A partire da: 0 a persona
1h
Italiano
Illimitato
Villa o Palazzo
Adatto ai bambini
Adatto alle coppie
Animali ammessi
Parcheggio disponibile
Senza barriere
Supporti in lingua
Lungo il Sentiero di Pizzolungo che conduce all’Arco Naturale di Capri, una misteriosa villa si staglia sul magnifico panorama. Si tratta di Villa Malaparte una struttura privata che affascina i curiosi con la sua storia e la sua particolare architettura.
La villa sorge sul Promontorio Masullo ed è strettamente legata alla figura dell’intellettuale Curzio Malaparte. Fu proprio lui a volere la costruzione di questo capolavoro di architettura moderna che rappresenta il perfetto connubio tra modernità razionalista e natura.
Costruita tra il 1938 e il 1940, così come si evince dal Pubblico Registro delle Opere protette del MIBACT, l’opera fu voluta e ideata proprio dal suo primo proprietario, Curzio Malaparte, che affidò i lavori esecutivi all’architetto Adolfo Amitrano.
La villa, denominata dal letterato “Casa come me”, ben si riconosce grazie alla tinta rosso pompeiano delle sue pareti esterne ma il colore non è la sua unica particolarità. La struttura si articola su tre piani e possiede una peculiare e futuristica conformazione geometrica a parallelepipedo che le conferisce uno stile eclettico e spigoloso. L’equilibrio con la natura è dato da una scalinata in stile precolombiano che interrompe bruscamente la regolarità geometrica e collega la roccia viva del Promontorio Masullo con la terrazza. Su questa un paravento ondeggiante sembra la vela di una nave che si staglia al di sopra della superficie piana.
Gli ambienti interni sono arricchiti da mobili e componenti d’arredo davvero unici, concepiti dallo stesso letterato. Un grande salone è l’ambiente principale della residenza, illuminato da quattro grandi finestroni con cornice in legno di noce. Da ognuno di questi si osserva un panorama diverso dagli altri, dato da una precisa prospettiva. Così, dalla villa, si possono ammirare contemporaneamente i Faraglioni, il Monacone ma anche il profilo di Punta Campanella sulla Costiera Amalfitana e uno scorcio che si perde verso un infinito orizzonte. Dei tre camini presenti nella villa, uno è stato realizzato con un fondo di cristallo. Attraverso la sua parete, il tramonto diventa uno spettacolo ancora più suggestivo con il sole che sembra scendere verso il mare.
Altre sale sono lo studio, un appartamento per gli ospiti denominato l’Ospizio e una camera da letto, la Favorita, dove alloggiava la compagna del momento.
Curzio Malaparte, il cui vero nome è Kurt Erich Suckert, è una delle figure chiave dell’espressionismo letterario e del neorealismo italiano. Scrittore, sceneggiatore, giornalista, diplomatico, saggista, militare e agente segreto, fu volontario durante la Prima Guerra Mondiale. Quando il conflitto volse al termine intraprese la sua carriera letteraria.
Sostenitore del fascismo e del regime di Mussolini, firmò il “Manifesto dei Fascisti Intellettuali”. Divenne direttore della rivista “L’Italia Letteraria” e poco dopo de “La Stampa”. Progressivamente si allontana dal fascismo fino ad essere espulso dal partito e confinato in Sicilia. Torna in libertà grazie all’amicizia con Galeazzo Ciano, allora Ministro degli Esteri. Fu proprio grazie a quest’ultimo che ottenne la licenza edilizia per costruire il complesso di Villa Malaparte a Capri.
Durante gli ultimi anni che seguirono la Seconda Guerra Mondiale, Malaparte si avvicinò sempre più al popolo orientale. Ebbe l’opportunità di intervistare Mao Tse Tung in qualità di collaboratore editoriale de “Il Tempo” nel 1957. Costretto a tornare in Italia per l’aggravarsi della polmonite da cui era affetto e dal tumore, muore a Roma nello stesso anno. Nel suo testamento si leggono le ultime volontà del letterato che lascia le porte aperte della sua amata residenza di Villa Malaparte agli artisti cinesi, in viaggio sull’isola.
La particolare struttura architettonica di Villa Malaparte è stata per lungo tempo attribuita ad Adalberto Libera. Recenti scoperte di documenti e lettere hanno invece rivelato che il progetto della villa fu opera dello stesso Malaparte e che l’originario disegno del Libera non fu mai preso in considerazione. La questione fu chiarita in particolare attraverso la lettura dello scambio epistolare avvenuto tra l’architetto Uberto Bonetti, cui era stato affidata la realizzazione del progetto tecnico-esecutivo e il proprietario, Curzio Malaparte, ideatore dei veri disegni su cui si basava il progetto stesso.
La villa è oggi una residenza privata, centro di produzione culturale per incontri di architettura e design. Dopo la morte del suo proprietario, gli eredi impugnarono il testamento per potersi appropriare completamente della residenza. Una volta vinta la battaglia giudiziaria, la proprietà è stata attribuita alla Fondazione Ronchi, veste giuridica degli eredi Malaparte.
Forte è il simbolismo della struttura che però è rimasto un mistero agli occhi del mondo. Molti rivedono lo stile orientale nell’equilibrio tra architettura e natura. Tuttavia un’altra ipotesi, forse più accreditata, imputa alla sentita religione di Curzio Malaparte lo stile così essenziale della costruzione.
Villa Malaparte affascinò profondamente anche il regista Jean-Luc Godard che volle ambientare qui la seconda parte del suo celebre film, il Disprezzo, interpretato dalla grande Brigitte Bardot e ispirato al romanzo di Moravia.
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