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Cuma è parte integrante della storia della Magna Grecia: questa città ha contribuito più delle altre colonie a diffondere la cultura greca in Italia. Gli scavi archeologici di Cuma sono conosciuti soprattutto per l’affascinante leggenda che parla di una donna ingannata da un dio: la Cumaean Sibyl.
La Sibyl era uno degli oracoli più conosciuti e consultati nel mondo antico, le cui predizioni sono descritte in numerose opere di autori greci e latini.
L’Antro della Sibilla, una galleria di circa 131 metri, fa parte dei reperti degli scavi archeologici di Cuma. Soprattutto grazie agli scavi dell’archeologo Amedeo Maiuri, sono stati riportati alla luce anche il Temple of Apollo, the Tempio di Giove, the Crypta and the Necropoli. L’esplorazione della parte bassa è iniziata in un secondo momento.
Gli scavi presero il via nel 1911, restituendo i resti dell’antica città abbandonata definitivamente nel 1207, anno in cui venne distrutta dalle armate napoletane. I monumenti funebri della necropoli di Cuma si estendono su di un’area di circa 3 km, caratterizzata anche da tombe risalenti all’epoca greca, sannita e romana.
Il Tempio di Giove venne costruito in età augustea, alla fine del I secolo, probabilmente eretto sui resti di un precedente tempio di età greca dedicato a Demetra, divinità particolarmente venerata dai cumani. Del precedente tempio non si conosce la reale struttura: ciò che è pervenuto ai nostri giorni è l’imponente base in tufo e la consapevolezza che si trattasse della struttura sacra più importante della città, sulle cui fondamenta è stato poi innalzato il tempio romano. Quest’ultimo, tra la fine del V e l’inizio del VI, secolo venne trasformato in una basilica cristiana dedicata a San Massimo Martire, diventando presto cattedrale of diocesi di Cuma.
Probabilmente anche il Tempio di Apollo è stato edificato sui resti di un antico tempio greco dedicato a Era. Il Tempio è stato consacrato ad Apollo in quanto, secondo le parole del poeta Virgil, Dedalo, scultore della mitologia greca, aveva consacrato al dio le ali che gli avevano permesso di fuggire dall’epico labirinto di Cnosso, dove era stato imprigionato insieme al figlio Icaro. Come il Tempio di Giove, anche questo edificio venne trasformato in una basilica cristiana: a provarlo sono i resti di una fonte battesimale e di alcune graves nascoste nel pavimento.
Un ritrovamento casuale presso il parco archeologico di Cuma avvenne nel 1992, quando, durante la costruzione di un gasdotto nei pressi della spiaggia, fu scoperto un temple dedicato alla dea Iside. Nel 1994, grazie all’attivazione del progetto Kyme, venne completato lo scavo di una tomba a tholos e venne esplorata una parte della cinta muraria; inoltre, proseguirono le indagini nella zona del foro, dove ci fu la grandiosa scoperta di un edificio a pianta basilicale chiamata Aula Sillana, del podio di un tempio e, oltretutto, costeggiando il litorale furono ritrovate anche tre ville marittime.
La maggior parte dei reperti recuperati è conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ed il Museo Archeologico dei Campi Flegrei.
Il prossimo evento si terrà presso il Parco Archeologico di Cuma. I bambini parteciperanno ad un laboratorio all’aperto e andranno alla scoperta delle specie naturalistiche proprie della Macchia mediterranea, attraverso i miti, fiabe e leggende ad esse connessi. Durante l’attività, avranno modo di riscoprire la natura ma anche le tradizioni antiche e alla fine saranno guidati nella realizzazione di un erbario di alcune specie incontrate.
Secondo Strabone, Cuma è la prima colonia greca di popolamento in Occidente. Immaginate i coloni greci partire dalla lontana Calcide. Alla guida delle imbarcazioni Megastene e Ippocle, protetti dal dio Apollo, che poi fondarono questa città intorno al 730 a.C., su un promontorio, guidati da una colomba di giorno e dal suono di bronzei cimbali di notte.
Dopo aver occupato provvisoriamente l’isola d’Ischia, i greci si stanziarono a Cuma: collocarono l’acropoli su due terrazze e su un più basso sperone meridionale del Monte di Cuma, fondando la nuova città su un promontorio caratterizzato da pareti ripide e scoscese, ottimale per prevenire le incursioni dei nemici. Successivamente, da questa prima colonia partirono coloro che edificarono Palepoli, cioè l’antica Parthenope.
Nel giro di pochi anni la colonia di Cuma si sviluppò rapidamente, aiutata dai favorevoli scambi commerciali con i popoli del Lazio e della Campania, infatti si espanse fino alla costa, tanto da avere un importante controllo su tutto il Golfo di Napoli, tale da permetterle di create delle sub-colonie a Baia, Pozzuoli, Napoli, Miseno e Capri. Tuttavia, dopo tale florido periodo la città cadde in una profonda crisi politica interna, che culminò con la conquista da parte dei Sanniti nel 421 a.C.
Nel 338 a.C. fu poi occupata dai Romani, i quali le riconobbero lo stato di municipium per il sussidio dato dalla città durante le guerre puniche: anche il dominio romano non portò molti benefici a Cuma, che continuò il suo lento declino, tanto che tra il IV ed il V secolo d.C. si ridusse ad essere popolata da un esiguo numero di abitanti.
Gli scavi archeologici di Cuma vi riporteranno in un mondo carico di un’atmosfera antica e surreale, dove vita e morte si incontrano spesso: è impossibile non accorgersene non appena oltrepasserete la galleria di accesso al parco.