Che l’area flegrea fosse il territorio prediletto dell’aristocrazia romana è risaputo, ma che la sua fama risuonasse sin nel Mar Rosso può essere una scoperta.
Il viaggio di Apione è un romanzo storicamente accurato che si fa leggere con piacere, raccontando la quotidianità nel II secolo d.C.. Leggi l’intervista e lasciati affascinare dal nostro itinerario.
Edito da Homo Scrivens, Il viaggio di Apione è la storia verosimile, “riesumata” da una squadra di archeologi, di un giovane egiziano giunto a Miseno per arruolarsi nella flotta imperiale romana.
Perché ha scelto di raccontare proprio di questa flotta?
«L’idea del romanzo è partita dalla “mia scoperta” di due papiri ritrovati sotto la sabbia dell’Oasi del Fayyum alla fine dell’Ottocento e che oggi sono custoditi nel Museo Egizio di Berlino.
Quando ho letto le parole scritte al padre da questo giovane marinaio arruolatosi nella flotta più importante dell’Impero romano, la Classis Praetoria Misenensis, mi sono chiesta chi fosse e che cosa avesse visto durante la lunga permanenza nel territorio flegreo.
Nella finzione del romanzo i papiri sono scoperti da una squadra di archeologi che lavora ad una missione di scavo nella antica città greco-romana di Philadelphia, la città di Apione.
In questo modo ho potuto immaginare, proprio a partire dalle sue parole, sia il suo arrivo a Miseno sia il suo arruolamento e la frequentazione di quei luoghi legati alla flotta, come il porto di Miseno, il campo di addestramento, l’attuale Miliscola, e il cantiere navale.
Le emergenze archeologiche della zona attestano l’importanza della flotta imperiale voluta da Augusto, se si pensa solo al fatto che proprio da qui Plinio il Vecchio, in qualità di ammiraglio, è salpato per portare soccorso agli abitanti di Pompei, Stabia ed Ercolano durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.».
Dal libro, viene fuori una splendida e tollerante società multietnica. Cosa ci dice al riguardo?
«L’antica città romana di Puteoli è stata un crocevia di tante culture. Il suo porto era meta di mercanti provenienti dalle provincie dell’Impero che si affacciavano sul Mediterraneo e anche oltre.
Greci, arabi nabatei, egiziani e africani svolgevano le loro attività legate al commercio di beni che poi prendevano la strada per Roma e per le altre città della penisola italica. Anche Apione era uno straniero, sebbene avesse ottenuto la cittadinanza latina con l’arruolamento.
Nel romanzo il giovane marinaio conoscerà altri stranieri, come un commilitone proveniente dalla Bitinia, la cui reale esistenza è attestata da un’epigrafe funeraria ritrovata a Miseno, o come lo scultore Socrates, il cui personaggio rimanda alla presenza nell’area flegrea di scultori provenienti dalla Grecia che realizzavano copie delle splendide opere classiche che i romani amavano esibire nei loro edifici».
La narrazione prende spunto anche da alcuni reperti oggi custoditi al Museo Archeologico dei Campi Flegrei e al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Cosa ci racconta al riguardo?
«Il riferimento a sculture che Apione vede nei suoi spostamenti è stato un pretesto per accennare ad alcune opere meravigliose che possiamo ammirare nei nostri Musei Archeologici di Napoli e di Baia, che confermano quanto l’attività delle botteghe puteolane fosse fiorente in epoca imperiale.
Così, ad esempio, Apione vedrà in fase di completamento la coppia dei Tirannicidi, copia in marmo di un originale in bronzo del V sec. a.C., ritrovata nella Villa di Adriano a Tivoli.
La coppia degli eroi ateniesi è oggi esposta al Museo Archeologico di Napoli e si collega a una copia in gesso, in mostra nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei, realizzata a partire da un attento confronto tra alcuni frammenti di calchi riportati alla luce nel dopoguerra in un ambiente delle Terme di Baia, con altre copie in marmo di questo gruppo. Questi e altri frammenti esposti al Museo Archeologico dei Campi Flegrei rappresentano un unicum nell’ambito della produzione scultorea antica».
Nel libro, l’oste Aulo racconta di aver preso parte, ad Ercolano, ai soccorsi per l’eruzione del Vesuvio del 79 d. C. Ci dica qualcosa in più.
«La vicenda da me narrata si svolge nel 118, le lettere di Apione sono datate ai primi decenni del II secolo dopo Cristo, dunque sono passati circa 40 anni dalla catastrofe che ha sepolto Pompei. Ciò mi ha permesso di affidare al personaggio di Aulo Aufidio Felice, che nella finzione del romanzo è un veterano della flotta, il racconto della missione di soccorso voluta da Plinio il Vecchio e quindi descrivere quella tremenda esperienza dal punto di vista di un marinaio.
La nave sulla quale Aulo s’imbarca giunge quindi a Ercolano per tentare di salvare gli abitanti in attesa di fuggire via mare e dove realmente, negli anni ’80, furono rinvenuti oltre 300 scheletri di cittadini ammassati sulla spiaggia. Apione ascolterà in silenzio il ricordo della tragedia immaginando la flotta in partenza dal porto di Miseno verso il vulcano in eruzione».
Le terme, in epoca romana, erano un luogo della socialità. Una delle scene del libro si svolge nel Parco Archeologico delle Terme di Baia, ci racconti perché ha scelto questo luogo.
«Nel romanzo ho incrociato la vicenda personale di Apione con un evento della storia di Roma realmente avvenuto: la cosiddetta Congiura dei quattro consolari che attentarono alla vita dell’imperatore. Uno di loro, Lucio Publilio Celso, secondo le fonti storiche sarà eliminato proprio a Baia. Questo episodio mi ha offerto lo spunto per descrivere i luoghi che l’aristocrazia romana frequentava durante i lunghi periodi di vacanza, godendo del clima mite e della bellezza del paesaggio flegreo, sfruttando la natura vulcanica per il benessere del corpo in un grandioso complesso termale oggi sito archeologico di estrema bellezza».
Chi è Maria Caputi?
Maria Caputi è architetto e titolare de La Terra dei Miti, un’impresa culturale che ha fondato per promuovere la conoscenza del valore storico e ambientale dei Campi Flegrei, territorio di origine vulcanica ricco di siti archeologici e naturalistici di enorme valore culturale e che s’intrecciano ad antichi miti e leggende. Le attività de La Terra dei Miti Srl sono tutte volte a far scoprire questa sorta di “museo diffuso” a studenti e turisti, italiani e stranieri, favorendo in loro la consapevolezza della sua unicità attraverso itinerari culturali progettati secondo temi specifici.
0 Commenti