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Tutti noi sui banchi di scuola abbiamo fatto la conoscenza di Giordano Bruno, il grande filosofo partenopeo che è divenuto uno dei simboli per eccellenza della libertà di pensiero. Nato in provincia di Napoli, Bruno fu costretto a lasciarla e viaggiò per tutta Europa.
Proviamo qui a fare un esercizio di stile per ripercorrere le tracce di questo pensatore così eclettico attraverso la forma del dialogo a lui tanto cara. Immaginiamo qui un dialogo tra Giordano Bruno e il suo allievo e copista Hieronymus Besler, una figura importante negli ultimi anni che il filosofo partenopeo trascorse come uomo libero.
Un dialogo immaginario tra Giordano Bruno e Hieronymus Besler
BESLER: Ditemi, maestro, come era il posto in cui siete cresciuto?
BRUNO: Il posto più bello del mondo, mio caro Hieronymus, senza alcun dubbio. Immagino che siano in molti a parlare così del loro luogo natale, ma anche dopo tanti anni passati a viaggiare in ogni parte d’Europa non posso non pensare alla mia Nola come a un paradiso di dolcezze. Nacqui ai piedi del Monte Cicala, che avrebbe vegliato su di me per tutta la mia infanzia. Era un luogo ricoperto di una vegetazione ricchissima, erbe e alberi odorosi: alloro e mirto, querce e castagni, edera e olivo… ero solito addirittura parlare con il monte, sai?
BESLER: Credete sia stato questo a darvi l’ispirazione per i vostri studi sulla natura?
BRUNO: Lascia che ti racconti un aneddoto. Avevo circa dodici anni quando immaginai di avere un dialogo con il Monte Cicala. Il monte mi disse di guardare verso il mezzogiorno, perché lì avrei visto il Vesuvio. Guardai verso quel monte e lo trovai cupo e tetro, ma il Monte mi rimproverò affettuosamente: disse che quel monte era suo fratello, e che non avrei dovuto giudicarlo in base al suo aspetto. Anche quel monte lontano mi voleva bene, mi stava vicino e avrebbe vegliato su di me. A posteriori posso ben dire che il Monte Cicala aveva ragione: ogni elemento del Creato è opera di Dio, e in quanto tale è ricco di bellezza.
BESLER: Aveva ragione anche nelle altre sue considerazioni? Il Vesuvio vi ha poi protetto?
BRUNO: Il Vesuvio mi accompagnò là dove il Monte Cicala non poteva arrivare. Sarebbe rimasto con me per molti e molti anni ancora… ti ho mai raccontato del mio arrivo a Napoli?
BESLER: No, maestro. Se volete, avrei piacere ad ascoltarvi.
BRUNO: Prova ad immaginare: non ero che un ragazzino quattordicenne cresciuto a Nola, circondato dalla vegetazione del Monte Cicala. Immagina cosa sia stato per me arrivare a Napoli, nella brulicante e maestosa Napoli! Percorsi le strade ricche di vita come in un sogno, e sullo sfondo avevo sempre il Vesuvio e il mare a vegliare su di me. Attraversando il centro della città vidi splendori che fino ad allora non avevo mai neanche osato immaginare. Entrai nella Chiesa di Santa Chiara, dove visitai la tomba di re Roberto d’Angiò e rimasi incantato dinanzi agli splendidi affreschi di Giotto. Arrivai infine alla Chiesa di San Domenico Maggiore. La avrei vista innumerevoli volte nel corso degli anni, ma mi sarebbe sempre sembrata maestosa ed emozionante come la prima volta. A uno splendore simile è difficile abituarsi… A fianco della chiesa c’era la destinazione finale del mio viaggio, il convento in cui avrei trascorso tanti anni. Qui avrei studiato duramente, da ragazzo impaurito sarei diventato uomo e avrei preso i voti per dedicarmi a servire il Signore. Sapevi che in quello stesso convento ha insegnato San Tommaso d’Aquino? Vidi quella che era stata la sua cella, era straordinario pensare di trovarsi negli stessi luoghi in cui aveva vissuto una figura così eccezionale…
I luoghi di Giordano Bruno tra Nola e Napoli
Nel nostro dialogo Giordano Bruno ha rievocato i ricordi legati a quando, giovanissimo, lasciò Nola per raggiungere il Convento di San Domenico Maggiore a Napoli. Conosciamolo meglio.
Giordano Bruno fu autore di tesi estremamente innovative in materia di scienza, filosofia e teologia; tesi che, nonostante un estenuante processo durato quasi 8 anni che lo vide accusato di eresia e stregoneria, il grande filosofo scelse di non ritrattare. Per questo egli fu condannato al rogo dal tribunale dell’Inquisizione e arso vivo in Campo de’ Fiori a Roma il 17 febbraio 1600.
Giordano Bruno nacque nel 1548 a Nola, in provincia di Napoli. A questa terra ripenserà nel 1591 attraverso un trittico di opere in cui dedicherà pagine affettuose al Monte Cicala, scenario della sua infanzia. Appena quattordicenne Giordano Bruno si trasferì a Napoli, in quel Convento di San Domenico Maggiore che avrebbe fatto da sfondo a tutti gli anni della sua formazione; qui prenderà in seguito i voti per entrare a far parte dell’ordine domenicano. Bruno rimarrà a Napoli fino al 1576, anno in cui le sue idee gli valgono l’istituzione di un processo per eresia. Avvertito in tempo da un novizio, Giordano Bruno fugge a piedi lungo la via Mezzocannone fino a raggiungere il porto per imbarcarsi per Terracina. Da questa fuga avrà inizio un lungo peregrinare che porterà Giordano Bruno in giro per tutta l’Europa. Nel corso di questa tormentata vita itinerante egli comporrà le sue opere, frutto di un pensiero libero ed indipendente che rifiutava i dogmi tradizionali imposti dalla Chiesa.
Giordano Bruno e l’eroico furore della libertà di pensiero
Nonostante sia passato alla storia per le accuse mossegli dalla Santa Inquisizione, sarebbe tuttavia errato considerare Bruno come un anticattolico: egli voleva piuttosto avere un ruolo da riformatore, liberando la Chiesa da dogmi ormai superati (quali ad esempio la concezione geocentrica dell’universo e l’idea, di derivazione aristotelica, che l’universo sia finito e dunque limitato) e portandola a compiere dei passi avanti nella ricerca della conoscenza e della verità. Era infatti sua convinzione che lo studio e l’esperienza diretta fossero la più alta aspirazione dell’uomo, nonché unico modo per ricercare un contatto con Dio. La sua ricerca passa infatti attraverso lo studio continuo e approfondito della natura, un modo per “cercare Dio nelle cose” da cui trapela una concezione quasi panteistica: se Dio è infinito e irraggiungibile, l’unico modo per avvicinarci a Lui è cercare di comprendere quella natura che Lui ha creato e che costituisce il solo orizzonte entro cui ognuno di noi ha la possibilità di muoversi. Di qui l'”eroico furore” che dà il titolo a una delle opere più celebri del filosofo: una sete di conoscenza simile a una passione amorosa, capace di sospingere l’uomo verso una continua ricerca della verità.
Il tributo del Maggio dei Monumenti a Giordano Bruno
Il Maggio dei Monumenti, rassegna culturale composta da una ricca serie di eventi che si svolge nel centro storico di Napoli, nel 2020 è giunta alla sua ventiseiesima edizione. La rassegna era dedicata proprio alla figura di Giordano Bruno.
Data la situazione straordinaria che abbiamo vissuto, gli oltre 200 eventi tuttavia si sono svolti come da tradizione nei luoghi simbolo della città, stavolta in diretta streaming attraverso i canali social del Comune di Napoli.
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