Posto sulla sommità del promontorio di Punta Meliso, nell’estremo punto del tacco d’Italia, il Santuario Santa Maria de Finibus Terrae è uno dei luoghi più importanti e suggestivi della cristianità nel Salento.

Si tratta di una basilica minore che sorge nella frazione di Santa Maria di Leuca, appartenente al Comune di Castrignano del Capo. Il suo nome latino (finibus terrae) è riferito proprio alla sua posizione all’estremità sudorientale della penisola italiana. Questo santuario è emblematico non solo come punto di riferimento per i fedeli, ma anche per una serie di antiche leggende che arricchiscono il folklore locale.

La storia del Santuario di Santa Maria di Leuca

Il Santuario di Santa Maria di Leuca ha origini molto antiche e avvolte in un fitto mistero, tanto da aver prodotto tantissime dicerie e leggende che si intrecciano alle vicende storiche. Infatti, nel punto in cui si trova la chiesa sembra che in passato sorgeva un tempio pagano dedicato alla dea Minerva.

Di questo tempio gli archeologi non hanno mai trovato traccia certa, ma secondo la tradizione il cippo monolito presente nella basilica è da sempre considerato quel che resta dell’antico altare intitolato a Minerva.

La storia del santuario è poi legata allo sbarco dell’apostolo Pietro e alla conversione al cristianesimo della popolazione che ha condotto al cambiamento di culto del tempio pagano, dedicato successivamente al Salvatore. L’edificio nel 59 d.C. diventa sede vescovile, ma qualche anno poco viene raso al suolo dopo l’editto di Diocleziano e Galerio.

Nel 343 papa Giulio I decide di consacrare nuovamente la chiesa, questa volta intitolata a Santa Maria dell’Angelo. Il culto della Vergine negli anni cresce progressivamente, fino a quando il 13 aprile del 365 una forte tempesta colpisce la zona e i marinai impauriti chiedono aiuto alla Madonna che intercede per loro, fermando l’evento.

Nei secoli successivi, a causa della sua posizione esposta, la chiesa è stata saccheggiata e distrutta più volte dai saraceni e dai turchi. È stata però ricostruita ogni volta nello stesso punto, partendo dalle mura perimetrali originali. Tra il 1507 e il 1624 si sono verificati diversi episodi nefasti e nel 1720 il vescovo locale decide di ricostruire il santuario con le sembianze di una fortificazione a due piani. È stata quindi consacrata nel 1755 e nel 1990, nel corso di una visita di papa Giovanni Paolo II, la chiesa è stata innalzata a basilica minore.

Le leggende che avvolgono il Santuario di Santa Maria di Leuca

Il Santuario Santa Maria de Finibus Terrae nei secoli ha dato vita a un gran numero di racconti di vario tipo che ne attestano l’origine incerta. La leggenda più nota e conosciuta è quella che riguarda il presunto sbarco di San Pietro nel basso Salento.

Infatti, il tempio sottostante la chiesa sarebbe stato convertito dallo stesso San Pietro, arrivato in Italia a bordo di un’imbarcazione di fortuna. Si dice che il Santo abbia preferito “metterci una croce sopra”, modo di dire entrato nel nostro gergo quotidiano e utilizzato per dare una nuova identità al precedente tempio cancellando il passato.

D’altra parte, in questa zona della Puglia sono molte le testimonianze del passaggio dell’Apostolo. Ad appena 200 metri dal santuario c’è la Croce Petrina, una colonna che commemora la predicazione di San Pietro. Non è l’originale, ma una copia della precedente rovinata.

Altri racconti riguardano invece la dea Minerva. Non a caso, si narra che gli ulivi pugliesi abbiamo avuto origine proprio da questa divinità pagana che, innamorata del territorio locale, voleva contenderla al dio Nettuno.

Quest’ultimo per ingraziarsi i favori del popolo avrebbe donato loro un cavallo. La dea della saggezza replica offrendo un ulivo, considerato molto più utile e adatto allo stile di vita del luogo. Quindi gli abitanti decidono di erigere un tempio in onore di Minerva, giurandole eterno amore e fedeltà.

Un ulteriore storia è invece collegata all’origine della città di Santa Maria di Leuca che coinvolge un pastore, la sua fidanzata e una sirena, Leucasìa, gelosa del loro amore. Mentre i due giovani si trovano sugli scogli, la sirena scatena una violenta tempesta per ucciderli. A questo punto interviene Minerva per trasformarli nelle due scogliere che avvolgono il paese. Come punizione, la dea decide di tramutare la sirena nella città di Leuca. Alcuni credono poi che una linea immaginaria in acqua rappresenti l’abbraccio delle due parti del Comune, indicando il confine tra l’Adriatico e lo Ionio. Tale confine, effettivamente visibile in acqua, è però il risultato di una particolare conformazione della costa.

Per finire, il santuario è anche oggetto di altre dicerie e racconti come luogo di redenzione, dove espiare i propri peccati. Per questo si racconta come vari fantasmi abitino la zona, spostandosi tra grotte, chiese e scogli alla ricerca del perdono dei loro peccati. Agli spettri si accompagnano streghe e anime tormentate che emettono pianti e sibili udibili di notte.