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La Puglia si caratterizza per il suo ampio e variegato patrimonio storico e folkloristico, molto simile a quello delle altre regioni del sud Italia. Questo bagaglio comprende tantissime novelle, leggende, tradizioni, fiabe e canzoni che raccontano di avventure, burle, situazioni comiche e tragiche.
Essendo stata territorio di passaggio verso la Terra Santa, il folklore locale è comunque impregnato anche di un forte spirito religioso, toccando anche il soprannaturale e il misticismo. Una delle leggende più note della cultura pugliese è quella della cosiddetta Grotta di Zinzulusa.
È un racconto fantastico forse diffusosi per dare una spiegazione razionale ad alcuni eventi scientifici che per l’epoca antica erano inspiegabili. È ancora oggi uno dei più amati in Puglia, specialmente per il fascino del luogo che fa da sfondo alla vicenda. Infatti, la leggenda di Zinzulusa si riferisce ad una cavità naturale scoperta alla fine del XVIII secolo sul litorale salentino.
Alla scoperta della Grotta di Zinzulusa
La Grotta di Zinzulusa è un antro naturale che sorge sulla costa salentina, precisamente tra Castro e Santa Cesarea Terme. Il nome deriva probabilmente dalla parola dialettale “zinzuli”, ovvero stracci, e si riferisce alle formazioni carsiche che pendono dal soffitto e ricordano appunto degli stracci appesi. Per altri, il nome proviene dal nome di un albero tipico della zona in passato, il giuggiolo, chiamato zinzulusa.
La grotta pugliese si è formata grazie all’azione dell’erosione marina e dovrebbe risalire al periodo geologico Pliocene. È stata però scoperta soltanto nel 1793 da Antonio Francesco del Duca, Vescovo di Castro ed è stata studiata dettagliatamente a partire dal secolo scorso. Sono stati trovati molti reperti paleolitici e neolitici, nonché manufatti di età romana e fossili di animali quali uccelli, orsi, cervi e felini.
Zinzulusa è stata aperta ufficialmente al pubblico nel 1957. Si estende su una lunghezza di 260 metri e si divide in 3 aree principali. La prima parte è detta la Conca ed è una caverna a forma ellittica che si protende verso la sezione più lunga della grotta, il Corridoio delle Meraviglie.
Qui ci sono bellissime stalattiti e stalagmiti che creano uno scenario spettacolare ed hanno anche nomi curiosi come Spada di Damocle, Prosciutto e Pulpito. In questo corridoio c’è anche un laghetto detto Trabocchetto che conduce alla seconda zona, la Cripta o Duomo, una grotta più piccola e piena di colonne calcaree. È alta 25 metri e per secoli ha fatto da rifugio ai pipistrelli. Per finire, c’è il Cocito, un minuscolo bacino chiuso che nel tempo è diventato una specie di ipogeo subacqueo.
Attualmente ai turisti è concesso di entrare fino a 150 metri dall’ingresso, poiché il resto della grotta è un’area protetta. Durante il periodo natalizio si allestisce anche il presepe al suo interno e nel 1968 ha ospitato alcune scene del film Nostra Signora dei Turchi di Carmelo Bene.
La leggenda della Grotta di Zinzulusa
La Grotta di Zinzulusa è quindi un meraviglioso luogo turistico che merita di essere visitato per la sua incredibile bellezza, ma è anche diventato popolare per la leggenda tramandata ormai da tantissimo tempo.
Secondo la tradizione, vicino alla grotta viveva il Barone di Castro, padrone delle terre intorno al paese. Era un uomo malvagio e cattivo, ma anche molto so e sembra che avesse lasciato morire la moglie di dolore, facendo vestire di soli stracci la povera figlia. La sua avarizia era talmente smisurata che, nonostante la grande ricchezza di denaro, preferiva accumulare i propri beni piuttosto che spendere qualche spicciolo per vestire degnamente la figlioletta.
Priva dell’amore e delle cure del padre, la bambina cresceva triste e sconsolata. Un giorno una fata buona andò dalla ragazzina per regalarle un vestito nuovo e strappare quelle vecchio e sudicio che indossava. Gli stracci volarono nel vento, fino a raggiungere le pareti della grotta, dove si sarebbero pietrificati. Da allora la grotta è stata chiamata Zinzulusa.
Il Barone venne lanciato dalla fata nelle acque sottostanti la grotta e nel punto in cui si era adagiato, fuoriuscirono delle acque infernali che crearono il laghetto Cocito. La leggenda racconta poi che i crostacei testimoni di questo avvenimento rimasero ciechi per sempre. Invece la bambina si sposò con un principe bello e gentile e visse finalmente felice e contenta.
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