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L’isola di Capri conquista chiunque la visiti col suo fascino e i suoi panorami suggestivi. Ad essere romantici e di grande impatto, però, non sono solo i meravigliosi angoli dell’isola, ma anche le storie e le leggende che la rendono ancora più magica.
Cenni storici sulla scoperta di Capri
La prima scoperta di Capri si deve ad Ottaviano, non ancora Augusto, quando, nell’anno 29 a.C., di ritorno dall’Oriente, viaggiava verso Napoli.
Improvvisamente, attratto dalla meraviglia di Capri, sbarcò sull’isola e il suo soggiorno fu così piacevole da annullare la dipendenza di Capri da Napoli, trasformandola in un possedimento privato dell’ormai nascente principato, restituendo in compenso a Napoli la più grande e ricca isola d’Ischia.
Cominciò allora la vita mediterranea di Capri, passata dalla sua solitaria esistenza d’isoletta greca a cuore pulsante della vita imperiale.
La romantica leggenda di Capri e Vesuvio
Immagina che la nascita di Capri e del vulcano Vesuvio siano il frutto di un amore distrutto. Assurdo vero?
La leggenda di due innamorati ci racconta questa romantica e bizzarra versione. La storia ricorda molto l’amore di Romeo e Giulietta, ma è frutto della penna della scrittrice e giornalista Matilde Serao.
Vesuvio, un nobile cavaliere napoletano, si innamorò di Capri, una fanciulla di immensa bellezza la cui famiglia disapprovava l’unione dei due giovani, e per questo motivo decisero di far imbarcare la dolce ragazza su un battello diretto in terra straniera, stroncando la relazione sul nascere.
Capri era così disperata al pensiero di perdere il suo amato da togliersi la vita gettandosi in mare.
Scomparve tra le onde e al suo posto, dalle acque del Golfo di Napoli, emerse un’isola verdeggiante la cui fisionomia ricordava proprio la silhouette di una donna. La tragica notizia giunse a Vesuvio che iniziò a piangere lacrime di fuoco.
Il fuoco ardente di rabbia tramutò il ragazzo in un monte, ma non uno qualunque, un vulcano la cui lava ribolliva costantemente.
Oggi Vesuvio guarda Capri da lontano, con il mare che ancora oggi divide i due innamorati. Vesuvio però non si arrende, e ogni tanto capita di vederlo ribollire di rabbia e disperazione dando sfogo al suo tormento interiore.
La leggenda dei Faraglioni
Ci sono diverse leggende che ruotano attorno alla nascita dei famosi Faraglioni di Capri. Secondo Omero, Polifemo avrebbe scagliato questi massi giganti in mare contro Ulisse. Virgilio, invece, nell’Eneide identifica i Faraglioni come la casa delle sirene, magiche creature marine che con il loro canto ammaliavano i marinai, conducendoli a morte certa contro gli scogli.
Secondo interpretazioni più realistiche, questi enormi blocchi rocciosi un tempo fungevano da faro per le imbarcazioni attraverso dei fuochi che venivano accesi sulla loro sommità; non a caso, il termine faraglione deriva dal greco “pharos“, cioè faro.
Secondo altre credenze popolari, i faraglioni sono simbolo di fertilità per tutte le donne: illuminano il loro cammino e facilitano il periodo di fertilità per quelle che trascorrono molto tempo sull’isola.
Non una leggenda, ma un’interessante curiosità, è la presenza di un simpatico animale che vive sul Faraglione di Fuori: la lucertola azzurra. La lucertola ha assunto questa vivace tonalità differenziandosi dalla solita a cui siamo abituati, sebbene entrambe appartengano alla stessa specie, suscitando l’interesse di molti visitatori che addirittura si sono arrampicati per vedere la particolare creatura.
La campanella di San Michele
La campanella di San Michele è uno dei simboli indiscussi dell’isola, conosciuta anche negli Stati Uniti in quanto l’isola la donò al Presidente Roosvelt alla fine della Seconda Guerra Mondiale per celebrare la vittoria. La storia della campanella ha origini molto lontane ed è legata all’episodio di un povero pastore che una sera portò al pascolo la sua unica pecorella.
Con l’avvento della notte il piccolo pastore perse di vista la sua pecora. Improvvisamente gli parve di sentire il tintinnio della campanella legata al suo collo, quindi decise di seguire quel suono, rischiando di cadere in un burrone.
Da questo vuoto si levò un’improvvisa luce accecante, da cui apparve San Michele su un cavallo bianco e con una campanella al collo. Se la sfilò e la donò al fanciullo, dicendogli che quell’oggetto lo avrebbe salvato da ogni pericolo e avrebbe esaudito ogni suo desiderio.
Il giovane ritrovò la pecorella e regalò la campanella a sua madre: oggi, infatti, questo dono è simbolo di buon augurio.
Attualmente sul luogo dell’apparizione sorge Villa San Michele, costruita per volontà del medico svedese Axel Munthe.
Il mistero della Grotta Azzurra
Anche la famosa Grotta Azzurra è oggetto di misteri e storie affascinanti. La Grotta è famosa per i meravigliosi giochi di luce che i raggi del sole creano penetrando attraverso una finestra sottomarina che si apre al di sotto dell’entrata, e che, attraversando l’acqua, le permettono di assimilare il colore rosso per far poi passare l’azzurro.
Un tempo questa grotta era il ninfeo dell’imperatore Tiberio, non a caso qui sono state ritrovate delle statue romane oggi conservate nella Casa Rossa; in seguito iniziò ad essere conosciuta come il rifugio di spiriti maligni e fantasmi, infatti fino al XIX secolo nessuno più osò entrarvi, addirittura venne chiamata soprannominata la Grotta del Diavolo.
La spelonca fu poi riscoperta nel 1826 dallo scrittore tedesco August Kopisch, insieme al pittore Ernst Fries e al pescatore Angelo Ferraro che permisero al mondo intero di scoprire nuovamente la sua bellezza. Si narra anche che nell’anfratto vi sia un passaggio segreto che conduce alla Villa di Damecuta, posizionata a centinaia di metri di distanza.
Il mistero della Grotta Azzurra
Anche la famosa Grotta Azzurra è oggetto di misteri e storie affascinanti. La Grotta è famosa per i meravigliosi giochi di luce che i raggi del sole creano penetrando attraverso una finestra sottomarina che si apre al di sotto dell’entrata, e che, attraversando l’acqua, le permettono di assimilare il colore rosso per far poi passare l’azzurro.
Un tempo questa grotta era il ninfeo dell’imperatore Tiberio, non a caso qui sono state ritrovate delle statue romane oggi conservate nella Casa Rossa; in seguito iniziò ad essere conosciuta come il rifugio di spiriti maligni e fantasmi, infatti fino al XIX secolo nessuno più osò entrarvi, addirittura venne chiamata soprannominata la Grotta del Diavolo.
La spelonca fu poi riscoperta nel 1826 dallo scrittore tedesco August Kopisch, insieme al pittore Ernst Fries e al pescatore Angelo Ferraro che permisero al mondo intero di scoprire nuovamente la sua bellezza. Si narra anche che nell’anfratto vi sia un passaggio segreto che conduce alla Villa di Damecuta, posizionata a centinaia di metri di distanza.
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