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Piazza dei Martiri

Piazza dei Martiri, 80121, Napoli

Durata esperienza: 30min

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Napoli è una città colma di luoghi affascinanti d'interesse storico ed artistico. Tra gli innumerevoli siti turistici degna di nota è Piazza dei Martiri, una delle più eleganti piazze della città partenopea vicino alla Riviera di Chiaia e al Lungomare Caracciolo. Come racconta il nome stesso, Piazza dei Martiri è dedicata a coloro che sono caduti per la libertà tra il 1799, 1820, 1848 e il 1860, ricordati con l'obelisco che si erge maestoso al centro della piazza sul cui apice si trova la statua della Virtù dei Martiri di Emanuele Caggiano, che ha sostituito quella della Madonna della Pace.

Perché visitare Piazza dei Martiri

Sorta intorno al XVII secolo, è stata una delle prime espansioni oltre le mura verso ovest della città. Inizialmente era chiamata Largo di Santa Maria a Cappella Nuova, dalla chiesa poi distrutta poiché in rovina.

Il monumento di Piazza dei Martiri

La colonna che domina la piazza fu realizzata da Luigi Catalani. Inizialmente dedicata alla pace per celebrare appunto la pace riconquistata dopo i moti del 48, fu poi modificata da Errico Alvino: un obelisco di epoca borbonica con una statua alata in cima inneggia alla Virtù dei Martiri.

Alla base dell'obelisco troviamo i caratteristici leoni, ognuno con un significato differente: il leone morente realizzato da Antonio Brusciano rappresenta i martiri della repubblica partenopea del 1799, quello trafitto da una spada di Stanislao Lista simboleggia i caduti carbonari dal 1820, il leone sdraiato opera di Pasquale Ricca mantiene lo statuto del 1848 per i napoletani morti in quell'anno. In ultimo c'è poi il leone indomito di Tommaso Solari, l'unico in piedi, dedicato ai caduti garibaldini del 1860. Alle sue spalle c'è una targa che recita:

«Alla gloriosa memoria dei cittadini napoletani che caduti nelle pugne o sul patibolo rivendicarono al popolo la libertà di proclamare con patto solenne ed eterno il plebiscito del XXI ottobre MDCCCLX Il Municipio Consacra»

Si dice che probabilmente ci sarebbe dovuto essere un quinto leone mai realizzato per rappresentare i caduti contro i Savoia.

Palazzo Partanna

Quest'edificio monumentale risale alla prima metà del XVII secolo, inizialmente di proprietà di un tale Donato Cocozza, venne poi acquistato dal duca di Pauli Baldassarre Coscia che affidò i restauri a Mario Gioffredo. L'edificio divenne poi proprietà del Re Ferdinando IV che lo diene in dono alla moglie Lucia Migliazzo come regalo di nozze. Ancora una volta il palazzo venne restaurato, stavolta da Antonio Niccolini.

Parte del palazzo divenne poi di proprietà di Nicola Serra di Galace e la Contessa de la Feld, Nel 1877 i Gerace entrarono in possesso di tutto l'edificio rimasto di loro proprietà fino all'inizio del XX secolo. Restaurato ancora nel 1996, Palazzo Partanna è oggi sede de l'Unione Industiali, della Galleria d'arte moderna di Lucio Amelio, Banca Fideraum, della sede regionale di Banca Aletti e dell'Ordine degl Ingegneri della Provincia di Napoli.

Palazzo Calabritto

Altro palazzo monumentale a Piazza dei Martiri è Palazzo Calabritto. Il duca di Calabritto nel XVII acquistò il terreno su cui oggi sorge il palazzo dai monaci del convento di Santa Maria a Cappella, purtroppo alla sua morte rimase incompiuta e passò al figlio Vincenzo che la cedette al Re Carlo rimasto ammaliato dal palazzo in costruzione. L'interesse per il palazzo durò ben poco tanto che il re non ne terminò la costruzione e il palazzo ritorno in possesso alla famiglia Tuttavilla, la famiglia del duca di Calabritto, nel 1754. I lavori di ristrutturazione furono affidati a Luigi Vanvitelli. In seguito l'edificio venne diviso e venduto separatamente a Società Immobiliare, alla famiglia Caracciolo e Piscicelli.

Palazzo Nunziante

In Via Domenico Morelli 7 subito dopo la piazza, prima Via della Pace, troviamo Palazzo Nunziante. Costruito da Luigi Alvino per il generale Alessandro Nunziante nel 1855, l'edificio venne realizzato su sei piani con una cappella privata contenente opere di Domenico Morelli, Paolo de Matteis e Paolo Vetri.

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