A partire da: 0 a persona
1h
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Illimitato
Lungomare
Adatto ai bambini
Adatto alle coppie
Animali ammessi
Parcheggio disponibile
Senza barriere
Supporti in lingua
Miseno è una frazione del comune di Bacoli nei Campi Flegrei. Antico approdo cumano e insediamento militare romano, oggi è conosciuto per il vasto litorale comunicante con la spiaggia di Miliscola. In particolare, la montagna di Capo Miseno nelle vicinanze è la punta estrema della penisola flegrea, che offre una vista sul Golfo di Napoli e sulle isole di Ischia e Procida.
Le spiagge non sono molto grandi e si caratterizzano per il fondale sabbioso e poco profondo prima di arrivare al largo, quindi sono adatte anche per le famiglie con bambini. Il litorale in estate molto frequentato sia di giorno che di sera. Non mancano lidi, stabilimenti e ristoranti adibiti a locali notturni e bar. Al tramonto, infatti, quando la spiaggia inizia a sfollarsi, potrai godere di un’incantevole vista immerso in un’atmosfera rilassante in compagnia di un buon aperitivo trascorrendo una piacevole serata in riva al mare. A volte i locali organizzano eventi, trasformandosi in vere e proprie discoteche all’aperto. Lungo il litorale di Miseno che conduce alla montagna, sono presenti sia lidi che zone adibite a spiaggia libera, anche se nel secondo caso si parla di spazi molto ristretti. Tra i lidi ci sono alcuni riservati al personale militare, come il Lido Esercito, Marina Militare, Aereonautica e Vigili del Fuoco; inoltre, con lo slogan “Il mare è per tutti” è stato anche inaugurato il lido Pro Handicap: si tratta di uno stabilimento dedicato alle persone con disabilità gravi che non possono e non devono rinunciare al diritto al mare.
Simbolo della montagna è il faro di Capo Miseno, situato in una zona militare interdetta al pubblico ma visibile dall’esterno. Proprio questo faro è il protagonista della scena finale del film “Scusa ma ti chiamo amore”, dove gli attori Raul Bova e Michela Quattrociocche si perdono in un abbraccio: le riprese aeree riescono a rendere giustizia a questo luogo magico a picco sul mare. Anche il tunnel che permette di raggiungere il faro è stato oggetto di riprese per un film della Warner Bros, “The Man from U.N.C.L.E.”.
La storia da cui questa località prende il nome viene raccontata da Virgilio nell’Eneide e ricorda il Miseno trombettiere e fedele compagno di Enea. Secondo il mito, la stessa montagna identificativa del litorale viene associata alla tomba di Miseno, andato incontro a morte certa per aver sfidato gli dei, in particolare il Dio Tritone, vantandosi di saper suonare meglio di loro. Enea decide quindi di dedicargli un funerale e far erigere un monte sulla sua tomba: non a caso la forma di Capo Miseno ricorda quella di un tumulo per la sua punta piatta. Sul promontorio, inoltre, è possibile incontrare una torre anti-saraceni, chiamata Torre bassa, oltre ad una serie di fortificazioni risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.
Fino alla fine del III secolo a.C. Miseno era un fondamentale punto di riferimento per la flotta cumana: grazie alla posizione strategica era il giusto approdo da cui controllare il Golfo di Napoli, tanto da avere un ruolo determinante nella vittoria di Cuma contro gli Etruschi durante una battaglia navale. Dopo essere stata porto e località prediletta per le residenze romane imperiali e aristocratiche, nel 10 d.C. l’imperatore Augusto la scelse come base per la flotta romana del Tirreno, da qui denominata Classis Misenensis, che ben presto divenne la flotta al comando diretto dell’imperatore. Miseno era una colonia militare con propria autonomia amministrativa e un porto a doppio bacino creato collegando la costa e il porto al lago Maremorto con un ponte di legno. Già alla fine del IV sec. d.C., con la caduta dell’Impero Romano e la moltiplicazione e il decentramento delle basi militari, inizia il periodo di decadenza del sito, soprattutto con il trasferimento della flotta a Ravenna. Con l’invasione dei Saraceni nell’846 d.C., Miseno e il suo piccolo borgo vengono distrutti. A testimonianza dell’insediamento militare, abbiamo in eredità le lettere in cui Plinio il Giovane racconta a Tacito la morte dello zio Plinio il Vecchio, il quale era al comando diretto della Classe militare di Miseno, quando nel 79 d.C., durante l’eruzione del Vesuvio, salpò su una liburna per recarsi sull’opposta costa vesuviana e prestare soccorso alle popolazioni locali.
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