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Nel quartiere San Ferdinando a Napoli sorge uno storico rione, il Borgo Santa Lucia. I suoi abitanti si chiamano luciani e prende il nome dal santuario di Santa Lucia: comprende Piazza Vittoria, Via Chiatamone, Via Partenope, l’Isolotto di Megaride con Castel dell’Ovo e il Borgo Marinari, i giardini del Molosiglio, Via Cesario Console e il caratteristico Pallonetto di Santa Lucia alle pendici del Monte Echia.
L’antico borgo è una scoperta continua, tra vicoletti, resti antichi e tanto altro: ecco alcune delle bellezze di questo storico rione di Napoli.
Eretta nella seconda metà del 700, Santa Lucia a Mare è una chiesa monumentale di Napoli da sempre meta di pellegrinaggi. È stata elevata a santuario diocesano per Santa Lucia nel 900 e si chiama così poiché un tempo sorgeva sulla riva del mare. I primi ad occuparla furono i monaci basiliani che avevano un convento sull’Isolotto di Megaride, poi passò alle suore di Santa Patrizia. Nel 1588 la badessa Eusebia Minadoa fece rimaneggiare quasi tutto l’edificio ma nel 1845 la risistemazione della strada di Chiatamone ne provocò l’interramento. Qui venne costruito l’attuale tempio, bombardato nel 1943 e ricostruito nel dopoguerra seguendo la struttura della chiesa del XIX secolo.
All’interno è possibile ammirare diverse opere come la statua settecentesca raffigurante Santa Lucia di Nicola Fumo, La tavola del Rosario di Teodoro d’Errico e Il ritratto del sacerdote Luigi Villani di Gioacchino Toma.
A poca distanza da Castel dell’Ovo, in Via Partenope, è possibile ammirare la Fontana del Gigante, opera di Pietro Bernini e Michelangelo Naccherino. Inizialmente si trovava in Piazza del Plebiscito, prima largo di Palazzo, come viene mostrato in tanti dipinti del 700, a pochi passi dalla statua del Gigante, rimossa nel 1807.
La fontana fu rimossa invece nel 1815 e rimase senza collocazione fino al 1882, quando fu trasferita vicino al palazzo dell’Immacolatella. Qui rimase solo pochi anni e nel 1889 fu posta all’interno di villa del Popolo ma la sua collocazione definitiva fu finalmente nel 1905, lungo Via Partenope.
Ha tre archi a tutto sesto sopra i quali ci gli stemmi della città: i viceré di Napoli e il re del periodo. Sotto l’arco centrale c’è la tazza sorretta da due animali marini e le statue laterali rappresentano le divinità fluviali che stringono i mostri del mare.
Nel I secolo a.C. il generale e politico romano Lucio Licinio Lucullo si trasferì a Neapolis e innalzò la sua imponente villa che stando ad alcuni ritrovamenti, ricopriva quasi tutto il rione dall’Isolotto di Megaride al Monte Echia. La villa aveva una ricchissima biblioteca, laghetti, moli sul mare, allevamenti di murene e tanti alberi da pesco importati dalla Persia.
Il generale si divertiva organizzando numerosi e abbondanti banchetti: proprio da qui deriva l’aggettivo luculliano che utilizziamo ancora oggi per parlare di un pasto abbondante e gustoso. Alla morte di Lucullo la villa passa all’imperatore romano perdendo rilevanza mentre Valentino III la trasformerà in una fortezza. Nel medioevo ne prendono possesso i monaci bizantini facendola diventare un monastero. Nel corso del tempo alcune sale sono state destinate a refettori, luoghi di scrittura o cimiteri per i monaci. Nel X secolo gli stessi napoletani la distrussero con la paura che potesse essere utilizzata dai Saraceni come avamposto militare e fu ricostruita in seguito dai normanni come la vediamo oggi.
Alle pendici di Pizzofalcone, a pochissima distanza dall’Isolotto di Megaride si trova il Pallonetto di Santa Lucia, il più famoso e antico che insieme a quello di San Liborio e Santa Chiara costituisce i tre Pallonetti di Napoli. Con pallonetto si parla delle zone della città caratterizzate da vicoletti e stradine ripide attraverso le quali si raggiunge il centro storico. Qui vennero costruite le prime abitazioni di pescatori poiché originariamente, prima del risanamento di Napoli, si trovava nei pressi del mare.
Legato al pittoresco rione è il famosissimo Polpo alla Luciana, piatto tradizionale partenopeo che prende il nome dai luciani, gli abitanti del borgo.
Si dice che i pescatori al rientro dopo una giornata in mare cucinassero i polpi appena pescati: li tagliavano a pezzi grossolani, li mettevano a cuocere in un’ampia casseruola di terracotta coperta da un panno umido fino a farli ammorbidire rendendoli teneri e saporiti e aggiungevano infine dei pomodori come tocco finale. Veniva servito come antipasto o come sugo per condire la pasta e oggi è una pietanza molto famosa servita nei migliori ristoranti di Napoli.
Sintesi di mille incroci e storie, le origini di questo borgo risalgono al lontano VII secolo a.C., quando i Greci decisero di fondare Parthènope: il territorio andava dall’Isolotto di Megaride a Pizzofalcone e fu ribattezzato due secoli più tardi come Neapolis, città nuova.
Dall’epoca romana preimperiale fino ad oggi il borgo ha avuto periodi di splendore e decadimento: il generale Lucio Licinio Lucullo organizzava numerosi banchetti all’interno della sua villa e successivamente durante l’epoca imperiale la zona divenne famosa per la sua vicinanza alla grotte platamonie, sede di riti magici. Nel periodo medievale decadde profondamente e fu con l’arrivo dei viceré spagnoli che il borgo venne trasformato in uno dei luoghi più prestigiosi dell’epoca: divenne meta privilegiata del turismo d’élite, in particolare durante il periodo dei Grand Tour, i viaggi di istruzione per i giovani aristocratici il cui obiettivo era accrescere la loro formazione.
Santa Lucia era una giovane nobile siciliana di Siracusa, promessa in sposa ad un pagano. Quando la madre, da anni malata di emorragie nonostante le cure non migliorava, Lucia decise di andare in pellegrinaggio al sepolcro di Sant’Agata: la santa le apparve in sogno preannunciandole la guarigione della madre e il martirio. Tornata a Siracusa, la madre era guarita davvero allora decise di consacrarsi a Cristo, donò tutti i suoi beni ai poveri e rinunciò al matrimonio con un pagano. Era il periodo delle persecuzioni dell’imperatore Diocleziano e il suo promesso sposo dopo il rifiuto la denunciò: condannata a morte, morì il 13 dicembre del 304 d.C., giorno in cui viene venerata dalla Chiesa cattolica ed ortodossa come portatrice di luce e protettrice degli occhi.
Il celebre comico napoletano Totò visitò la Basilica di Santa Lucia a Mare nel 1957, afflitto da un disturbo alla vista a causa del quale non poteva lavorare: dopo alcuni mesi e cure i suoi occhi migliorarono tanto da poter tornare a recitare. Santa Lucia è infatti la protettrice della vista, considerata patrona di tutti coloro che hanno problemi agli occhi. La Fontana del Gigante fu fonte di ispirazione per Manfredo Manfredi nella creazione dell’arco del Carosello nella sigla del celebre programma RAI tra il 1957 e il 1977.
Il Pallonetto di Santa Lucia è stata la location della fiction televisiva I bastardi di Pizzofalcone e diversi personaggi illustri hanno vissuto qui come l’attore Bud Spencer, lo scrittore Luciano De Crescenzo, il cantante Massimo Ranieri e l’architetto Lamont Young.
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