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Diversi sono i miti e le leggende che da tempo immemore aleggiano intorno alla grandiosa imponenza del Vesuvio. Questo vulcano, così maestoso e spaventoso, ha fatto parlare di sé, ispirando storie e racconti, mitologie, leggende e personaggi, assumendo, nel tempo, sia un ruolo positivo e mite che un’accezione di impetuosa forza distruttiva e maligna.
Il Mito degli Dei sul Vesuvio
Al tempo degli antichi, il Vesuvio, appariva come un’altissima montagna (più alta di come è oggi dopo esser stato modellato dagli agenti esogeni), verdeggiante e isolata bagnata dalle acque del mare. Questo portò i latini a credere che il Monte Vesuvio fosse in realtà la casa di Zeus e degli Dei, quello che per i greci era il Monte Olimpo.
Altri invece lo definivano “vulcano Vesuvinum” associandolo al Dio Bacco per la coltivazione di viti da vino con cui, già da quel tempo, si produceva questa bevanda. A conferma di ciò, anfore di vino che sono state ritrovate negli scavi di Pompei, riportano la scritta “vesvinum” o “vesuvinum”.
Perché “degli dei” e non “dei dei”? Di solito davanti ad una consonante si dovrebbe utilizzare l’articolo “i” ma la parola dei deriva da iddei quindi voleva l’articolo gli che poi è rimasto tale nonostante la caduta della i.
L’infernale Vesuvio
Tuttavia, a seguito della grandiosa eruzione storica del Vesuvio, avvenuta nel 79 D.C., si associava il vulcano alla bocca dell’Inferno e alla casa del Diavolo. Fu questo il momento in cui, l’altissima e fiorente montagna, assume un aspetto del tutto spaventoso e negativo.
Proprio da questa associazione di Inferno e male, nacque la leggenda sulla nascita di Pulcinella. Secondo questa credenza, Pulcinella, sarebbe nato da un uovo spuntato improvvisamente sulla bocca del Vesuvio, per volere di Plutone, Dio degli inferi e dei morti a seguito della richiesta di due fattucchiere napoletane. Queste avevano chiesto al Dio di donare loro un salvatore che avrebbe sanato le condizioni di ingiustizia e malessere della città.
Durante l’apocalittica eruzione del 1631, la popolazione napoletana si affidò al suo Santo Patrono, ossia San Gennaro. L’arcivescovo decise, così, di far uscire in processione la statua del Patrono. Il suo sangue si liquefece (presagio positivo) e si placarono le ire dell’eruzione che si arrestò del tutto.
Le leggende degli amori vesuviani
Non potevano poi mancare leggende amorose.
Si narra, infatti, la storia della ninfa marina Leucopetra, amata e contesa per amore tra i due uomini: Vesevo e Sebeto. Un giorno si narra che mentre la ninfa era intenta a raccogliere conchiglie in riva al mare i due uomini, si lanciarono verso di lei con l’intento di volerla rapire. Lei si tuffò in mare e si trasformò in roccia, mettendosi in salvo. I due uomini, invece, ebbero diverse sorti: Vesevo si trasformò in pietra e crebbe dalla rabbia fino ad esplodere di passione sotto forma di lava; Sebeto, invece, pianse tanto da trasformarsi in fiume che bagnò le terre di Neapolis fino a prosciugarsi.
Un’altra leggenda, invece, narra della storia d’amore tra un giovane nobile della famiglia Vesuvio e una bella fanciulla della famiglia Capri. Il loro legame era così profondo e dolce che i due erano inseparabili. Le famiglie, però, erano tra loro rivali e non potevano permette questa unione. Così un giorno i genitori della fanciulla la costrinsero ad imbarcarsi a largo di Napoli. Lei, però, non poteva sopportare di dividersi dal suo amato e, tuffandosi in mare, annegò. Quando il giovane seppe della morte della sua compagna, cominciò a versare lacrime di fuoco e si tramutò nel vulcano Vesuvio. Dov’era annegata la fanciulla, invece, spuntò la bella isola di Capri.
La fattucchiera Amelia
La fattucchiera Amelia, personaggio immaginario della Disney, inventato da Carl Basks nel 1961, vive in una casetta alle pendici del Vesuvio. Il disegnatore americano la creò, ispirandosi alla bellezza mediterranea di Sophia Loren, arricchito dal fascino di Morticia della Famiglia Addams, ma sempre conservando l’intramontabile accento napoletano.
Storie di vulcaniche magie
Si dice che la nascita del Vesuvio, fu un incidente causato dal Mago più potente che Napoli avesse mai conosciuto. Egli abitava su un Monte che sovrastava tutto il Golfo di Napoli e da lì vegliava sulla città. Ma il suo potere incontrastato non poteva diffondersi quanto avrebbe voluto poiché il Mago non poteva spostarsi: la sua gamba, infatti, era bloccata tra le rocce e lui non poteva espandere i suoi confini. Un giorno la Terra tremò e il Mago potè finalmente estrarre la sua gamba. Nel farlo, però, si aprì accidentalmente una voragine da cui fuoriuscivano fuoco e lava.
Un’altra leggenda appartiene all’abate Desiderio. Quest’ultimo scrive di un frate napoletano che viveva da eremita sulle pendici del Vesuvio. In una notte di luna piena, notò due figure che portavano una grande balla di fieno al vulcano. Incuriosito, il frate andò dai due uomini a chiedere spiegazione e i due gli risposero, di fatti, che il fieno avrebbe alimentato le fiammo del vulcano che in cambio avrebbe eliminato tutti gli uomini ricchi e malvagi. In particolare i due volevano la morte del Duca di Napoli, Giovanni e il Principe di Capua, Pandolfo. Il frate allora si precipitò ad avvisare il Duca Giovanni che, a sua volta, mandò degli emissari al Principe Pandolfo. All’arrivo dei due messaggeri, il Principe era già morto e dopo poco toccò lo stesso destino anche al Duca.
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