Il presepe a Napoli, oltre ad essere parte integrante dell’immaginario collettivo e della tradizione natalizia, è una vera e propria forma d’arte, che non ha nulla da invidiare ad altre tipologie di opere scultoree o pittoriche, anzi, fonde assieme tecniche differenti.

Le origini del presepe a Napoli

Le origini del primo presepe sono molto lontane e rimandano al piccolo paesello di Rieti nel 1223, dove San Francesco decise di creare la natività nella sua forma più semplice, pura e spoglia: il bambino, la grotta, il bue e l’asinello.

Il presepe napoletano per come lo intendiamo oggi, invece, nascerà più tardi, e diventerà una trasposizione della natività di Gesù nella realtà cittadina della Napoli del Settecento. Intorno al 1340, grazie ad un ordine francescano, venne creata una prima bozza di quello che sarà il presepe moderno, con una serie di raffigurazioni lignee ad altezza d’uomo poste davanti ad un fondale dipinto.

La prima rivoluzione artistica del presepe avvenne ad opera di Gaetano da Thiene nel Cinquecento, che decise di aggiungere per la prima volta i personaggi del popolo alla composizione con Gesù, Giuseppe e Maria, dando vita all’unione tra sacro e profano.

Successivamente si diffuse la “moda” del presepe nelle case napoletane, e il merito va a Carlo III di Borbone, che si appassionò così tanto a quest’arte da portarla con sé anche in Spagna; fu proprio in questo momento che la piccola e umile grotta che ha visto dare alla luce il Salvatore, si trasformò in un paesaggio completo, ricco di monti, cascate, fiumi scroscianti, scalinate e personaggi della quotidianità atti a svolgere le proprie faccende o in trepidante attesa della nascita.

I nobili iniziarono a gareggiare tra loro per il presepe più bello, quello che avrebbe conquistato l’apprezzamento del Re, entrando nelle sue grazie. I personaggi non venivano più realizzati a grandezza naturale, ma in scala ridotta da veri e propri artigiani, che con minuziosa cura creavano con le proprie mani i cosiddetti “pastori“, i classici popolani napoletani come contadini, pastori, mendicanti, pescatori, gente del popolo nelle osterie o casalinghe intente a stendere i vestiti sul balcone.

Dedicarsi alla realizzazione del presepe non era soltanto un passatempo, ma un vero e proprio mestiere: le donne di corte utilizzavano stoffe e tessuti provenienti dagli opifici reali di San Leucio per fabbricare dei vestiti in miniatura, mentre gli orafi della città producevano piccoli gioielli che avrebbero adornato le statuette più importanti e meritevoli.

Tra gli artisti più illustri ricordiamo Giuseppe Sammartino, il fondatore di una scuola di artisti del presepio, Saverio Vassallo, specializzato nella realizzazione degli animali, e Michele Perrone, esponente del barocco napoletano che con il suo contributo riuscì a rendere più realistiche le statuette ideando manichini di legno con un filo di ferro a legare gli arti in modo che avessero pose più “umane”.

Quando nell’Ottocento questa moda si attenuò, molte costruzioni furono smontate o disperse. Per fortuna sono sopravvissute due magnifiche opere fino ai giorni nostri: il Presepe Reale, esposto alla Reggia di Caserta, e quello donato alla città di Napoli dallo scrittore Michele Cuciniello, conservato nel Museo dei Presepi della Certosa di San Martino.

Il presepe non racconta solo di una tradizione religiosa passata, ma racchiude in sé l’essenza di Napoli con le sue credenze popolari. Alcuni elementi, infatti, non mancano mai nei presepi di tutte le case napoletane, ad esempio il pastorello dormiente Benino, a cui gli angeli annunciano in sogno la nascita del Bambin Gesù, il mercato, l’osteria, il ponte e il fiume, simbolo di morte e nascita divina.

San Gregorio Armeno: cuore pulsante dell’arte presepiale napoletana

San Gregorio Armeno è famosa in tutto il mondo per essere la Via dei Presepi. Ma come mai?

In questa località un tempo venne costruito un tempio dedicato alla dea Cerere, divinità della terra e della fertilità. Come forma di devozione, venivano spesso portate in dono alla dea delle statuette di terracotta, realizzate nelle botteghe vicine. Proprio perché fin dalle origini la strada era adibita a luogo di fabbricazione artigianale, gli antichi maestri hanno tramandato questo lavoro di generazione in generazione senza mai abbandonare la zona, lasciando in eredità alla città un patrimonio culturale e artistico ineguagliabile.

San Gregorio è situata lungo Spaccanapoli, e passeggiando in questo rettilineo del centro storico sarai completamente travolto da una sferzata di energia caotica e tipicamente partenopea. Nel periodo natalizio è bello fermarsi a curiosare tra le varie botteghe, aperte anche il resto dell’anno ma attive soprattutto durante le festività, circondato da luci, musica e dalla magica atmosfera del Natale. Molti artisti, oltretutto, si divertono a riprodurre statuine alternative e non le classiche figure religiose, bensì simpatiche miniature di personaggi famosi della politica, dello spettacolo e della televisione.