A partir de: 0 une personne
2h
Anglais, italien
Illimité
Zone archéologique
Convient aux enfants
Convient aux couples
Animaux admis
Parking disponible
Sans barrière
Soutien linguistique
Nei mesi da dicembre a febbraio il biglietto intero costa € 10,00
Nei mesi da dicembre a febbraio il biglietto ridotto costa € 2,00
Nei mesi da marzo a novembre il biglietto intero costa € 15,00
Nei mesi da marzo a novembre il biglietto ridotto costa € 2,00
Les animaux ne sont pas autorisés
Le parc est situé à Via Magna Grecia, 919
Il parco è aperto dalle 8:30 alle 19:30
Vous pouvez réserver une visite avec un guide privé en appelant le service d'assistance téléphonique de Movery au 351.5585067.
Il biglietto ridotto è per i ragazzi dai 18 anni fino al giorno del compimento del 25esimo anno d’età
Il ticket è acquistabile online
Les personnes handicapées peuvent accéder
Paestum è una città che affonda le sue radici nella lontana Magna Graecia. A cette époque, les Grecs l'appelaient Poseidonia en l'honneur du dieu de la mer, bien que très dévoué à Atena et C'était. Après sa conquête par les Lucaniens, elle fut appelée Paistom, per poi assumere, sotto i romani, il nome con cui la conosciamo oggi. Il paese fa parte del Parc national du Cilento et du Vallo di Diano, nella frazione di Capaccio, situata nella Piana del Sele, vicina al litorale del Golfo di Salerno. Ciò che cattura maggiormente l’attenzione dei visitatori è la maestosità delle rovine perfettamente situate sullo sfondo di un paesaggio mozzafiato, che costituiscono l’intera area archeologica. I templi, soprattutto se ammirati nella luce del tramonto, rendono l’atmosfera ancor più magica e, assieme a quelli di Atene ed Agrigento, sono considerati tra i templi meglio conservati al mondo.
I templi dorici che dominano su Paestum sono tre: la Basilica, il Tempio di Nettuno e il Tempio di Cerere. La Basilica, anche conosciuta come tempio di Hera, probabilmente è stata eretta nel VI secolo a.C., ed è il monumento più antico. Nonostante sia priva di tetto e di frontone, emerge solenne grazie a tutte le colonne del porticato. Davanti al tempio si ergono i resti dell’altare sacrificale. Il tempio più grande e giunto ai nostri giorni in ottime condizioni è, però, quello dedicato a Neptune: quest’ultimo rispecchia perfettamente i canoni dell’architettura greca, mentre il materiale adoperato per la costruzione è il travertino locale, che pare assorba la luce del sole. Il colore dorato, infatti, è più o meno intenso a seconda dell’intensità con cui la luce lo colpisce. Il tempio è stato costruito utilizzando dei grandi massi collegati tra loro tramite semplici tasselli, oltretutto senza malta, infatti durante il medioevo e anche in epoca moderna i blocchi furono riutilizzati dagli abitanti del luogo per altre costruzioni.
Les Tempio di Atena, anche conosciuto come Tempio di Cerere, ha origini antichissime: agli albori della città era solo un piccolo edificio dedicato alla dea dell’artigianato e della guerra. Intorno al 500 a.C. è stato poi trasformato nel solenne tempio di 34 colonne che possiamo osservare ancora oggi su un’altura poco lontana dal centro della città. Nonostante si potesse pensare che il tempio fosse stato attribuito a Cerere, il ritrovamento di diverse statuettes raffiguranti Atena ha messo in dubbio questa ipotesi.
Durante gli scavi che sono stati effettuati in profondità nel 1937, sono venute alla luce delle terrecotte architettoniche che hanno permesso di ricostruire il tetto dell’edificio del periodo arcaico, uno dei più antichi dell’allora Poseidonia. La struttura architettonica è molto più semplice rispetto agli altri templi, e della cella che un tempo avrebbe dovuto ospitare la statua della dea è visibile solo il pavimento e alcune scale laterali.
Da non perdere è anche il Musée archéologique, il cui primo progetto risale agli anni Trenta del Novecento per ospitare le metope ritrovate nel Santuario di Hera à foce del Sele. Le metope, elementi architettonici del fregio, sono state installate in una posizione rialzata, in modo che i visitatori potessero ammirarle dalla stessa prospettiva degli antichi. Qui sono ospitati reperti preziosissimi, tra cui altri materiali rinvenuti durante i nuovi scavi all’Heraion del Sele, utensili, vasi, statuette, capitelli, lastre tombali dipinte, ma anche la famosissima Tombe du plongeur, scoperta nel 1968 in una piccola nécropole nelle vicinanze.
Secondo la leggenda, il Santuario di Hera nacque grazie al viaggio che intrapresero gli Argonauti e Giasone alla conquista del vello d’oro. Conquistarono il vello, nella lontana Colchide sul Mar Nero, ma il loro viaggio di ritorno in Grecia fu lungo. Percorsero diversi fiumi, tra cui il Danubio, il Po, il Rodano, e poi scesero lungo la costa tirrenica dell’Italia. Si fermarono alla foce del Sele e dedicarono un santuario alla dea che aveva protetto il loro viaggio, Hera di Argo, la sposa del padre degli dei, Zeus.
Simbolo di protezione per i naviganti, il Santuario ha marcato per lungo tempo il confine tra gli abitanti greci di Poseidonia a sud del fiume e gli etruschi a nord. Le metope oggi accolte nel museo, sono state scoperte grazie all’intuizione dell’archeologa Paola Zancani Montuoro, che riuscì a localizzare l’edificio tra gli acquitrini del Sele, iniziando poi i lavori di scavo assieme a Umberto Zanotti Bianco. Lungo il Sele, inoltre, puoi trovare un vero e proprio museo narrante. Si tratta di una vecchia masseria restaurata dove pannelli, video, installazioni et ricostruzioni 3D raccontano le origini del tempio e la sua storia. Curiosità, miti, leggende narrati attraverso le arti figurative sulla pietra, prendono improvvisamente vita illuminandosi sugli schermi.
Ci sono diverse testimonianze, come la Necropoli di Gaudo, che il paese fosse abitato già all’età paleolitica e neolitica. I Grecs, dopo essersi assicurati un avamposto fortificato vicino al mare, edificarono contemporaneamente un santuario, Heraion, poco più a nord, nei pressi della foce del Sele. La magnificenza di questa colonia condusse i Lucani, popolazione italica dell’interno, ad occuparla intorno al 400 a.C. Nel frattempo la potente Rome, divenuta incontrastata padrona di queste regioni, nel 273 a.C. vi fondò una colonia latina chiamandola Paestum. I Romani arricchirono la città di grandi edifici tra cui il portico del Trou, le spa, l’Anfiteatro e il cosiddetto Tempio della Pace.
Paestum fu abitata fino al 500 a.C., circa. Successivamente l’ampliamento geografico delle paludi e, di conseguenza anche della malaria, ne decretarono la morte. Caso vuole, però, che proprio la boscaglia e l’ambiente malsano, responsabili della sua fine, hanno salvato le rovine che oggi sono giunte a noi da distruzioni e saccheggi.
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