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Don Pedro de Toledo è stato uno degli uomini simbolo per la storia della città di Napoli. Viceré spagnolo ed amministratore cittadino, per alcuni storici ha agito quasi come un sovrano. Uomo dallo sguardo freddo e dai modi bruschi, amava le donne, il gioco d’azzardo e i vestiti eleganti ed ha governato Napoli con pugno di ferro e rigore che spesso hanno generato malcontento.
Nei suoi 20 anni di governo napoletano Don Pedro ha modificato il volto del capoluogo partenopeo, costruendo i Quartieri Spagnoli e la celebre Via Toledo, principale strada dello shopping napoletano. Personaggio affascinante ma anche complesso, ha però fatto erigere molte opere pubbliche, ha tenuto testa a nobili e baroni locali ed ha ridato vita alla splendida Pozzuoli.
Conosciamo meglio Don Pedro de Toledo
Pedro Alvarez de Toledo y Zuniga è nato a Salamanca nel luglio del 1484. Sappiamo poco dei primi anni di vita, a parte il suo matrimonio con Maria Osorio y Pimentel, grazie al quale ha potuto ottenere il titolo di marchese di Villafranca. È quindi entrato alla corte dell’imperatore Carlo V d’Asburgo che in quegli anni regnava su Spagna, Germania, Italia del nord e Napoli.
Agli inizi del XVI secolo Napoli era afflitta da gravi problemi, tra cui povertà, fame e malattie che tormentavano la popolazione. Nel 1529 era da poco terminata una violenta epidemia di peste che aveva ucciso più di 60.000 persone e dal mare arrivavano feroci pirati che saccheggiavano le zone circostanti.
Per far fronte a questa situazione difficile, Carlo V invia a Napoli Don Pedro in qualità di viceré. Da subito il governatore spagnolo si è inimicato la nobiltà locale perché intenzionato a combattere i privilegi dei baroni, ma nell’arco di pochi anni ha saputo anche trasformare la città, iniziando dalle infrastrutture e dalle strade. Proprio Via Toledo è un chiaro esempio del nuovo assetto urbanistico.
Napoli è stata quindi convertita in una delle roccaforti più inespugnabili dell’impero spagnolo, erigendo nuove mura e costruendo Castel Sant’Elmo per controllare dall’alto il Golfo. Don Pedro ha approvato poi la ricostruzione di diverse aree residenziali per accogliere i nobili spagnoli. Infatti, a lui si deve la zona di Santa Chiara e Castel Capuano, mentre nuove residenze militari sono state erette in quelli che oggi chiamiamo Quartieri Spagnoli.
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Oltre a Napoli, il viceré ha ristrutturato e ripopolato Pozzuoli che era stata distrutta e disabitata dopo una forte eruzione vesuviana. Inoltre, ha collocato sulla costa partenopea oltre 300 torri di guardia per difendersi dalle scorribande dei pirati.
Intanto, nel 1540 Don Pedro ha fondato l’Ospedale di San Giacomo per curare i militari spagnoli in quello che è l’attuale Municipio e dentro l’edificio ha fatto costruire la Real Biblioteca di San Giacomo degli Spagnoli. Negli ultimi anni di governo fallisce il tentativo di introdurre l’inquisizione spagnola a Napoli ed aveva ancora molti nemici tra i potenti della città.
Nel 1552 Carlo V invia una lettera nel quale gli ordina di sedare un’insurrezione popolare a Siena, ma il viaggio minaccia la precaria salute dell’anziano Don Pedro del Toledo. Durante il viaggio verso la Toscana si sente male e viene curato a Firenze, dove però morirà e sarà sepolto nella cattedrale di Santa Maria del Fiore.
L’influenza di Don Pedro de Toledo sull’urbanistica di Napoli
L’impatto più evidente di Don Pedro ha riguardato soprattutto l’assetto urbanistico di Napoli, dando alla città l’aspetto che conosciamo. Il viceré aveva compreso la necessità di operare un enorme risanamento sotto tutti i punti di vista ed ha cominciato con la costruzione di una grande strada, denominata Via Toledo in suo onore.
A seguire, ha ordinato la progettazione dell’area dei Quartieri Spagnoli nel 1536 per dare ospitalità ai soldati iberici che presidiavano Napoli in occasione delle rivolte popolari. In aggiunta, ha commissionato una nuova rete fognaria, di cui alcuni tratti sono ancora oggi utilizzati. Ha quindi fatto restaurare l’Acquedotto Romano del Serino ed ha pensato di introdurre il basolato vesuviano per pavimentare le strade napoletane.
Dal punto di vista militare, invece, oltre al Castel Sant’Elmo ha fatto erigere il Castello Aragonese di Baia per fungere da torre di avvistamento. Per finire, ha stabilito la sede dei tribunali all’interno di Castel Capuano, dove poi sono rimasti fino al 1995, quando sono stati spostati nel Centro Direzionale. Il castello era anche la sede del fisco, presso cui i cittadini pagavano le tasse. Per questo, la zona è stata ribattezzata Vicaria, nome che permane tutt’ora sul quartiere.
Via Toledo e il dibattito sul nome
Via Toledo è il cuore del centro storico di Napoli ed una delle principali arterie cittadine. Ricca di negozi e locali, ogni giorno pullula di turisti e cittadini ed è uno dei punti di accesso ai Quartieri Spagnoli. Così denominata in onore di Don Pedro de Toledo, in epoca risorgimentale è iniziato un forte dibattito sul nome della strada.
Infatti, a Napoli nel 1870 si desiderava festeggiare l’avvenuta breccia di Porta Pia e l’annessione di Roma al Regno d’Italia e il 10 ottobre di quell’anno è iniziata la discussione sulla proposta del sindaco di modificare il nome in Via Roma. L’idea scatena una feroce divisione poiché si trattava di un’antica via che conservava il suo nome da oltre 300 anni.
D’altra parte, c’era chi preferiva una modifica per eliminare il riferimento ad un periodo di dominio straniero su Napoli. Per risolvere il problema si è deciso di chiamare la strada Via Roma già Via Toledo, ma la cosa non accontentava una parte della popolazione decisa a difendere la precedente intitolazione.
Nonostante il dissenso popolare, ormai la decisione era stata presa e si è deciso per la sostituzione delle vecchie targhe con quelle aggiornate. Via Toledo si è quindi chiamata Via Roma fino al 1980, quando è stato ripristinato il nome originale.
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