che la riconobbero come Grotta della Sibilla, convinzione che sarebbe arrivata fino a Giacomo Leopardi e anche oltre.
Nonostante gli studiosi siano oggi universalmente concordi nel non identificare la Grotta della Sibilla come la vera dimora della sacerdotessa di Apollo, è impossibile non rimanere affascinati da questo luogo che per secoli è stato attraversato da grandi intellettuali italiani e stranieri in cerca dei luoghi che hanno fatto da culla all’antica Roma e quindi all’intero occidente.
La Grotta della Sibilla è un tunnel lungo duecento metri scavato nel tufo che trapassa il Monte delle Ginestre, dove il foro craterico si abbassa e arriva nel lago di Lucrino. Fu scoperta durante gli scavi archeologici promossi dai Borbone nel 1750 e 1792. La Grotta è larga poco più di tre metri e alta quattro. Essa è coperta inoltre da una volta a botte e manca di un rivestimento murario e di pozzi di luce. Le nicchie lungo le pareti servivano, probabilmente, ad ospitare le torce.
Verso l’estremità della galleria si trovano un vestibolo di laterizio lungo il quale si succedono due archi e un’opera reticolata. Circa a metà del cammino, sulla destra si apre un corridoio: percorrendolo e scendendo una trentina di gradini si arriva a degli ambienti termali usati per scopi terapeutici, conosciuti nel Medioevo come “Lavacro della Sibilla” a causa della presenza di falde acquifere calde. Oggi queste stanze sono invase dalle acque per il bradisismo, e sono quindi inaccessibili.
La Grotta della Sibilla è divenuta un’attrazione unica nel suo genere anche e soprattutto grazie al contributo fondamentale di una famiglia che si è assunta il ruolo di Caronte, accompagnando i visitatori e custodendo il sito mantenendolo pulito e ben curato senza percepire alcun aiuto statale. Si tratta della famiglia di don Carlo Santillo, l’ultimo Caronte della Grotta della Sibilla, che ha raccontato di come suo padre trasportasse letteralmente sulle spalle i visitatori guadando il corso d’acqua , creato dal bradisismo, che costituiva l’unico accesso alle presunte stanze della Sibilla. Dal 2015 purtroppo la Grotta risulta abbandonata, a causa dei problemi di salute che hanno costretto don Carlo ad interrompere la sua attività.
Se quello che cerchi è un’atmosfera misteriosa, la Grotta della Sibilla ne ha da vendere: si trova sul Lago d’Averno, che già di per sé è un luogo molto apprezzabile dal punto di vista naturalistico. Potresti inoltre trovarti già in zona per visitare i resti della grande aula termale denominata erroneamente Tempio di Apollo o sbucare dalla Grotta del Cocceio che è sul lato nord e dirigerti sulle coste meridionali, dove si trova appunto la Grotta della Sibilla.
Su una parete della grotta troviamo due simboli incisi: un fallo, simbolo della fertilità e un pesce. Il pesce è un cristogramma: ΙΧΘΥΣ, ichthys, significa “pesce” in greco ma è anche l’acronimo di “Gesù Cristo, figlio di Dio, salvatore”.