Nelle acque del Golfo di Napoli, tra le isole flegree e lā€™area marina protetta del Regno di Nettuno, vi ĆØ una piccola isola che affascina tutti con le sue meraviglie: la spettacolare Procida, orgoglio partenopeo, eletta capitale della cultura 2022.

Meta tanto amata dai turisti, Procida stupisce i propri visitatori con gli allegri colori pastello delle case dei pescatori e i suoi spettacolari paesaggi e tramonti. Ricchezze che hanno ispirato letterati come Elsa Morante che la descrive nella sua Isola di Arturo e registi, come lā€™amato Massimo Troisi che girĆ² sullā€™isola molte scene del celebre film Il Postino. CiĆ² che affascina di Procida sono anche le misteriose leggende e gli incredibili racconti, nati in un tempo indefinito che fanno ormai parte della storia dellā€™isola.

Lā€™origine del nome Procida: tra storia e credenze

Il nome dellā€™isola di Procida ĆØ rimasto invariato per lungo tempo. Diverse sono le ipotesi legate alla sua origine, che ancora oggi appare come un irrisolvibile mistero. I Romani la chiamavano Prochyta, che deriverebbe da Prima Cyma, ossia prossima a Cuma. Secondo questa ipotesi, il nome stava ad indicare non solo la posizione geografica dellā€™isola ma anche come questa doveva apparire agli occhi dei naviganti.

Chi giungeva dal mare infatti vedeva questa piccola isola dietro cui si stagliava la terra partenopea. CosƬ, secondo alcuni, lā€™isola fu colonizzata dai greci ancor prima che venisse fondata Cuma. In una ricostruzione del filosofo Abbate Scotti, nato a Procida nel XVIII secolo, invece, lā€™appellativo Prima Cyma o la sua abbreviazione Pro Cyma, sarebbe potuto derivare dalla storpiatura di un termine ebraico o aramaico che indicava la vicinanza dellā€™isola non a Cuma ma alla Cima, quella di Capo Miseno, che si erge proprio dietro le sue spalle.

Secondo ipotesi formulate al tempo dei Greci, il nome dellā€™isola deriverebbe dal termine prĆ²keitai, ossia giacere, cosƬ come appare la piccola terra vista dal mare. Geologicamente Procida ĆØ una terra di origini vulcaniche, nata a seguito dei movimenti della terra causati dalla forza dellā€™attivitĆ  magmatica di ben sette vulcani. Dalla conseguente deformazione della crosta terrestre pare sia emersa Procida, il cui nome sarebbe da ricercarsi dal verbo greco prochyo: da qui il termine proikeein, ossia profusa, sollevata o messa fuori dalla profonditĆ  degli abissi.

Procida nella leggenda e nel mito greco

Lo storico romano Dionigi di Alicarnasso, detto Dionisio, immaginĆ² una fantastica storia. Durante i suoi studi, infatti, Dionisio si imbattĆØ nel grande poema epico di Virgilio, lā€™Eneide, che racconta le leggendarie gesta dellā€™eroe Enea. Nella sua storia la nutrice di Enea si chiamava Procida e morƬ in mare durante il viaggio che lā€™eroe compƬ verso Roma. CosƬ Enea decise di seppellirla su una piccola isola, nei pressi di Vivara, che da quel giorno avrebbe portato per sempre il nome di Procida.

La mitologia greca fornisce ancora unā€™altra spiegazione allā€™origine di Procida: la Gigantomachia, una cruenta battaglia avvenuta tra gli Dei dellā€™Olimpo e i Giganti. Questi ultimi si ribellarono agli Dei e li sfidarono al largo delle coste di Capo Miseno. I potenti Dei riuscirono a sconfiggere i tre giganti e li punirono cosƬ: sulle spalle del gigante Tifeo gettarono Ischia, lā€™immenso Vesuvio, invece, schiacciĆ² Alcioneo. Allā€™ultimo e piĆ¹ piccolo dei tre giganti, Mimante, toccĆ² invece Procida, sotto cui giace ancora oggi.

La leggenda di San Michele Arcangelo

Lā€™isola di Procida era spesso saccheggiata dalle scorrerie dei pirati. Nel 1535 perĆ² approdĆ² sulle spiagge di Procida il temuto Barbarossa che mise a ferro e fuoco lā€™isola. A questo drammatico assedio gli isolani non riuscirono a resistere e si racconta che invocarono lā€™aiuto del loro patrono, San Michele Arcangelo. Questi accolse il grido dei suoi protetti e discese minacciosamente dal cielo, brandendo tra le mani la sua spada di fuoco. I pirati, spaventati e impotenti di fronte a tutto ciĆ², non poterono che fuggire via in una tempesta di fulmini che si scagliĆ² loro contro. In segno di profonda gratitudine gli isolani dedicarono al santo lā€™abbazia che domina Torre Murata.

Cosa aspetti a vedere da vicino i luoghi di questi affascinanti racconti?