Il quartiere Forcella è una delle zone più note e pittoresche della città di Napoli. Si trova nel centro storico, tra i quartieri San Lorenzo e Pendino, e si estende fino alla zona di Porta Capuana. Nello specifico, lo potete incontrare nei pressi di Via Duomo, Spaccanapoli e Corso Umberto I.

È una zona particolarmente ricca di storia e reperti risalente al XVI secolo, quando a dominare erano gli Aragonesi. Il nome dell’antico e popolare sobborgo proviene dalla sua arteria principale a forma di ipsilon (Y), che ricorda appunto una forcella. Secondo altre ipotesi, la Y era invece un simbolo della scuola pitagorica e rappresentava l’ideale bivio tra virtù e vizio.

Forcella è poi legata all’espressione napoletana “s’arricorda ‘o cippo e Forcella”, che sta ad indicare qualcosa di molto vecchio. Il detto proviene dal ritrovamento dei resti di una cinta muraria dell’antica Neapolis risalenti al III secolo a.C., emersi durante dei lavori di risanamento a Piazza Calenda. Oggi tali reperti sono protetti da un cancello di ferro, da cui si può ammirare quel che resta della Porta Furcilla, uno degli accessi alla città vecchia.

Per anni il quartiere è stato terra di conquista dei clan camorristici, su tutti il clan Giuliano. Al contempo persone come don Luigi Merola hanno acceso la luce su questa piaga sociale, non senza difficoltà e minacce personali.

Forcella, però, significa anche arte e cultura. Basti pensare al film “Ieri, oggi e domani” di Vittorio de Sica girato nel quartiere nel 1963 e con protagonisti Marcello Mastroianni e Sophia Loren. Qui ci sono anche teatri storici, pizzerie e chiese di grande fascino. Vediamo quindi quali sono le più interessanti attrazioni che si possono ammirare a Forcella.

Il Murales di Jorit

Dal 2011 l’artista napoletano Jorit realizza dei bellissimi ritratti di grandi dimensioni che immortalano personaggi importanti per Napoli o che sono simbolo di lotte sociali. La caratteristica principale è che lo street artist immagina queste persone come guerrieri che appartengono alla stessa tribù e li rappresenta con dei graffi sul viso, che sono diventati il segno di riconoscimento dell’artista.

I murales sparsi per la città sono situati nelle aree più degradate e popolari di Napoli e molti sono diventati un punto di ritrovo per i  turisti. Oltre all’opera dedicata a Maradona, uno dei lavori più famosi di Jorit è il murales di San Gennaro a Forcella.

Per l’artista San Gennaro non è un santo, ma piuttosto un uomo che lavora, infatti l’immagine si ispira ad un suo amico operaio. Il ritratto è stato dipinto nel 2015 a Piazza Crocelle ai Mannesi ed è stata la prima opera di arte urbana ad essere stata benedetta dal parroco della chiesa di San Giorgio Maggiore.

Santa Maria Egiziaca a Forcella

La chiesa di Santa Maria Egiziaca a Forcella è una delle chiese del quartiere ed è uno splendido esempio di arte barocca napoletana. La struttura e l’adiacente monastero sono stati fondati nel 1342 per volontà della regina Sancha di Maiorca, consorte del re Roberto d’Angiò.

Il monastero era stato concepito per fornire assistenza alle prostitute pentite. Infatti, la chiesa è intitolata a Santa Maria Egiziaca, peccatrice redenta che avrebbe trascorso 47 anni nel deserto d’Egitto come eremita.

Questa è la seconda chiesa di Napoli ad essere dedicata alla Santa. L’altra è situata a Pizzofalcone e per non confondersi, il popolo ha ribattezzato quella di Forcella Santa Maria Egiziaca all’Olmo, in riferimento al grande albero che sorge nella piazza.

L’accesso alla chiesa è vicino a Corso Umberto I, nella zona in cui la strada si unisce a Via Carlo Felice. In origine l’entrata era collocata su Via Forcella ed è stata spostata solo dopo il risanamento dell’edificio.

Il luogo di culto accoglie degli interni decorati con marmi policromi molto suggestivi. Ci sono poi preziosi affreschi come La Comunione di Maria Egiziaca di Andrea Vaccaro e La Conversione di Luca Giordano.  

Fontana della Scapigliata

In Via Egiziaca a Forcella potete incontrare la Fontana della Scapigliata, la cui costruzione risale alla riqualificazione urbana voluta dal Viceré Don Pedro de Toledo tra il 1539 e il 1541. È ubicata di fronte all’ospedale Ascalesi ed è stata disegnata da Giovanni Merliano da Nola.

La fontana è stata chiamata “della scapigliata” per il particolare movimento del suo getto d’acqua che si infrangeva su una pietra a forma di scoglio messa dentro una vasca ellittica. In principio la fontana era ricca d’acqua e veniva usata per rifornire due mulini della Santa Casa dell’Annunziata e le abitazioni dei dintorni.

I bordi della vasca sono molti alti e solidi per consentire alle massaie di una volta di andare a lavare i panni. A metà del XIX secolo lo scoglio originale della struttura è stato sostituito da una colonna di marmo con lo stemma del Comune di Napoli. A destra della Fontana della Scapigliata c’è la Fontana del Capone, chiamata così perché l’acqua zampilla da una grande pietra a forma di testa e anch’essa è perfettamente funzionante.

Chiesa di San Giorgio Maggiore

La chiesa di San Giorgio Maggiore è senza dubbio uno dei posti più affascinanti del quartiere di Forcella. È una delle prime chiese cittadine e sembra sia stata fondata tra il IV e il V secolo.

L’ingresso è a pochi passi dal murale di Jorit e presenta un’abside di epoca paleocristiana con grandi colonne e capitelli corinzi. Inizialmente la chiesa era conosciuta come la Severiana, in ricordo del vescovo che l’aveva fondata e solo dal IX secolo è stata consacrata a San Giorgio.

Nel 1640 si sono svolti degli importanti interventi di restauro per ordine di Cosimo Fanzago ed è in tale periodo che viene invertito l’orientamento dell’edificio. La chiesa in origine aveva 3 navate, ma quella di destra è andata distrutta nel corso dei lavori di ampliamento che riguardarono la vicina Via Duomo durante il XIX secolo.

Sotto l’altare della chiesa di San Giorgio Maggiore sono oggi conservate le reliquie di San Severo che ha combattuto contro l’arianesimo e le cui spoglie sono state rinvenute nelle catacombe del Rione Sanità.

Uno degli oggetti più interessanti è il grande dipinto di Alessio d’Elia che immortala San Giorgio. L’opera è collocata su un supporto mobile che nasconde un altro dipinto del Santo attribuito ad Aniello Falcone.

Risalente al 1645, il secondo quadro è rimasto coperto dall’altra tela per secoli, prima di essere riportato alla luce. Si pensa che alla base di questo occultamento ci sia il rapporto di Aniello Falcone con la Compagnia della Morte, un gruppo che aveva lo scopo di eliminare tutti gli spagnoli presenti a Napoli.

Sembra, infatti, che lo stesso pittore fosse coinvolto in atti criminali e per tale motivo non gli sono più state commissionate altre opere. È quindi plausibile che quando d’Elia stava per realizzare il suo quadro su quello di Falcone, abbia poi deciso di preservare comunque quello preesistente. I due dipinti raccontano lo stesso episodio della vita di San Giorgio, ma sono diversi tra di loro in quanto Falcone preferisce i toni più chiari e caldi, mentre d’Elia è più incline ai colori scuri.

Teatro Trianon Viviani

Il teatro Trianon sorge in piazza Vincenzo Calenda, nei pressi di Castel Capuano e dei Decumani. La sua inaugurazione risale al 1911, quando Vincenzo Scarpetta debutta come protagonista di Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta, suo padre.

Negli anni seguenti il teatro ha mutato spesso funzione. Prima è stato adibito al genere sceneggiata e in epoca fascista ha preso il nome di Trionfale. Nel 1940 è diventato una sala cinematografica con il nome di Splendore.

Negli anni Cinquanta e sessanta il teatro Trianon ha visto calcare il palcoscenico ad attori di grande fama come i De Filippo, i Taranto, Totò, Raffaele Viviani e molti cantanti della canzone napoletana. Dal 2002 c’è stato un profondo rinnovamento e alla direzione artistica si sono alternati Nino D’Angelo e Marisa Laurito.

La struttura del teatro accoglie 530 posti con la più classica forma del teatro all’italiana, ovvero con 3 ordini di palchi. I lavori di ristrutturazione tra il 2000 e il 2002 hanno rivelato un importante reperto greco dell’antica fortificazione di Neapolis, detta torre della sirena, in parte inclusa nel nuovo edificio.

Sito archeologico di Carminiello ai Mannesi

Non distante dal Duomo di Napoli c’è via Carminiello ai Mannesi ed è qui che si trova l’omonimo sito archeologico. I resti appartengono ad un antico edificio romano scoperto nel corso dei bombardamenti del 1943 che hanno distrutto la chiesa di Santa Maria del Carmine ai Mannesi e i palazzi vicini.

Il sito si compone di una costruzione su due livelli, composta da un nucleo principale collocato intorno al I secolo e da altri elementi aggiunti in epoche successive. L’impianto originario è stato inglobato in un altro edificio in età imperiale ed era dotato di stanze di servizio al piano terra e di un complesso termale al piano superiore. Negli spazi ad uso termale sono state ritrovate le condutture idriche, alcune vasche in marmo e un rilievo che raffigura il dio Mitra mentre sacrifica un toro.