A partire da: 0 a persona
1h
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Illimitato
Chiesa
Adatto ai bambini
Adatto alle coppie
Animali ammessi
Parcheggio disponibile
Senza barriere
Supporti in lingua
Il Santuario di San Francesco e Sant’Antonio è situato nel Borgo Scacciaventi di Cava de’ Tirreni.
Adiacente alla chiesa c’è il convento dei frati minori, che ospita il Presepe Monumentale, un’affascinante biblioteca, una scuola di canto, il centro di accoglienza Casa del pellegrino, nato nel 2008, e la mensa dei poveri ancora oggi attiva grazie al contributo dei frati e dei volontari.
L’atmosfera all’interno è molto suggestiva: la chiesa è immersa in una dolce luce, chiara, delicata, i cui colori variano dall’azzurrino al giallo grazie alle splendide vetrate policrome dei finestroni e i giochi di luce ricreati dai vetri dei lucernari e le bifore.
Il cuore sacro del Santuario è la cripta, luogo dove ci si raccoglie intimamente in preghiera. Dalla Chiesa superiore si accede all’ambiente passando per la Cappella dell’immacolata. Ciò che caratterizza i sottoambienti sono i pavimenti costellati da mosaici che raccontano delle storie attraverso i disegni. In particolare, nella cripta è presente un planisfero che occupa tutta la superficie pavimentata della sala.
Uno dei motivi per cui il Santuario è meta di continui pellegrinaggi, è la presenza delle reliquie di San Francesco e Sant’Antonio, condotte da Padova a Cava de’ Tirreni il 17 febbraio 1996. La discesa, però, non si ferma alla cripta ma prosegue verso quella che viene chiamata “Chiesa Inferiore dell’Immacolata Concezione“, all’interno della quale sono svariati i curiosi riferimenti all’Apocalisse. Tra questi salta all’occhio un pozzo, dove un tempo è stata rinvenuta un’antica sorgente d’acqua.
Il versetto dell’ Apocalisse 21, 6 cita: «Ogni cosa è compiuta. Io sono l’alfa e l’omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita»; non è un caso che sui portali della chiesa inferiore e sui mosaici del pavimento siano raffigurati l’Alfa e l’Omega.
Di notevole interesse è la biblioteca in cui sono state salvaguardate circa ventimila opere dal valore inestimabile, alcune risalenti al Quattrocento e al Cinquecento, o dizionari storici, come italiano-cinese e italiano-arabo, e anche un antico atlante geografico.
Come sappiamo il complesso non ospita solo la chiesa ma anche un convento, nel quale vale la pena visitare il famoso Presepe Monumentale, un presepe permanente che segue un percorso esteso su circa 1000 m2 di spazio. Passeggiando tra le sale potrai ammirare scenografie tipiche del tradizionale presepe settecentesco napoletano, collezioni conservate dal 1600, statue e oggetti di valore inestimabile rinvenuti tra le macerie dopo il terremoto, come quelle dello scultore Balzico.
È possibile visitare il presepe gratuitamente dal 1 Novembre al 1 Marzo accompagnati dalle guide tutti i fine settimana e i giorni festivi.
Il monastero venne costruito su iniziativa del municipio, che decise di affidare la vita religiosa del borgo ai frati francescani. La costruzione ebbe inizio nel 1492, ma solo il 24 febbraio 1501 venne preso in gestione dal frate Damiano de Licia.
La struttura religiosa venne riconosciuta come la “Chiesa della Municipalità” per ringraziarla dell’impegno sociale svolto da tutta la comunità. A questo proposito la chiesa si prefissò l’obiettivo di prendersi cura dei meno fortunati e prodigarsi in iniziative caritatevoli a lungo termine; non a caso l’associazione esiste ancora oggi e la sua attività si è fermata solo durante il conflitto mondiale nel 1943 per poi riprendere nel 2001.
Il periodo di massimo splendore si raggiunse nel Seicento. Meravigliose opere d’arte decoravano gli interni della chiesa, e alla destra della facciata esterna già alla fine del Cinquecento era stata eretta una torre campanaria dai dettagli grigi e bianchi con il proprio orologio. Sicuramente non passa inosservata la facciata principale, che ha anche resistito all’ultimo terremoto del 1980.
Purtroppo nel corso dei secoli eventi sismici e bombardamenti hanno causato non pochi danni all’edificio, che ha dovuto provvedere con opere di restaurazione continue, vanificate nuovamente dalla successiva tragedia; tra queste, l’11 settembre 1943 delle cannonate avviate dalle truppe alleate sbarcate a Salerno determinarono la caduta della facciata, parte del campanile, il soffitto e le pareti della navata centrale colme di preziosi quadri e affreschi.
Ma non terminano qui i casi sfortunati, perché nel 1980 il famoso terremoto dell’Irpinia aveva nuovamente distrutto una buona parte dell’edificio. L’ultimo lavoro di riqualificazione, infatti, è durato ben tredici anni e ha avuto inizio nel 1996, vedendo partecipi anche i fedeli nel sostegno economico. Solo nel 2009 la chiesta venne nuovamente consacrata e riaperta al pubblico.
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