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L'isola non è visitabile poiché è sede dell'istituito penale minorile di Napoli
Nisida è una misteriosa e piccola isola appartenente all’arcipelago delle isole Flegree, insieme a Ischia, Procida e Vivara. Ha origine vulcanica ed è un cratere parzialmente riempito dalle acque emerso con il susseguirsi delle eruzioni con un diametro di cinquecento metri e una forma quasi perfettamente circolare.
Da un punto di vista amministrativo fa parte di Bagnoli, un quartiere del comune di Napoli. Nel 1936 è stata collegata fisicamente alla collina di Posillipo, tramite un lungo pontile e da allora il suo status di isola è molto incerto: viene spesso definita l’isola che non c’è, anche perché gli abitanti della terraferma a volte si dimenticano della sua esistenza e di ciò che ospita. Qui si trova l’istituto penale minorile di Napoli e proprio per questo oggi non è accessibile né via mare né via terra.
Gli antichi greci la chiamavano Nesís, isola, e Nesida, piccola isola e la tradizione omerica la definiva come l’isolotto delle capre dove Ulisse approdò.
In epoca romana il militare Lucio Licinio Lucullo e il politico Marco Giunio Bruto vi costruirono le loro ville delle quali però non si hanno più tracce.
Durante il Medioevo l’isola ospitava il monastero di Sant’Arcangelo de Zippioera mentre in epoca moderna Giovanna II d’Angiò, regina di Napoli, costruì qui la sua villa, trasformata poi in castello per contrastare la flotta del pretendente al trono Luigi II d’Angiò. Il castello di Nisida divenne una delle principali difese di Napoli.
Successivamente il figlio di Giovanna d’Aragona, Giovanni Piccolomini, acquistò Nisida e ristrutturò il castello: tanti ne furono i proprietari, come il principe di Squillace Pietro Borgia, il principe di Conca Matteo Capua, il marchese di Roggiano Vincenzo Macedonio. Nel 1623 passò a Giambattista de Gennaro che la usò come covo per i pirati barbareschi e in seguito il viceré Don Pedro de Toledo si impossessò dell’isola per contrastare le scorrerie del famoso pirata Barbarossa.
Nel XVII secolo i Borbone acquistarono l’isola e la trasformarono in una riserva di caccia e poi il generale francese Gioacchino Murat utizzò la torre di guardia dell’isola come penitenziario, il porticciolo venne ampliato e venne costruito un bagno penale dove i prigionieri versavano in condizioni disumane. Durante il periodo fascista diventò un Riformatorio Giudiziario Agricolo e poi in Casa di rieducazione.
Nel 1961 l’Accademia Aeronautica stabilì qui la sua sede ma oggi è si è trasferita a Pozzuoli e Nisida si divide tra un presidio militare e il carcere minorile aperto nel 1934.
Napoli è una città ricca di leggende e fantasmi e non poteva mancare uno dei racconti più avvincenti e tragici legati all’isola di Nisida e Posillipo: questi due luoghi prendono il nome dai protagonisti del racconto, Posillipo e Nisida.
Posillipo era un giovane gentile con una vita serena, ben voluto da tutti ma un giorno si innamorò perdutamente di una donna, Nisida, che non ricambiò mai i suoi sentimenti. Nisida era una donna di campagna di una bellezza esteriore fuori dal comune ma con una grande povertà d’animo: faceva innamorare le sue vittime solo per godere della loro sofferenza. Posillipo finì nella sua trappola e tormentato dal suo amore impossibile decise di togliersi la vita gettandosi a mare.
Il giovane però venne tramutato in un promontorio e anche Nisida diventò uno scoglio proprio di fronte a Posillipo: erano destinati a restare l’unico vicino all’altra senza mai toccarsi e ironia della sorte, oggi Posillipo è uno dei luoghi più belli dove rilassarsi e divertirsi mentre Nisida è diventata un luogo di prigionia.
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