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Chiesa
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Il santuario di Montevergine è uno dei complessi monastici benedettini più importanti della Campania ed è una delle 6 abbazie territoriali italiane. La struttura sorge a Montevergine, frazione del comune di Mercogliano, in provincia di Avellino.
Montevergine si trova tra i monti del Partenio ed è situata a 1.263 metri di altitudine. Proprio sotto la vetta c’è il santuario che si racconta sia stato eretto vicino ai precedenti templi di Vesta e Cibele. Secondo gli storici l’antico nome medievale era Monte di Virgilio, in quanto si pensava che il poeta Virgilio avesse avuto un orto in questo luogo.
Soltanto in seguito alla costruzione della chiesa cristiana l’altura è stata intitolata alla Vergine. Ogni anno il santuario di Montevergine attira un milione e mezzo di pellegrini che provengono da ogni angolo del sud Italia.
In tempi passati i pellegrinaggi erano svolti a digiuno e in molti casi si trattava di donne non sposate che promettevano di ritornare l’anno seguente con il proprio sposo. Il flusso di credenti che si recano al monastero risale almeno al XIII secolo, periodo nel quale si iniziarono a costruire ostelli e ricoveri per pellegrini in quello che è l’odierno comune di Ospedaletto d’Alpinolo.
La storia del santuario di Montevergine è indissolubilmente legata a Guglielmo da Vercelli, monaco e santo vissuto intorno al XII secolo che era solito frequentare i luoghi di pellegrinaggio della cristianità . Tornato in Italia dopo essere stato a Santiago de Compostela, desidera partire nuovamente alla volta di Gerusalemme.
Per prepararsi al viaggio in Terrasanta si reca prima ad Atella e poi a Ginosa, dove il santo Giovanni da Matera gli suggerisce di rinunciare al suo proposito per prestare servizio nelle terre occidentali. Inizialmente Guglielmo rifiuta e continua il suo percorso verso Gerusalemme, fino a quando non viene aggredito da un gruppo di briganti.
Memore delle parole di Giovanni e dopo attenta riflessione, desiste dalla sua decisione e preferisce dedicarsi alla meditazione. Giunto in Irpina, sente che il volere di Dio è di vivere su un monte ad oltre mille metri.
Con il tempo la fama di santità di Guglielmo da Vercelli richiama un gran numero di uomini che vogliono abbracciare uno stile di vita semplice e dedicarsi alla preghiera. Contestualmente all’arrivo di monaci e confratelli, si pensa di erigere una chiesa da intitolare alla Madonna, consacrata nel 1126.
Intanto i monaci di Montevergine formano la Congregazione Verginiana, la quale viene ufficialmente riconosciuta da papa Leone XIII nel 1879.
Durante i secoli la congregazione ha operato svolgendo attività di evangelizzazione, usando persino il dialetto pur di raggiungere le classi più povere della città . Al contempo i monaci si sono impegnati nella cura dei malati, favorendo la nascita di ospedali e ricoveri in Campania e nel sud Italia.
Dopo la morte di Guglielmo da Vercelli, avvenuta nel 1142, il santuario tocca il punto di massimo splendore tra il XII ed il XIV secolo, momento nel quale il monastero inizia a raccogliere opere d’arte e ad espandersi grazie alle donazioni di sovrani, papi e feudatari locali.
È in questo periodo storico che viene regalato il dipinto della Madonna, oggi ospitato e venerato nella basilica cattedrale. In questi stessi anni vengono conservate molte reliquie, come le ossa di San Gennaro, poi spostate nel duomo di Napoli.
Dal 1588 e fino al XIX secolo la vita del santuario non subisce grossi scossoni, ad eccezione dell’incendio della navata centrale della chiesa nel 1629 e del trasferimento delle spoglie di Guglielmo da Vercelli a Montevergine nel 1807.
Invece nel 1861 si apre un periodo di crisi economica, risolto soltanto quando nel 1869 il neonato Stato italiano stabilisce che le abbazie non dovessero subire alcuna soppressione economica e per questo tutti i beni confiscati in precedenza vengono restituiti. Nello stesso anno il santuario di Montevergine diventa monumento nazionale e nel 1884 viene aperta la stazione meteorologica di Montevergine.
All’inizio del Novecento il monastero riacquisisce l’antico splendore ed è nuovamente uno dei più visitati del sud Italia. A causa della guerra, tra il 1939 ed il 1946 accoglie la Sacra Sindone di Torino con lo scopo di nasconderla dai nazisti.
Negli anni Cinquanta vengono eseguiti una serie di interventi edili e strutturali e nel 1956 viene inaugurata la funicolare che metteva in comunicazione il centro di Mercogliano con il santuario, rendendo i pellegrinaggi più agevoli. Nel 1961 c’è l’inaugurazione della nuova basilica e sull’altare viene collocato il dipinto della Madonna di Montevergine.
In questi stessi anni vengono aggiunti la cripta che ospita le spoglie mortali di Guglielmo da Vercelli, un museo e una sala per gli ex voto. Al complesso di Montevergine appartiene anche il Palazzo Abbaziale di Loreto che si trova a Mercogliano.
Architettura del santuario di Montevergine
La nuova basilica cattedrale del santuario di Montevergine è stata costruita a partire dal 1952 ed i lavori si sono conclusi solo nel 1961 con la consacrazione avvenuta nel giorno dell’Ascensione. Il progetto è opera dell’architetto Florestano di Fausto ed esternamente la chiesa è rivestita tutta in pietra bianca.
Al centro della facciata suddivisa in 3 scomparti c’è un grande rosone con vetri colorati che rappresentano l’incoronazione della Vergine Maria.
Internamente l’edificio è decorato in stile neoromanico, con 3 navate divise da 5 archi. In fondo alle navate laterali ci sono due matronei, dove si può osservare un grande organo.
Il pavimento è in granito semilucido, mentre il soffitto è a cassettoni con finiture in oro zecchino. Accanto alla basilica cattedrale c’è un imponente campanile eretto nel 1925, alto ben 80 metri. Realizzato in granito grigio e bianco, la parte superiore con la loggia papale è in stile corinzio e la parte inferiore è invece in stile ionico.
Il santuario comprende anche la basilica antica che risaliva al 1126, della cui forma originaria però non rimane niente a causa del crollo del 1629. Infatti, nel 1645 è stata interamente ricostruita. L’accesso alla chiesa prevede una scalinata angolare che conduce al cortile del monastero ed è sovrastata da un portale in ferro.
Varcato l’ingresso si passa in un atrio coperto, per poi accedere alla chiesa che presenta una navata unica e un pavimento in marmo. Lateralmente ci sono 3 grandi arcate che anticamente delimitavano le navate laterali. Nella basilica antica ci sono anche 6 lapidi di marmo che rievocano la storia del santuario di Montevergine.
Altro luogo molto suggestivo del complesso monastico è la cripta di San Guglielmo, consacrata nel 1963. Il sarcofago del santo è posto sotto l’altare maggiore ed è decorato con alcune scene che raccontano la sua vita.
Lungo le navate laterali ci sono 8 cappelle, 4 per ciascun lato, dedicate a coppie di santi. Dentro la cripta ci sono le reliquie raccolte nel corso dei secoli, racchiuse in urne poste lungo i muri.
Per finire, il santuario include un museo che raccoglie le opere d’arte collegate al monastero. Il Museo Abbaziale di Montevergine è nato dalla necessità di proteggere e conservare reperti ed oggetti di valore artistico minacciati dai crolli che si sono susseguiti nel XVII secolo.
Il polo museale apre nel 1968, ma solamente nel 2000 si arriva all’attuale disposizione delle sale e delle mostre. L’esposizione è divisa in 4 aree tematiche che si snodano su una superficie di 1000 metri quadrati. Adiacente al museo ci sono 9 sale che ospitano una collezione permanente di presepi provenienti da ogni parte del mondo.
All’interno della basilica cattedrale c’è il quadro della Madonna di Montevergine che raffigura la Vergine seduta su un trono con Gesù bambino in braccio. L’opera dovrebbe risalire al XIV secolo e la Madonna che vi è rappresentata è nota come Madonna Nera o Mamma Schiavona.
La storia che ruota intorno al dipinto è piuttosto confusa e non molto chiara. La leggenda narra che sia stato realizzato da San Luca a Gerusalemme, per essere successivamente portato ad Antiochia e Costantinopoli.
Nell’VIII secolo re Baldovino II ritaglia la testa della Madonna per metterla in salvo. Giunto a Caterina II di Valois, il pezzo viene utilizzato per completare l’opera e donarla ai monaci di Montevergine nel 1310.
La prima vera valutazione tecnica sul quadro è stata eseguita negli anni Sessanta da un team di esperti e storici dell’arte, i quali affermano che la leggenda tramandata non è attendibile. Lo stesso autore oggi è ancora sconosciuto. Inoltre, durante il restauro nel 1960 vengono trovate tracce di pitture precedenti e dunque è probabile che il dipinto abbia subito delle aggiunte tra XVII e XVIII secolo.
La tradizione dei pellegrinaggi a Montevergine è molto sentita in Campania e in altre regioni del sud Italia. Le prime testimonianze storiche risalgono già ai tempi di Guglielmo da Vercelli, quando piccoli gruppi di persone risalivano l’altura per andare a conoscere il santo.
In un documento scritto del 1139 si parla di pellegrini che andavano a Montevergine per invocare la grazia mariana e nel 1263 lo stesso papa Urbano IV riteneva che il santuario fosse ormai un punto di riferimento per la preghiera dei fedeli.
L’andirivieni costante di pellegrini nei secoli ha portato enormi benefici a tutta la zona, dove ben presto sono nati rifugi, ricoveri e ostelli che hanno poi dato vita a nuovi nuclei urbani.
I pellegrinaggi in passato venivano compiuti a piedi, a cavallo, con carrozze o con carri. Per abitudine si evitava di mangiare o ci si asteneva dal consumare formaggi, uova e carne. Altra festività legata al culto della Madonna di Montevergine è quella della Candelora che cade il 2 febbraio.
Si racconta che nel 1256 una coppia di omosessuali è stata scoperta e legata ad un albero con delle lastre di ghiaccio. Grazie all’intercessione della Madonna un raggio di sole scioglie la lastra, consentendo ai due amanti di salvarsi.
Da allora il giorno della Candelora le persone dei movimenti LGBT rendono omaggio alla Vergine con un pellegrinaggio conosciuto come la juta dei femminielli.
Per chi fosse interessato, gli orari di ingresso per visitare il santuario di Montevergine sono:
Dalle 8:00 alle 17:00 nei giorni feriali
Dalle 8:00 alle 18:00 nei giorni festivi
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