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Sant’Agata de’ Goti è considerato uno dei borghi più belli della Campania: situato nel Sannio, alle falde del Monte Taburno, questo gioiellino è arroccato su una collina di tufo che affaccia su due corsi d’acqua.
I primi a conquistare quello che un tempo era conosciuto come villaggio di Saticula furono i romani nel 313 a.C., dopo aver vinto la battaglia contro i sanniti; qui nacque col tempo una vera e propria colonia dell‘Impero, voluta da Ottaviano Augusto.
La cittadella ha attraversato diverse fasi storiche: durante la dominazione longobarda fiorì incredibilmente e iniziarono a essere poste nuove basi sia dal punto di vista culturale che geografico; l’urbanistica romana, infatti, scomparve per lasciare spazio alle costruzioni longobarde, la cui particolarità stava nel fatto che queste inglobassero parti riciclate di altri edifici, ad esempio di templi o basiliche. Vennero costruite anche le masserie, esistenti ancora oggi e anticipatrici delle moderne aziende agricole, al tempo costituite da abitazioni e fattorie.
La città, infatti, è caratterizzata da una zona moderna, edificata intorno alla fine del XIX secolo, e l’altra risalente ai romani, costruita sulla terrazza in tufo. Nelle zone circostanti, che sono principalmente collinari, ci sono varie contrade e anche le masserie nate in epoca longobarda.
Dopo i longobardi si susseguirono diversi popoli, tra cui i normanni, gli svevi e gli angioini. Il borgo viene acquisito anche dalle famiglie feudatarie più potenti di Napoli, per ultima la famiglia Carafa.
Diventa sede vescovile fin dal X secolo: tra i vescovi più noti ricordiamo Felice Peretti, poi diventato papa Sisto V, e Sant’Alfonso de’ Liguori, anche conosciuto per aver scritto la famosa canzone natalizia “Tu scendi dalle stelle“. Questo periodo coincide anche con la dominazione normanna, durante la quale è stata costruita anche una fortezza e sono stati avviati i progetti per l’edificazione del Duomo e altre strutture sacre.
Ci sono diverse versioni in merito alla nascita del nome Sant’Agata dei Goti. In epoca longobarda il villaggio assunse solo la prima parte del nome attuale, infatti si pensa che siano stati i fratelli Radoaldo e Grimando della corte di Arechi I di Benevento, che abitarono nella gastaldia di Sant’Agata, a voler dedicare il nome della città alla santa catanese. Successivamente, probabilmente in epoca normanna, venne aggiunto il toponimo “dei Goti” in quanto la città è stata a lungo un feudo della famiglia francese De Goth.
Dato il grande bagaglio storico e culturale che questo borgo racchiude, una visita alla città potrebbe essere un’ottima occasione per fare un vero e proprio viaggio nel tempo: vi sembrerà di entrare in una realtà in cui il tempo si è fermato e ha conservato in maniera immutata ogni angolo, da cui trasuda leggenda e antichità.
Il Castello ducale è stata a lungo residenza di principi e casate nobiliari. Venne edificato per la prima volta dai Longobardi e poi modificato in epoca normanna e nel tempo anche dal resto dei proprietari che vi si susseguirono. La struttura si erge di fronte alla Chiesa di San Menna e un tempo su di essa troneggiava la collina della “Guardia”. Delle quattro torri un tempo esistenti è giunta a noi solo una, che in passato era adibita a carcere. Al primo piano del castello c’è una meravigliosa esposizione di affreschi del pittore Tommaso Giaquinto.
In Piazza Sant’Alfonso troverai la Cattedrale dell’Assunta, l’edificio di culto più importante della città. La chiesa nasce sulle fondamenta di un antico tempio romano: all’ingresso sarai accolto da un porticato di dodici colonne, mentre sui lati potrai ammirare le cappelle settecentesche e gli altari in marmo. Tra le cappelle merita in particolare quella di Sant’Anna, al cui interno è presente una pala marmorea che raffigura la Sacra Famiglia e realizzata da Giovanni Battista Antonini. Al di sotto della chiesa c’è una cripta sulle cui pareti ancora si possono intravedere degli affreschi antichi.
La Chiesa di San Menna, dedicata a un eremita, è stata costruita per volere di Roberto il Normanno e conserva ancora oggi il portone di ingresso originale con due teste di leone. Grazi ai restauri del Novecento sono stati ricostruiti importanti elementi architettonici e storici della struttura. Tra le chiese che meritano una visita ci sono anche quella dell’Annunziata e di San Francesco.
Il Museo diocesano, inaugurato dal vescovo Mario Paciello nel 1996, fa parte del complesso che comprende la chiesa di Santa Maria del Carmine e il Palazzo Vescovile. Il museo è dedicato a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo di Sant’Agata, ed è suddiviso in due sezioni espositive.
La prima sezione espone opere di arte sacra, manoscritti e testi liturgici, materiali provenienti da varie chiese della diocesi, una Madonna lignea e i resti di una tomba del XIV secolo. La seconda sezione, che si trova all’interno del Palazzo, è dedicata a Sant’Alfonso e permettere di visitare la sua stanza, i suoi oggetti personali, il salone con gli stemmi dei 68 vescovi che si sono succeduti e una serie di affreschi del Seicento.
Imperdibile è la passeggiata lungo il Ponte sul Martorano, che gode di un’incantevole vista su tutto il centro storico e il borgo. Ti suggeriamo anche di seguire il percorso di sera, in quanto le luci notturne ricreano un’atmosfera fiabesca tra le casette del borgo e il panorama è ancora più suggestivo.
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