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Nel Settecento si affermò in Italia il talento artistico di Luigi Vanvitelli. Architetto, pittore e scultore dell’epoca riuscì ad affascinare il mondo con la sua innovativa arte. Grazie al suo ingegno ed irresistibile talento, il Vanvitelli segnò il passaggio dallo sfarzoso Barocco ad un nuovo stile, più sobrio ed elegante ma di un alto valore artistico, ispirato al modello delle antiche civiltà greco-romane: il Neoclassicismo.
Tra le sue innumerevoli opere italiane, molte delle quali realizzate a Napoli, sua città natale, spicca per grandiosità e ingegno la spettacolare Reggia di Caserta con il suo annesso Teatro di Corte e l’articolata opera dell’Acquedotto Carolino per il rifornimento idrico.
Forse meno conosciute ma non meno importanti sono anche le altre opere napoletane come la splendida Casina Vanvitelliana a Bacoli, Villa Campolieto ad Ercolano, l’allora Foro Carolino nel cuore della città partenopea, la Chiesa di San Marcellino e Festo e la Basilica della Santissima Annunziata Maggiore, oltre che il suo contributo per la realizzazione del Palazzo Reale.
La versatilità e l’ingegno dell’arte del Vanvitelli
Luigi Vanvitelli nacque il 12 maggio del 1700 a Napoli. Il suo nome originario era Lodewijk van Wittel, figlio della napoletana Anna Lorenzani e del pittore vedutista olandese Gaspar van Wittel, soprannominato Vanvitelli. Allora da dove viene il suo nome d’arte? Quando gli vennero affidati i lavori nel cantiere di Palazzo Reale dal duca Luigi Francesco de la Cerda, cominciò ad essere chiamato Luigi.
Dopo pochi anni dalla sua nascita, la famiglia si trasferì a Roma dove il piccolo Luigi crebbe sotto l’impronta di una formazione capitolina e le influenze classiche dell’antica Capitale. Crescendo, collaborò al fianco del padre, apprendendo molte tecniche artistiche della pittura e non solo. Fu proprio a Roma, infatti, che a soli 15 anni fu notato dal grande architetto barocco, Filippo Juvarra, che lo accolse come suo discepolo dopo aver visto la maestria e il talento grafico di alcuni suoi disegni.
Testimonianza di ciò sono delle righe scritte da Lione Pascoli, che racconta così:
«glieli lodò assaissimo, e mostrò di meravigliarsi, che in giovanile età oprasse da provetto. L’esortò a perseverare ne’ cominciati studi dicendoli che miglior fortuna fatta avrebbe in questi, che in quelli della pittura, perché molti erano i pittori che allora con fama esercitavano l’arte, e rari gli architetti»
Successivamente divenne aiuto architetto a San Pietro nel 1726. Già dopo pochi anni iniziò a lavorare in autonomia a Roma e ad Ancona, dove apportò il suo contributo artistico con diverse opere tra cui: il grande Lazzaretto di Ancona, costruito su un’isola artificiale pentagonale da lui realizzata, e la chiesa del Gesù; a Roma l’imponente restauro della Basilica di Santa Maria degli Angeli e il Convento degli Agostiniani oltre ad alcune altre opere minori come la Fontana Vanvitelli eretta vicino al porto di Civitavecchia.
Criticato da molti e apprezzato da tanti altri, il suo genio fu notato nel 1751 dal re Carlo di Borbone che lo richiamò a Napoli per commissionargli un’opera senza eguali.
La Reggia di Caserta, il capolavoro vanvitelliano
Il Re Carlo di Borbone voleva far costruire a Napoli una grandiosa reggia che potesse eguagliare la magnificenza della francese Versailles e ben rappresentasse il suo casato. Un’idea dalle alte pretese, che fu, fortunatamente affidata al Vanvitelli. Questi, senza scoraggiarsi, si trasferì subito a Caserta dove, nel giro di pochi anni organizzò il progetto, il cantiere e tantissima manodopera che seguisse le sue istruzioni.
I lavori alla Reggia di Caserta vennero portati a termine nel 1845, dopo la morte del Vanvitelli. Il suo progetto, però, fu realizzato integralmente. Il Palazzo è costituito da due corpi di fabbricato intersecati tra loro a croce, con quattro ampi cortili interni. La struttura contava più di un migliaio di stanze e luminose finestre inquadrate da lesene scanalate.
Il parco dove sorge questo magnifico palazzo, si estende invece per 3 chilometri, comprendendo ben 120 ettari di superficie. Su un asse principale corrono parallelamente due vialoni intervallati da fontane e giochi d’acqua collegando una serie di spazi verdi e boschetti quali il Bosco di San Silvestro secondo lo stile del Giardino all’italiana, al celato spazio del Giardino Inglese posto sul limitare del parco.
L’Acquedotto Carolino
Contestualmente ai lavori per la Reggia di Caserta, Luigi Vanvitelli, iniziò un lungo lavoro di ricerca delle sorgenti che avrebbe reso possibile gli inestimabili giochi d’acqua delle fontane monumentali che facevano parte delle cosiddette “delizie reali” del parco.
Data la conformazione geofisica del territorio, però, il Vanvitelli dovette spingersi lontano da Caserta, fino a giungere nella Valle della Piana di Montesarchio che si estende tra Benevento ed Avellino. Fu qui, infatti, che l’artista trovò la sorgente di Fizzo, sul Monte Taburno, che avrebbe reso possibile il rifornimento idrico nella zona casertana grazie alla costruzione di un acquedotto, ispirato alle antiche strutture romane.
I lavori per l’acquedotto di Vanvitelli, chiamato Acquedotto Carolino, in onore del re che ne commissionò l’opera, iniziarono nel 1753.
La struttura avrebbe dovuto trasportare l’acqua attraverso una serie di canali per ben 38 chilometri, fino a Caserta dove avrebbe dato vita alle varie cascate del parco. L’opera venne completata nel 1770 e permise la costruzione non solo del Complesso di San Leucio, commissionato successivamente ad un allievo del Vanvitelli, ma anche lo sviluppo di piccole attività imprenditoriali da parte del popolo, come i numerosi mulini che sorsero lungo il percorso.
Il Teatro di Corte
Nel 1756, il Vanvitelli si dedicò alla realizzazione di un’altra struttura della Reggia di Caserta, non presente nel suo progetto originario, il Teatro di Corte, voluto da re Carlo di Borbone come teatro regio dove il re e i suoi invitati potessero assistere a delle rappresentazioni teatrali private. Fu così che commissionò a Vanvitelli la costruzione di questo teatro basandosi però sul modello del Teatro San Carlo di Napoli. La struttura a ferro di cavallo era necessaria per una buona propagazione del suono dal palcoscenico verso gli spettatori, mentre le cinque fila di palchetti di cui si componeva, erano decorati da ornamenti che ricordano la casa regnante.
Le altre opere del Vanvitelli a Napoli e dintorni
La realizzazione del Complesso della Reggia di Caserta, conferì al Vanvitelli tanta magnificenza, che gli vennero commissionate innumerevoli altre opere in tutta Italia, soprattutto a Napoli e dintorni.
La Basilica della Santissima Annunziata
Dopo l’originaria costruzione angioina nel XIII secolo, la Basilica della Santissima Annunziata fu quasi rasa al suolo da un incendio del 1757. Così i lavori di ristrutturazione vennero affidati a Luigi Vanvitelli. L’artista riuscì a riutilizzare gli originali spazi che resistettero al devastante incendio, come la famosa Cappella Carafa, ricorrendo allo stile Neoclassico, ripreso anche dal figlio Carlo che portò a termine i lavori dopo la morte del padre.
Gli interni della Basilica della Santissima Annunziata sono definiti dalla struttura a croce latina con un’unica navata e la disposizione laterale di sei cappelle intervallate dalle colonne corinzie poste da Carlo. Attraversando la navata e osservando con occhio critico, è evidente la somiglianza strutturale della Cappella Palatina nella Reggia di Caserta.
Il Foro Carolino
Nel 1757, il popolo partenopeo decise di dedicare al sovrano Carlo di Borbone, una grande piazza nel centro di Napoli. Lo slargo dell’attuale Piazza Dante a cui si accede allora come oggi da Port’Alba, era chiamato Foro Carolino, in onore del re che aveva portato a Napoli prosperità e bellezza. I lavori non potevano che essere commissionati al più grande architetto dell’epoca, Luigi Vanvitelli. Sotto la sua guida, fu realizzato un grande emiciclo di marmo e piperno, in cui vennero esposte ventisei statue raffiguranti le virtù del grande re.
La Chiesa di San Marcellino e Festo
Struttura monumentale di Napoli è la Chiesa di San Marcellino e di Festo, che sorge nel pieno centro storico. Le mirabili decorazioni interne delle pareti in legno intagliato e marmi policromi, furono progettate da Luigi Vanvitelli nel XVIII secolo cui venne commissionata l’opera di restauro della struttura di origini medievali. All’architetto si attribuiscono anche due cappelle situate nel transetto della chiesa e la veduta sull’Oratorio della Scala Santa.
La Casina Vanvitelliana
Al 1752 risale l’opera di trasformazione di tutta la zona circostante al lago Fusaro, dove oggi sorge la Casina Vanvitelliana. L’opera fu eseguita da Luigi Vanvitelli che fece del luogo la riserva di caccia e di pesca reale per volere del nuovo re Ferdinando IV di Borbone. A causa dell’improvvisa morte dell’architetto, ormai vecchio, l’opera fu però portata a termine dal figlio Carlo.
Gli ultimi anni del Vanvitelli
Verso la fine della sua riecheggiante esistenza, Luigi Vanvitelli si dedicò alla realizzazione di alcune parti di Villa Campolieto a Caserta. Ormai stanco, contribuì poi all’allestimento della scenografia per il matrimonio di Ferdinando IV di Borbone tra il 1766 e il 1768. Successivamente si ritirò a Caserta dove morì nel 1773 e dove ancora oggi è sepolto presso la Chiesa di San Francesco di Paola.
Testimonianza fondamentale che ben ci descrive la figura di Luigi Vanvitelli, è la biografia Vita dell’architetto Luigi Vanvitelli, scritta dal nipote a cui fu dato il nome del nonno. Questi lo descrive così: «Estremamente laborioso, e disegnatore indefesso, egli riuniva qualità sovente discordi, prontezza d’ingegno e sofferenza di studio, vivacità di spirito e ostinazione di fatica. In mezzo a tante occupazioni e gloria sì rara, era sempre umano, moderato, piacevole, discreto cogli operai, pietoso con i miseri, cortese con tutti. […] Raro ed imitabile esempio di lodevolissima onestà, di dolci costumi, nettissimo d’invidia, affabile e sincero per natura era da tutti desiderato, ed amici aveva moltissimi».
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