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Il Miglio d’Oro è un tratto della SS 18 Tirrena inferiore, un tempo denominata Strada regia delle Calabrie, che va dal quarto miglio posto ai piedi della Villa De Bisogno di Casaluce, che si trova a Corso Resina n.189 ad Ercolano, fino a Palazzo Vallelonga, ubicato a Torre del Greco, assai noto per la ricchezza storica e paesaggistica e anche per la presenza di splendide ville vesuviane del Settecento.
Perché visitare Miglio d’Oro:
Il Miglio d’Oro propriamente detto è un tratto di strada rettilineo tra Ercolano e Torre del Greco la cui lunghezza misurava esattamente un miglio secondo il sistema di unità di misura in uso nella prima metà del Settecento. Esso aveva due termini precisi: poco prima del portale d’ingresso della Villa De Bisogno in Corso Resina ad Ercolano (pietra miliare IV), dopo l’ingresso degli Scavi archeologici di Ercolano, e Corso Vittorio Emanuele al civico 87 (pietra miliare V, purtroppo oggi scomparsa) a Torre del Greco. Entro tali termini sorgevano: Villa Campolieto, Villa Favorita, Villa Aprile ad Ercolano e Palazzo Vallelonga e Villa Mennella a Torre del Greco, e moltre altre.
Il Miglio d’Oro era in origine definito “d’oro” per i giardini ricchi di frutteti, come arance, limoni e mandarini, lungo tutto il suo percorso.
Quando Carlo di Borbone salì al trono del Regno di Napoli nel 1735 decise di trasferirsi presso la villa che il duca d’Elboeuf si era fatto costruire, perché incantato e rapito dalla bellezza del paesaggio e dalla mitezza del clima. Ma non solo, perché anche l’intera corte napoletana e molti altri nobili decisero di trasferirsi lungo il Miglio d’Oro, dove la rigogliosa selva si estendeva fin verso il mare, il panorama spaziava su tutto il Golfo di Napoli con vista su Capri, Ischia e Procida e vi era il fascino delle vestigia dell’antichità grazie ai primi scavi per riportare alla luce l’antica città di Ercolano. Qui la nobiltà iniziò a farsi costruire ville e giardini in stile rococò e neoclassico da architetti del calibro di Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Ferdinando Sanfelice, Domenico Antonio Vaccaro e Mario Goffredo.
Molte ville avevano la facciata esposta sulla regia strada del Miglio d’Oro, in maniera tale da poter essere facilmente ammirate, affiancate da ampie zone di sosta per lo scorrimento veloce delle carrozze, molto intenso durante le villeggiature e le feste all’epoca del regno dei Borbone. Al giardino, spesso separato dalla villa, vi si poteva accedere per terrazze o scale con un immancabile viale lungo e largo, dove con un sistema di tralci e di viti si poteva ottenere il pergolato per amene passeggiate. Era il giardino il vero pezzo forte della villa, dove ci si scatenava nel mostrare la propria magnificenza, si faceva a gara nell’avere il giardino più bello. Essi si distendevano fin verso la spiaggia tra aiuole, piccoli boschetti, padiglioni, gazebo e gli esclusivi caffeaus, una sorta di piccoli capanni costruiti per trascorrere nella quieta un paio d’ore al giorno. Elemento immancabile nei giardini era l’effige di San Gennaro, simbolo anti-Vesuvio, visti i suoi benefici poteri, conquistandosi il titolo nell’eruzione del 1767, quando la lava si arrestò all’ingresso della città mentre tutto il popolo, con padre Rocco in testa, invocava pregando il suo aiuto.
Le magnifiche ville vennero costruite spesso tutte in successione e allineate tra loro, secondo un rigido schema. Venne alla luce in tal modo un complesso architettonico unico al mondo per quantità e bellezza.
Il declino del Miglio d’Oro si ebbe con la costruzione della prima linea ferroviaria d’Italia, la Napoli-Portici nel 1839. La linea ferroviaria coincise con lo sviluppo nella zona di un numero consistente di industrie di pellami. Nelle aree portuali nacquero cantieri navali divenuti poi prestigiosi. Lo sviluppo industriale locale richiamò un numero crescente di impiegati nel settore manifatturiero e della meccanica navale che cominciarono ad abitare la zona. Ciò provocò l’allontanamento della nobiltà che vi aveva stabilito dimora di vacanza.
Le cose più importanti da sapere su Miglio d’Oro:
Parlando di tutela, i proprietari delle ville lungo il Miglio d’Oro, per lo più eredi degli aristocratici borbonici che le avevano costruite, non furono in grado di garantire la loro conservazione, già pregiudicata dai saccheggi e dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale e dalla successiva speculazione edilizia.
Dunque, il Parlamento italiano, con la legge n. 578 del 29 luglio 1971, istituì l’Ente per le Ville Vesuviane con lo “scopo di provvedere alla conservazione, al restauro e alla valorizzazione del patrimonio artistico costituito dalle Ville Vesuviane”. Sono 122 le Ville Vesuviane censite e tutelate oggi dall’Ente.
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