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Materdei, il rione di Napoli

Piazzetta Materdei, 80136, Napoli

Ora aperto
Durata

1h 30minuti

Le lingue

English, Italiano

Partecipanti

Illimitato

Tipo

Quartiere

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Adatto ai bambini

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Adatto alle coppie

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Animali ammessi

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Parcheggio disponibile

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Senza barriere

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Supporti in lingua

Informazioni su questa attivitĆ 

Tra la parte piĆ¹ alta della cittĆ  e la collina dei Camaldoli, dominata dal caos dei passanti e dei turisti al centro di Napoli, si trova Materdei. un vero e proprio museo a cielo aperto ideale per i desiderosi di arte e cultura con una scoperta ad ogni angolo.

PerchƩ visitare il rione Materdei

Materdei si divide in una zona piĆ¹ antica a valle e una zona piĆ¹ recente a monte, edificata dopo la Seconda Guerra Mondiale. Scopriamo insieme i luoghi da poter visitare nel celebre rione.

Piazzetta Materdei

Piazzetta Materdei ĆØ il cuore pulsante dell’intero quartiere, situata tra la via omonima, Vico Medici, Calata Fontanella e Salita Porteria a San Raffaele, tra la zona bassa di Napoli e il Vomero. Prende il nome dall’antica chiesa rinascimentale Santa Maria Materdei ed ĆØ l’epicentro della vita culturale della zona.

Il Complesso di Santa Maria di Materdei

Il Complesso di Santa Maria di Materdei ĆØ una struttura conventuale fondata da padre Agostino de Juliis dell’Ordine dei Serviti nel 1587, modificata e ampliata nel corso dei secoli. Nel 1728 Tagliacozzi Canale realizzĆ² un intervento in stile barocco e nel 1777 la chiesa fu quasi del tutto ristrutturata. Qui si potevano trovare splendide tele come l’Addolorata del Solimena e la Sacra Famiglia di Lorenzo Caro.

Nel XIX secolo ci fu la prima soppressione degli ordini e il complesso diventĆ² una caserma: le tele andarono perse, la chiesa venne abbandonata. Soltanto nel 1852 venne riaperta al culto e rimaneggiata ulteriormente assumendo l’aspetto che vediamo oggi. Il Chiostro invece venne acquistato dalle Figlie della CaritĆ  che lo trasformarono in un educandato femminile, oggi sede di un istituto scolastico.

Il Cimitero delle Fontanelle

Il Cimitero delle Fontanelle ĆØ un pezzo importante dellā€™anima di Napoli: quando un napoletano vive una situazione di difficoltĆ , si rivolge alle anime del Purgatorio per chiedere una grazia.

Si trova in Via Fontanelle e nasce come necropoli greca ma in seguito venne trasformato in cimitero cristiano e le cave di tufo giallo della collina di Materdei presenti nella zona vennero utilizzate per dare degna sepoltura anche a chi non poteva permettersela.

Nel 1656 la grande peste colpƬ il Regno di Napoli e nel 1836 ci fu il colera. La pestilenza generĆ² uno scenario apocalittico con cadaveri sparsi per la cittĆ , immondizia e malattie varie che si propagavano velocemente e proprio in questi momenti il luogo venne maggiormente utilizzato come deposito di cadaveri. Lā€™utilizzo delle cave permise di togliere i morti dalla cittĆ  e adottare le giuste misure per debellare anche la peste ma a causa del sistema fognario praticamente inesistente un giorno la cava si allagĆ² i resti furono riportati in superficie, dando vita ad uno spettacolo raccapricciante, cosƬ si decise di dare alle ossa una disposizione costruendo un altare e riconoscendo ufficialmente la cava come ossario.

Qui si svolgeva un rito particolare, detto il rito delle anime pezzentelle: lā€™adozione e la sistemazione in cambio di protezione di un cranio, chiamato capuzzella, al quale corrispondeva un’anima abbandonata detta pezzentella. I devoti sceglievano un teschio, lo pulivano, costruivano un altarino con lumini e rosari e iniziavano a pregare per lā€™anima prescelta che veniva loro in sogno chiedendo delle preghiere per alleviare le pene del Purgatorio in cambio di una grazia. Se la grazia avveniva, il teschio veniva posto in un luogo piĆ¹ protetto: una scatola di latta, teche di vetro o veri e proprio loculi per chi poteva permetterselo. Se la grazia non arrivava, il teschio tornava assieme a tutti gli altri e si provava con un altro. Tradizione vuole che quando lo spirito compie la grazia, il teschio inizi a sudare, indicando in questo modo la sua intercessione nel mondo dei vivi.

La Galleria Raucci/Santamaria

Fondata da Umberto Raucci e Carlo Santamaria nel 1992, prima si trovava in Piazza Santa Maria la Nova ma nel 2004 ĆØ stata trasferita nella zona del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e del Museo di Capodimonte. L’obiettivo della galleria ĆØ concentrarsi su nuovi linguaggi artistici e la sperimentazione nell’arte contemporanea attraverso il lavoro di giovani artisti emergenti internazionali ma ha anche rivolto la sua attenzione ad alcuni artisti della generazione precedente, punti di riferimento sia per i critici che per i giovani artisti.

Acquaquiglia del Pozzaro

In Via Fontanelle, a due passi dal cimitero e dalle catacombe si trova l’Acquaquiglia del Pozzaro, un basso attraverso il quale si compie un viaggio misterioso a confine con il mondo dei vivi e dei morti nel sottosuolo di Napoli.

Vincenzo Galiero, proprietario del basso, un giorno scopre questo tesoro sotto i suoi piedi: cunicoli e antiche vasche usate come cisterne e pozzi. Oggi ĆØ proprio lui che guida i visitatori alla scoperta di leggende e superstizioni.

Il nome Acquaquiglia del Pozzaro deriva da un’antica fontana del 1500 nei pressi della Chiesa di Santa Maria la Nova dove l’acqua era detta Aquilia o Acquaquilia. Quest’acqua si riversava in un’altra fontana, quella del Molo Piccolo, in una vasca a forma di conchiglia detta quaquilia, da qui il nome Acquaquiglia.

Museo di Napoli – Collezione Bonelli

Tanti reperti della vita di tutti i giorni per fare un viaggio nella vita quotidiana del passato, dai biglietti dell’autobus ai sanitari di fine 800 e ai souvenir americani del 1944, tutta la storia di Napoli racchiusa in quattro mura.

Si trova nella sede provvisoria della Casa dello Scugnizzo a Materdei e Gaetano Bonelli ĆØ il fondatore che da anni colleziona oggetti legati alla storia di Napoli.

La Chiesa di San Raffaele

Fondata nel 1759 per volere di Marco Celentano e Michele Lignola, in Via Amato di Montecassino si trova la Chiesa di San Raffaele, il santo protettore dei pescatori.

La facciata si divide in due ordini raccordati da volute e coronati da un timpano triangolare e l’interno ĆØ croce greca, allungato longitudinalmente dall’atrio d’ingresso e dalla zona absidale. La cupola ĆØ impostata direttamente sul vano centrale senza tamburo e termina con un lanternino che dona tanta illuminazione interna. Il pittore Angelo Mozzillo realizzĆ² nelle basse volte della chiesa due opere, Tobia e Sara nella casa di Tobi e l’arcangelo Raffaele.

All’interno della chiesa si trova la statua dell’arcangelo Raffaele, raffigurante il santo con due pesci, riferimento all’episodio biblico nel quale il giovane Tobia deve attraversare un fiume ma un pesce glielo impedisce e arriva in suo aiuto l’arcangelo che lo cattura, cosƬ Tobia attraversa il fiume e sposa la sua amata Sara.

Questa storia ha dato vita ad un’arcaica tradizione: le ragazze che non hanno marito o le donne in attesa di un figlio sono invitate a baciare il pesce del santo come buon augurio, un rito che unisce sacro e profano. Ancora oggi si diceĀ Va’ a vasĆ  ‘o pesce ‘e San RafĆØle quando il 24 ottobre si celebra la sua ricorrenza, parole dal prevedibile doppio senso.

La Chiesa della Concezione

Chiesa monumentale fondata nel 1743 da padre Francesco Pepe, insieme ad un conservatorio per ragazze, diretto da un magistrato ordinario reale e considerato uno dei migliori dell’epoca.

La chiesa ĆØ ad aula unica con tre piccole cappelle laterali e notevole ĆØ l’altare maggiore. Nel cortile del conservatorio si trovava originariamente la Guglia dell’Immacolata attribuita a Giuseppe Astarita, oggi in Via ugo Falcanco. Oggi purtroppo la chiesa non ĆØ visitabile.

La Chiesa Cor Jesu

La Chiesa Cor Jesu, detta anche del Santissimo Cuore di GesĆ¹ o ancora Chiesa di GesĆ¹ nell’orto degli ulivi si trova tra la Chiesa della Concezione e la Chiesa di San Raffaele a Materdei.

Padre Ludovico da Casoria, il santo della caritĆ , acquistĆ² l’educandato femminile della Concezione trasformandolo nella sede dell’Opera degli Accattoncelli e delle Accattoncelle, chiesa conclusa nel 1886. La struttura odierna ĆØ una ricostruzione novecentesca la cui facciata si articola in due ordini: al centro dell’ordine inferiore c’ĆØ il portale con un argo neogotico al cui interno si trova un bassorilievo di GesĆ¹ che soffre nell’orto del Getsemani, l’ordine superiore ha due coppie di paraste doriche con rosone centrale.

La Cappella della CaritĆ  di Dio

Un altra chiesa monumentale di Napoli nel rione Materdei, ĆØ stata fondata agli inizi del XVII secolo, come voto del capitano D. Andrea d’Aragona, un abitante del posto. Modificata durante il secolo successivo, oggi la navata ĆØ sopraelevata alla strada e nell’ipogeo le ornie in pietra della finestra della cripta sono caratterizzate da teschi. Sull’altare maggiore troviamo una tela del pittore italiano Lorenzo de Caro mentre sui due laterali ci sono statue lignee dell’Addolorata e San Pompilio.

Il Monastero di Sant’Eframo Nuovo

In Via Matteo Renato Imbriani sorge il Monastero di Sant’Eframo Nuovo fondato nel 1572 su un fondo di Gianfrancesco di Sangro, principe di Sansevero. I frati cappuccini lo acquistarono grazie alla donazioni della nobildonna Fabrizia Carafa e vi crearono un imponente complesso: 160 stanze per i frati, due chiostri, cortili, orti e aree comuni. Vicino al Monastero si trova l’omonima chiesa fondata nel 1661.

Nel 1840 un incendio distrusse quasi ogni cosa, si salvarono una statua di San Francesco d’Assisi, opera di Giuseppe Sammartino e una statua della Madonna proveniente dal Brasile. Il re Ferdinando II delle Due Sicilie la fece restaurare in pochissimo tempo e giĆ  nel 1841 fu riaperta.

Dal 1925 il monastero subƬ grandi cambiamenti diventando un manicomio criminale e nel 1975 un ospedale psichiatrico giudiziario poi trasferito al Centro Penitenziario di Napoli – Secondigliano.

Abbandonata a sĆ© stessa, nel 2015 il Collettivo Autorganizzato Universitario di Napoli ha creato l’Ex OPG Occupato Je so’ pazzo per restituire alla cittĆ  uno dei suoi beni.

Palazzo Cassano Ayerbo d’Aragona e la Chiesa dell’Addolorata

Palazzo monumentale di Napoli in Salita San Raffaele, prima casino di caccia, diventato residenza a metĆ  del XVIII secolo con il principe Giuseppe Maria d’Aragona.

Si pensa sia stato progettato da Ferdinando Sanfelice che morƬ all’inizio dei lavori, affidati poi al suo collaboratore Giuseppe Astarita.

Si trova in una zona di difficile accesso dove una ripida salita conduce ad un portale in piperno a tutto sesto. Superato l’ingresso c’ĆØ il primo cortile e poi il secondo presenta una scala a matrice ottagonale, inusuale per lo stile napoletano.

Nel 1785 fu restaurato dall’architetto Gaetano Barba: molte decorazioni barocche furono eliminate dando al palazzo uno stile piĆ¹ classico.

Nel 1906 fu acquistato dalle suore dell’Addolorata che costruirono nel giardino la Chiesa dellAddolorata in stie eclettico con una facciata neoclassica-neorinascimentale.

All’interno del palazzo ĆØ attivo dal 2016 un meraviglioso museo d’arte contemporanea, il Casa Morra: ospita la Collezione Morra, oltre duemila opere di artisti di fama internazionale.

Palazzo Medici

A Piazzetta Materdei, di fronte al convento dei Padri Serviti e alla Chiesa di Santa Maria di Materdei si trova il Palazzo Medici. Fu costruito nella prima metĆ  del Seicento per volere di un importante membro della famiglia dei Medici fiorentini e ampliato nel XVII secolo.

ƈ uno splendido esempio di casa magnatizia con una scala interna abbellita da decorazioni e affreschi nelle volte che presenta ancora oggi gradini e caposcala in piperno. All’epoca nel palazzo si trovata un’autentica pinacoteca con importanti quadri come la Sacra Famiglia di Raffaello.

Palazzo Scipione Ammirato

Nella parte alta del rione Palazzo Scipione Ammirato ĆØ una piazza dedicata allo storico cinquecentesco, completamente riqualificata nel 2003 con il progetto dell’architetto e designer Alessandro Mendini che l’ha trasformata in zona pedonale. Al centro della piazza si trova un obelisco di vetri colorati e in direzione opposta un’affascinante scultura di Luigi Serafini, Carpe Diem.

Palazzo Ragni

Risalente al XVI secolo e completamente rifatto nel 1734 da Giovan Battista Nauclerio che lo trasformĆ² in chiave barocca. CreĆ² un giardino retrostante e una scala aperta tra il cortile e il giardino.

La facciata ĆØ molto semplice con un portale cinquecentesco in piperno, coronata da un ultimo piano piĆ¹ recente e piccolo cortile dĆ  accesso alla scala a tre archi in stile sanfeliciano.

Palazzo Ruvo

In Via Materdei, ai margini del centro storico si trova Palazzo Ruvo, in origine casa palazziata di Giuseppe Ruvo che la fece restaurare nella seconda metĆ  del XVIII secolo.

Il portale ha due piedidritti a bugnato sul quale poggiano due mensole con volute decorate da elementi naturalistici, sormontate da mascheroni antropomorfi. Nella parte mediana una cornice ha sue due lati un arco a tutto sesto, nelle lunette laterali ci sono elementi floreali e la cornice superiore forma il balcone dell’appartamento nobile.

L’androne ĆØ coperto da una volta a crociera e attraverso di esso si accede al piccolo cortile sul quale affacciano i ballatoi. La scala si sviluppa intorno ad un vano centrale quadrangolare con tre rampe e tutta la struttura scarica su coppie di pilastri curvilinei rastremati dal basso verso l’alto con pseudocapitello ad angoli smussati.

La Guglia dell’Immacolata

La Guglia dell’Immacolata ĆØ una delle Guglie di Napoli e risale al XVIII secolo: ĆØ stata attribuita a Giuseppe Astarita, alta 10 metri, fatta in marmo bianco e piperno con i tipici caratteri dell’arte barocca e la statua della Madonna a coronarla. Si dice che la statua sia databile al 1470 e raffigura la Madonna con una veste ben disegnata che sostiene il bambino GesĆ¹ e stringe nella mano destra una sfera che fa pensare alla Terra.

Oggi a Materdei si trova solo una copia dell’opera originale, custodita nel Museo Civico di Castel Nuovo.

Le sue origini sono controverse: alcuni dicono sia stata utilizzata come modello per la piĆ¹ famosa guglia di Piazza del GesĆ¹ Nuovo, voluta dal gesuita padre Francesco Pepe, altri che la statua appartenesse al rinascimentale Palazzo Sanseverino e solo nel settecento ĆØ stata spostata lƬ e altri ancora che la statua si trovasse una cappella della zona prima di essere collocata sulla guglia.

Le tombe eneolitiche

Le tombe eneolitiche di Materdei sono le piĆ¹ antiche cavitĆ  artificiali fino ad ora scoperte nel sottosuolo di Napoli risalenti al III millennio a.C. Erano utilizzate come luoghi di sepoltura da parte dei clan familiari di origine guerriera.

Furono scoperte casualmente quando nel 1950 in Vico Neve si stava scavando in un giardino di un palazzo per costruirvi un edificio: la prima tomba l’11 aprile, con all’interno un corpo integro rannicchiato, la seconda il 15 aprile, all’interno della quale c’erano anche vasi e un pugnale.

CuriositĆ  su Materdei

Il rione Materdei ĆØ ben collegato grazie alla stazione linea 1 della metropolitana di Napoli e secondo il quotidiano inglese The Daily Telegraph si ĆØ classificata al sedicesimo posto come stazione metropolitana piĆ¹ bella d’Europa.

Posizione dell'attivitĆ 

Piazzetta Materdei, 80136, Napoli

Come arrivare

Raggiungi Materdei con i mezzi pubblici

Da Napoli Piazza Garibaldi prendi la linea 1 e scendi a Materdei, pochi passi e ti troverai nel celebre rione.

Raggiungi Materdei in auto

Da Napoli Piazza Garibaldi prendi Corso Novara, Via Casanova e Via Cesare Rosaroll in direzione di Via Foria. Prendi Via Arena della SanitĆ , Via SanitĆ , Via Fontanelle e Via Benedetto de Falco in direzione di Via Aurelio Pelliccia. Pochi minuti e sarai arrivato a Materdei.

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