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La Solfatara di Pozzuoli, dimora del dio Vulcano

Via Solfatara 161, 80078, Pozzuoli

Durata esperienza: 1h

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Se il diavolo esistesse, questa potrebbe essere l'anticamera della sua dimora. Ed è proprio così che Strabone definiva la Solfatara nella sua "Strabonis geographica", indicandola col nome di Forum Vulcani, dimora del Dio Vulcano, anticamera degli Inferi.

Gli antichi romani, in epoca imperiale, nominarono il vulcano Solfatara cratere Colles o Fontes Leucogei (dalla parola greca leukos, bianco), con riferimento alle terre biancastre nate all'azione disgregante del vapore acqueo sulle rocce magmatiche.

Il suo odore è da sempre inconfondibile, i fanghi ribollono nei calderoni, i suoi fumi arrivano fino al cielo, e i gas incandescenti vengono fuori dalle rocce. È uno degli oltre 40 vulcani attivi che costituiscono i Campi Flegrei, una vera e propria oasi naturalistica di rarità geologiche, botaniche e faunistiche.

Come e perchè visitare la Solfatara dei Campi Flegrei

Attualmente è possibile visitare la Solfatara godendo del suo fascino solo dall’alto, imboccando Via Coste d’Agnano, una strada laterale che porta al ristorante Hotel Gli Dei. La Solfatara dei Campi Flegrei è, infatti, inaccessibile a causa di un grave incidente avvenuto il 12 settembre 2017, e il sito è tuttora sotto inchiesta.

Da tale altezza ci appare ancor più chiara la sua conformazione, nata circa 4000 anni fa, che fa della Solfatara di Pozzuoli, con i suoi piccoli crateri, un paesaggio che ricorda quello lunare.  L’antico cratere vulcanico, parte integrante dei meravigliosi Campi Flegrei, versa in stato di quiescenza e la sua ultima eruzione, secondo alcuni testi medievali, sarebbe avvenuta nel 1198. Questa distesa di terra calda, di circa 33 ettari, è interrotta da piccoli laghi di fango in ebollizione.

Cosa significa il termine Solfatara

I fanghi in ebollizione sprigionano forti esalazioni che, allo stesso tempo, rappresentano una fondamentale valvola di sfogo per i gas che esercitano pressione dal sottosuolo. Tale aspetto, insieme ad altri fenomeni detti di vulcanesimo secondario come le esalazioni di CO2 denominate mofete, le emissioni di vapore acqueo dette fumarole, e i vulcanetti di fango, è da attribuire alla fase quiescente del vulcano, che lo stesso termine Solfatara sta ad indicare.

Le Acque della Solfatara, tappa del Grand Tour

Nella solfatara c’è un pozzo d’acqua minerale dal quale si estraeva dell’acqua ritenuta benefica per la salute già a partire dal Medioevo. All’epoca la Solfatara iniziò ad essere conosciuta per le proprietà curative attribuite proprio alle sue acque e delle vecchie stufe, vere e proprie saune naturali.

Agli inizi del Settecento divenne, soprattutto per questo motivo, una delle tappe del Grand Tour, il viaggio d’istruzione che i giovani aristocratici di tutta Europa erano soliti fare in Italia. In particolar modo nel corso dell’Ottocento venivano utilizzate a fini termali le due stufe sopracitate, denominate Purgatorio e Inferno per via della differenza di temperatura di 60°C e 90°C.

Nel 1900 fu poi costruito al suo interno un vero e proprio stabilimento termale nel quale era possibile curarsi con i fanghi e acque sulfuree.

La sua particolare conformazione, l’atmosfera che questa ricrea, concorre a rendere la Solfatara un luogo ricco di fascino da non perdere se scegliete di visitare Pozzuoli.

Cosa contengono i vapori della Solfatara

All’interno del sito troviamo formazioni interessanti quali La Fangaia, una sorta di laghetto costituito da acqua piovana, condensazione di vapori e fango caldo. Dalla Bocca Grande, la principale fumarola del vulcano, fuoriescono vapori che raggiungono fino a 160°C e contengono sali come il cinabro, realgar e l’orpimento. Le sue esalazioni, dal caratteristico odore, si depositano sulle rocce circostanti conferendone una colorazione giallo-rossastra. 

Curiosità sulla Solfatara

  • Nel 1950 furono girate alcune scene del film di Totò "47 morto che parla", diretto da Carlo Ludovico Bragaglia e ambientato in un ipotetico aldilà.
  • Un fenomeno particolarmente interessante è la presenza di microrganismi, batteri e alghe unicellulari, che riescono a vivere in un ambiente con temperature superiori ai 90° C. Questi offrono interessanti considerazioni di carattere evoluzionistico perché in quest’ambiente si ritrovano le condizioni ecologiche diffuse in ere geologiche non lontane, quando la vita cominciava ad apparire in forme primitive.

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