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Alle falde del Vesuvio, il vulcano più famoso (e studiato) al mondo, nonché l’orgoglio e la ricchezza delle terre napoletane, ha luogo un’intensa e pregiata attività vinicola. Il suo fertile territorio dalla caratteristiche ambientali uniche e dal terreno lavico, ricco di minerali, è definito da tante piccole micro-aree che regalano alle uve e quindi ai vini che se ne ricavano, caratteristiche peculiari. Sfumature di sapori unici e variegati date dai terreni di coltura che si differenziano in base al versante e alle altitudini, a cui essi si trovano.
I vini vesuviani DOC
La viticoltura vesuviana interessa una vasta area che va dalle falde del Vesuvio, fino a due terzi della sua altezza. Di questa estesa ed eterogenea area, si possono individuare due zone: la zona dell’Alto Colle Vesuviano che si estende oltre i 200 m ed è caratterizzata da terreni tutti più o meno in pendio; e quella del Versante sud-orientale del Vesuvio che comprende fertili terreni rivolti verso il mare.
In questo territorio operano molte aziende vitivinicole, alcune profondamente legate alla tradizione e che tramandano il sapere di generazione in generazione.
Proprio l’amore e la cura nel rispetto della tradizione, hanno fatto della vasta gamma dei vini del Vesuvio, dei prodotti DOC.
La Denominazione di Origine Controllata dei vini vesuviani, regolamentata da norme specifiche che ne assicurano l’alta qualità, raggruppa gli squisiti vini rossi, bianchi, rosati, liquorosi, secchi e dalle più variegate qualità, in due tipologie fondamentali: il Lacryma Christi e il Vino Vesuvio.
Le uve con cui si producono questi gustosi e rinomati vini, sono coltivate in comuni del napoletano, disposti su tutta la fascia che si estende ai piedi del Vesuvio.
Tra queste spiccano determinate varietà coltivate secondo la tradizione in questa zona, tra cui la coda di Volpe e il Piedirosso.
Le varietà Coda di Volpe è localmente conosciuta: come Caprettone, Verdeca, Falanghina e Greco. Tutte uve bianche utilizzate per realizzare vini vesuviani bianchi.
Le varietà Piedirosso (o Per e’ Palummo), invece, concorrono per la realizzazione dei rossi. Questo, comunemente chiamato Palombina (o Palummina) comprende anche lo Sciascinoso (chiamato anche Olivella) ed l’Aglianico.
Vino Vesuvio DOC
Il Vino Vesuvio DOC è una denominazione con cui si riconoscono pregiati vini che abbiano un titolo alcolometrico del 10,00% per il Vesuvio rosso e rosato e il 10,50% per il Vesuvio bianco.
Vesuvio bianco:
- Colore: giallo paglierino tenue;
- Odore: vinoso, gradevole;
- Sapore: secco, leggermente acidulo.
Vesuvio rosato:
- Colore: rosato più o meno intenso;
- Odore: gradevolmente fruttato;
- Sapore: asciutto, armonico.
Vesuvio rosso:
- Colore: rosso rubino più o meno intenso;
- Odore: gradevolmente vinoso;
- Sapore: asciutto, armonico.
Lacryma Christi DOC
La DOC qualificata come Lacryma Christi del Vesuvio è una sottodenominazione assegnata ai vini Vesuvio DOC che possono essere sia rossi che rosati che bianchi. La sua resa deve essere contenuta al 65% dell’uva e il titolo alcolometrico raggiunge almeno il 12%.
Oltre il 90% del vino vesuviano prodotto, rientra in questa sottodenominazione, mentre solo una percentuale del 10% viene imbottigliato con nome di Vino Vesuvio.
Lacryma Christi del Vesuvio bianco
Il Lacryma Christi bianco è un vino dal colore giallo paglierino tenue, ha un odore vinoso e gradevole e un sapore secco, leggermente acidulo.
Lacryma Christi del Vesuvio rosato
Puoi riconoscere il Lacryma Christi rosato dal colore rosato più o meno intenso, l’odore gradevolmente fruttato e il sapore asciutto e armonico
Lacryma Christi del Vesuvio rosso
L’inconfondibile rosso rubino e il suo odore gradevolmente vinoso rendono il Lacryma Christi rosso del Vesuvio altamente riconoscibile. Ha un sapore asciutto e armonico.
Leggenda del vino vesuviano
Numerose sono le leggende che nacquero intorno alla pregiata bevanda vesuviana. La più famosa, riguarda le origini “divine” del Lacryma Christi.
Si narra, infatti, che quando Lucifero fu scacciato dal Mondo dei Cieli, un pezzo di Paradiso precipitò improvvisamente nel golfo di Napoli. Cristo misericordioso e addolorato per la perdita di colui che era stato l’angelo più buono, pianse. Là dove caddero le sue lacrime, nacquero delle viti il cui vino si chiamò appunto, Lacryma Christi.
Un’altra leggenda, invece, narra che quando Cristo scese in Terra, ringraziò un eremita redento trasformando una imbevibile bevanda in vino eccellente.
Cenni storici sui vini del Vesuvio e le loro uve
La viticoltura vesuviana risale a tempi molto lontani.
Scritti degli antichi poeti latini, dimostrano come presso i Romani venivano realizzati i pregiati i vini vesuviani prodotti nella Campania Felix.
Ancor prima Aristotele nel III sec a.C. sosteneva nei suoi scritti che l’antico popolo della Magna Grecia, i Tessali, impiantarono le prime viti nella zona Vesuviana già dal V secolo a.C.
Anche i vitigni coltivati alle falde del Vesuvio hanno una loro origine e storia. Il Coda di Volpe, ad esempio, viene descritto da Vincenzo Semmola, e da Gasparrini nel 1844 mentre il Piedirosso chiamato anche Palommina appare negli scritti di Plinio nella sua “Naturalis Historia” ma anche in quelli di Columella nel 1804 e ancora dallo stesso Semmola, nel 1848.
Un museo dedicato al vino
Esiste un vero e proprio museo dedicato al vino: il MAVV Wine Art Museum. Si trova a Portici ed offre un’esperienza multisensoriale che unisce la cultura e il sapore del vino attraverso dei percorsi dedicati al mondo del vino campano. MAVV è un posto da inserire nel tuo itinerario se stai visitando Napoli o ti stai recando in Costiera.
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