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Illimitato
Area Archeologica
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Se sei sulle orme degli antichi Romani e stai organizzando un tour tra i monumenti archeologici di questa antica e importantissima civiltà, Napoli è la meta più adatta. Sito nel comune di Bacoli, vi è il cosiddetto complesso Cento Camerelle, una delle numerose testimonianze del nostro passato. Questo complesso fu ricavato direttamente da un costone tufaceo che scende a strapiombo sul mare di Miseno.
Cento Camerelle è un impianto idrico che si sviluppa su più piani. Sottostanti i primi due praticabili, infatti, vi sono anche un piano intermedio e uno inferiore, del tutto uguali ai soprastanti.
Attraverso una breve scalinata si accede al piano superiore, parzialmente scavato nel tufo e ubicato a tre metri sotto l’attuale livello di campagna. Questo piano era destinato ad un ampio serbatoio di età imperiale, diviso in quattro navate, coperte da volta a botte e sorrette da tre file di pilastri, rivestito di pavimento in signinum. Le cisterne di cui esso è composto sono invece in opus reticulatum rivestito di cocciopesto (intonaco idraulico impermeabilizzante). Si scende al piano inferiore attraverso una rampa in ferro che giunge a sei metri sotto l’attuale piano di calpestio. Questa parte era adibita al rifornimento d’acqua attraverso una serie di cunicoli di età repubblicana. Essi sono coperti a volta e collegati da stretti e bassi passaggi. In essi si conservano ancora sulle pareti i nomi dei visitatori dei secoli scorsi scritti a carboncino. Anch’essi sono scavati nel tufo ma foderati di opus coementicium e rivestiti di cocciopesto.
Una visita davvero suggestiva e un viaggio tra le epoche dei Romani.
Il monumento consiste in una serie di cisterne che erano in realtà pertinenti ad una villa, i cui ruderi si possono osservare in parte nel costone tufaceo da cui è stato ricavato questo antico impianto idrico, per mezzo della presenza di peschiere semisommerse nello specchio d’acqua antistante. L’ambiente, infatti, è molto umido.
Gli storici hanno ipotizzato che la villa a cui erano annesse le cisterne di Cento Camerelle, sarebbe appartenuta ad Ortensio. Il console romano aveva bisogno di ingenti quantità d’acqua poiché all’interno della sua villa possedeva non solo ninfei e fontane con giochi d’acqua, ma anche un complesso di peschiere per l’allevamento di murene. Quest’ultimo fu, però, soltanto il primo dei possessori della villa.
L’edificio fu poi acquistato, infatti, da Antonia minore, appartenente alla dinastia giulio-claudia. Passò successivamente a Nerone ed infine a Vespasiano. Nel Seicento al complesso venne attribuito il suo attuale e particolare nome sostituendo quello che si era diffuso nella tradizione letteraria del tempo. Il complesso era da sempre conosciuto con il nome di “Prigioni di Nerone”. Tacito racconta, infatti, che tra questi intricati cunicoli, Nerone avesse rinchiuso la madre Agrippina prima di ordinarne l’assassinio.
Cento Camerelle fu anche una tappa ai tempi del Grand Tour, come è dimostrato dai nomi dei visitatori scritti a carboncino, fra i quali si legge la firma del 1737 di Allan Ramsay, ritrattista ufficiale della famiglia reale di Edimburgo.
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