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Nata a Napoli nel 1477, Jeanne d'Aragon era la nobile figlia dello sfortunato Enrico d’Aragona marchese di Gerace, morto per avvelenamento nel 1478.
A soli vent’anni, la nipote del re di Naples Ferrante I d’Aragona, sposò il secondo Duca d’Amalfi don Alfonso Todeschini Piccolomini, nipote di Papa Pio III. Il matrimonio purtroppo durò poco, a causa della prematura morte di lui, per cui la donna si trovò a dover amministrare da sola il patrimonio familiare.
In questo momento così difficile fu aiutata dal maggiordomo di corte, il patrizio napoletano Antonio Beccadelli di Bologna, del quale ben presto si innamorò. Nonostante le convenzioni sociali dell’epoca si sposarono clandestinamente ed ebbero due figli.
Purtroppo, il fratelo di Giovanna, il cardinale Luigi d’Aragona li scoprì. Per soffocare la vergognosa vicenda fece rinchiudere la povera sventurata nella Torre dello Ziro insieme ai suoi figli, nel tratto di strada che collega Amalfi ed Atrani, precisamente a Pontone, frazione del Comune di Scala in provincia di Salerno. Inviò inoltre dei sicari ad uccidere il Beccadelli a Milano, dove si era rifugiato.
La storia fu raccontata dallo scrittore e vescovo Matteo Bandello nelle sue novelle poiché era molto amico del Beccadelli. Si dice che Giovanna sia stata uccisa murata viva insieme ai suoi bambini nel 1510, voce alimentata dall’assenza di porte nella torre.
Giovanna la pazza? Problemi di nomenclatura
Di regine che portano questo nome ce ne sono state molte, soprattutto nella storia del Royaume de Naples, come Giovanna II, detta la Regina di Cuori. Tuttavia, la Giovanna in questione viene spesso erroneamente indicata come Giovanna la Pazza. Lo sgradevole epiteto riferito all’insanità mentale della regina, vera o presunta che fosse, si riferisce invece a Giovanna di Trastámara, ossia Giovanna di Aragona e Castiglia, conosciuta appunto come Juana la Loca, praticamente sua contemporanea ed ugualmente invischiata negli intrighi di palazzo.
Giovanna d’Aragona in arte e letteratura
La vicenda di Giovanna rinchiusa nella Torre dello Ziro fece molto scalpore ed ispirò diverse opere letterarie, tra cui alcune novelle cinquecentesche e, nel secolo successivo, le tragedie The Duchess of Malfi par J. Webster et El Mayordomo de la Duquesa Amalfi par Lope de Vega. È inoltre molto probabile che sia proprio lei la donna raffigurata in un dipinto a olio su tela attribuito alla scuola di Raffaello Sanzio, datato intorno al 1518 e conservato al Museo del Louvre di Parigi.
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