“La regina che andava in giro per le scuderie a godere l’uno dopo l’altro di tutti i palafrenieri; la legge che ella, nuova Semiramide, comandò di bandire nel suo regno, facendo lecito il libito; la sua orrenda morte da Pasifae in abbracciamenti non già con un toro, ma con un cavallo, del quale, sazia degli uomini, si era bestialmente innamorata; e colsi sulla bocca del popolo la frase non elogiativa, detta di qualche donna di sfrenate voglie: È come la Regina Giovanna.”
Queste poche parole di Benedetto Croce ben descrivono la personalità della Regina Giovanna II d’Angiò-Durazzo, nota come Giovanna II di Napoli (1371-1435). Salì al trono all’età di 41 anni, già con due matrimoni alle spalle.
Regina di Cuori o Regina Mantide?
Da subito il regno della Regina Giovanna fu caratterizzato dalla presenza di “favoriti”, personaggi illustri e ambiziosi di cui ella amava circondarsi per la gestione degli affari di Stato… e non solo.
La regina era infatti descritta come una donna dissoluta, un’amante insaziabile e focosa, ed ospitava nella sua alcova uomini di ogni età ed estrazione sociale: dai giovani popolani suoi emissari, ai figli di santi (come lo svedese Carlo Ulfsson, figlio di Santa Brigida).
Pare fosse anche assetata di sangue: per tutelare il suo buon nome, non esitava a disfarsi dei suoi amanti non appena soddisfatti i suoi vizi. Si narra addirittura che vi fosse una botola nella sua stanza, collegata ai sotterranei di Castel Nuovo (oggi meglio noto come Maschio Angioino), in cui scaraventava gli amanti, destinandoli ad un truce destino tra spuntoni e lame aguzze.
Secondo un’altra leggenda, invece, gli sventurati amanti venivano divorati da un coccodrillo (o mostro marino) che era stato portato appositamente dall’Africa fino ai sotterranei del castello, attraverso il Mediterraneo.
Insomma, una vera e propria regina mantide.
Sergianni Caracciolo, Gran Siniscalco del Regno Angioino
Una delle vittime più note della Regina Giovanna II fu Giovanni Caracciolo, detto Sergianni Caracciolo, temuto e odiato Gran Siniscalco del regno angioino, terzo figlio di Francesco Caracciolo del ramo dei Del Sole.
Sergianni era uno dei “fedelissimi” della regina, nel 1416 era iniziata la loro relazione con una sorta di trappola da parte della regina.
“Fece lanciare dei topi nella stanza e il nobiluomo, che era un indomito guerriero ma aveva timore delle bestiole, si alzò e fuggì verso la porta più vicina, che subito si richiuse alle sue spalle. Dentro, ovviamente, c’era ad accoglierlo Giovanna.”
(M. Liguoro, La regina Giovanna II)
In breve tempo Sergianni divenne consigliere fidatissimo, nonché fedele amante della regina, accumulando proprietà e titoli, e attirando su di sé invidie e sospetti. La regina decise quindi di eliminarlo sotto le pressioni dei nobili di corte, e in una notte di agosto del 1432 mandò dei sicari ad assassinarlo a colpi di pugnale. Il cadavere fu gettato nel cortile del castello e vi rimase fino al mattino dopo, quando venne trasportato nella Chiesa di San Giovanni a Carbonara.
Due anni dopo, il figlio di Sergianni fece erigere un monumento funebre alla memoria di suo padre nella stessa chiesa: ed è assai curioso che proprio lì sorga anche il mausoleo dedicato a Re Ladislao e a sua sorella… la mantide Giovanna!
Curiosità: la regina in villeggiatura
I racconti sulla libidine di Giovanna sono legati anche alla residenza estiva, la sua villa a Capo di Sorrento, oggi nota come Bagni della Regina Giovanna.
Della sua dimora estiva restano solo delle rovine con vista sul mare ed una spiaggia appartata: quello che un tempo è stato luogo di orrendi delitti, si presenta attualmente come un vero angolo di paradiso, uno dei luoghi più spettacolari della Penisola Sorrentina.
0 Commenti