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Il termine “Regno di Napoli” indica l’antico Stato italiano che, con alterne vicende, dal XIII al XIX secolo si è esteso a tutta la parte meridionale della penisola italiana. Il nome ufficiale era Regnum Siciliae citra Pharum (“Regno di Sicilia al di qua del Faro”, intendendosi il Faro di Messina), in contrapposizione al contemporaneo Regnum Siciliae ultra Pharum (“Regno di Sicilia al di là del Faro”, più semplicemente noto come Regno di Sicilia, che comprendeva l’intera isola di Sicilia). In origine il territorio era parte integrante del Regno normanno di Sicilia, istituito nel 1130, che comprendeva praticamente tutti i territori del Mezzogiorno (era il più ampio tra gli antichi Stati italiani!). La formale divisione del regno in due avvenne nel 1302 con la Pace di Caltabellotta, considerata l’atto di fondazione convenzionale del Regno di Napoli.
Il regno visse periodi di grande fioritura economica, civile ed intellettuale col susseguirsi delle varie dinastie.
Segue un elenco cronologico dei sovrani del Regno di Napoli dalla sua nascita fino all’unione con il Regno di Sicilia e la conseguente formazione del Regno delle Due Sicilie.
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I Re di Napoli
Carlo I d’Angiò (1226-1285)
Figlio del Re di Francia Luigi VIII il Leone e di Bianca di Castiglia. Sposò Beatrice, figlia del conte di Provenza e di Forcalquier Raimondo Berengario IV, ereditando dal 1246 i titoli del suocero. Nel 1247 suo fratello Luigi IX il Santo, Re di Francia, lo rese conte d’Angiò e del Maine, fondando così un nuovo ramo cadetto dei Capetingi: gli Angioini.
Carlo I d’Angiò fu Re di Sicilia dal 1266 fino al 1282, anno in cui fu cacciato dall’isola in seguito ai movimenti di ribellione noti come Vespri Siciliani. Fino alla sua morte continuò comunque a governare come Re di Napoli sui territori peninsulari del Regno.
E proprio sulla facciata del Palazzo Reale di Napoli, nella terza nicchia da sinistra vi è una famosa statua che lo ritrae, scolpita da Tommaso Solari nel XIX secolo.
Carlo II “lo zoppo” (1254-1309)
Figlio di Carlo I d’Angiò e Beatrice di Provenza. Passò alla storia come “lo zoppo” a causa di una menomazione congenita, che comunque non gli impedì di battersi sempre con valore. Ereditò i titoli di suoi padre e nel 1285 gli successe come Re di Napoli, governando fino al 1309 (anno della sua morte). Un anno dopo, il suo corpo fu trasportato ad Aix, in Provenza, la terra dei suoi avi, e forse è per questo che a Napoli non vi sono monumenti importanti o altre opere a lui intitolate, fatta eccezione per un paio di ritratti di incerta attribuzione. Inoltre, così come suo padre prima di lui, Carlo II fece coniare i carlini nella Zecca di Napoli: monete d’oro e d’argento che presentavano sul dritto lo stemma degli Angioini (uno scudo partito con il Giglio di Francia e la Croce di Gerusalemme), e sul rovescio la scena dell’Annunciazione.
Roberto d’Angiò “il Saggio” (1277-1343)
Figlio di Carlo II d’Angiò e della Regina Maria d’Ungheria, fu primo Duca di Calabria dal 1296 al 1309, anno della sua incoronazione a Re di Napoli. Ereditò inoltre tutti gli altri titoli del padre, mantenendoli fino alla morte. Non avendo eredi legittimi ancora in vita, gli successe sua nipote Giovanna, figlia di suo figlio Carlo, Duca di Calabria.
Roberto d’Angiò fu definito “il Saggio” o anche “il Pacificatore”: innanzitutto perché, subito dopo essere stato eletto, partecipò attivamente alla riconciliazione tra Guelfi e Ghibellini. Inoltre, con lui, il Regno di Napoli visse un lungo periodo di pace, dopo essere stato a lungo afflitto da sanguinose guerre. La sua corte fu frequentata da importanti scrittori, come Petrarca e Boccaccio, ed artisti tra cui Simone Martini, Tino di Camaino e Giotto. Proprio a Simone Martini è attribuito il dipinto del 1317 (oggi conservato al Museo Nazionale di Capodimonte) che raffigura l’incoronazione del Re Roberto da parte del fratello San Ludovico di Tolosa (quest’ultimo, nato nel castello del Parco di Nocera Inferiore).
Giovanna I d’Angiò (1327-1382)
Divenne Regina di Napoli nel 1343. Fu anche contessa di Provenza e di Forcalquier, Principessa d’Acaia e Regina titolare di Gerusalemme e di Sicilia. Era una donna colta e raffinata, di cui ricordiamo un’effigie tratta da un manoscritto del De mulieribus claris di Giovanni Boccaccio, oltre ad alcuni ritratti di incerta attribuzione (per lo più di artisti provenzali).
Nel 1380, essendo priva di eredi, Giovanna nominò Luigi I d’Angiò-Valois (1339-1384) come suo legittimo erede al trono di Napoli. Ma nel 1381 Carlo d’Angiò-Durazzo, cugino di lei, che era stato designato erede per primo, entrò a Napoli facendola incarcerare ed assassinare nella fortezza di Muro Lucano in Basilicata, e proclamandosi re. Luigi I fu comunque Re di Napoli fino alla morte.
Carlo III “il breve” (1345-1386)
Carlo d’Angiò-Durazzo divenne Re di Napoli nel 1382 con il nome di Carlo III, e Re d’Ungheria nel 1385 con il nome di Carlo II detto “il breve”. Fu anche principe d’Acaia e Re titolare di Gerusalemme, come i suoi predecessori. Fu il primo membro degli Angiò-Durazzo ad insediarsi sul trono di Napoli, spodestando ed assassinando la cugina Giovanna I. Venne anch’egli assassinato nel 1386 a Visegrád (Ungheria), in una congiura organizzata dalla Regina Elisabetta di Bosnia, moglie di Luigi I e madre della Regina d’Ungheria spodestata da Carlo. Alla sua morte gli successero i suoi figli, prima Ladislao e poi Giovanna II. Entrambi però morirono senza eredi legittimi, determinando in questo modo la fine del dominio angioino sul Regno di Napoli.
Ladislao I (1377-1414)
Noto anche come Ladislao d’Angiò-Durazzo o Ladislao di Durazzo, fu Re di Napoli dal 1386 al 1414, anno della sua morte. Detenne inoltre molti altri titoli, per lo più ereditati dai suoi predecessori. Spietato e sanguinario (il suo motto era Aut Caesar auti Nihil, “O Cesare o niente!”), fu l’ultimo erede maschio legittimo degli Angiò-Durazzo. Si sposò tre volte: la sua prima moglie Costanza di Chiaromonte, ripudiata dopo soli tre anni, visse nel Palazzo Marigliano (detto anche Palazzo di Capua), nell’attuale via San Biagio dei Librai a Napoli, oggi sede della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania.
A Ladislao I successe la sorella Giovanna II.
Giovanna II (1373-1435)
Giovanna II d’Angiò-Durazzo fu Regina di Napoli dal 1414 al 1435, anno della sua morte.
Vi sono molte leggende su Giovanna II, la maggior parte delle quali incentrate sui suoi numerosi vizi: pare infatti che ospitasse nella sua alcova numerosi amanti di ogni genere ed estrazione sociale, di cui si sbarazzava subito dopo aver soddisfatto le sue voglie. Si narra che avesse addirittura fatto costruire una botola nella sua camera a Castel Nuovo (oggi meglio conosciuto come Maschio Angioino), in cui gettava i suoi amanti destinandoli ad essere divorati dai mostri marini. Questa sua indole di amante focosa e violenta le è valsa spesso l’appellativo di “Regina Mantide”.
La regina dava sfogo alla sua libidine (e ai suoi crimini) anche nella sua residenza estiva a Capo di Sorrento, di cui oggi non restano che poche rovine ed una spiaggia appartata (i famosi Bagni della Regina Giovanna).
Morendo ella senza eredi legittimi, la casata degli Angiò-Durazzo si estinse, sancendo definitivamente la fine della dinastia degli Angioini.
Renato I “il buono” (1409-1480)
A Giovanna II successe Renato di Valois-Angiò, fratello di Luigi III (l’erede designato dalla Regina, che però morì prima di lei). Luigi III e suo fratello Renato erano membri della famiglia dei Valois-Angiò, che dal 1380 rivendicavano il trono di Napoli e si fregiavano del titolo di Re di Napoli, in virtù del diritto ereditario che la Regina Giovanna I d’Angiò aveva concesso a Luigi I di Valois-Angiò prima di essere spodestata da Carlo III.
Renato I fu Re di Napoli dal 1435 al 1442 anno in cui fu deposto e cacciato dal Regno da Alfonso V re d’Aragona. Fu il primo e l’ultimo Re di Napoli della dinastia dei Valois-Angiò.
Fu un mecenate delle arti, e sotto il suo regno furono realizzate tantissime tavole e miniature.
Alfonso I “il Magnanimo” (1396-1458)
Alfonso V di Aragona (in origine Alfonso di Trastámara) fu il capostipite del ramo aragonese di Napoli. Era stato precedentemente nominato erede titolare da Luigi III, ma nonostante fosse stato sconfessato da Giovanna II, il debole regno di Renato I e l’improvvisa povertà del suo casato gli fornirono la base giuridica per rivendicare il Mezzogiorno continentale ai danni del legittimo re napoletano. Conquistò militarmente il Regno di Sicilia Citeriore e, una volta congiunto al suo Regno di Sicilia Ulteriore, assunse il titolo di Rex Utriusque Siciliae, unificando formalmente i due regni.
Tuttavia, alla sua morte lasciò Napoli al suo figlio naturale Ferdinando I, mentre la corona di Aragona e la Sicilia andarono al fratello Giovanni II d’Aragona, separando così nuovamente i due regni.
Alfonso il Magnanimo è rappresentato nella statua ospitata nella quarta nicchia da sinistra sulla facciata del Palazzo Reale di Napoli. L’opera, eseguita da Achille d’Orsi alla fine del XIX secolo, si presenta come un connubio tra classicismo e verismo; è stata tuttavia poco acclamata dalla critica per la “cattiva collocazione all’interno della sua nicchia”.
Alfonso I fece anche ricostruire il Maschio Angioino, dopo averlo distrutto durante il suo ultimo assedio alla città di Napoli nel 1441, e gli cambiò il nome in Castel Nuovo. Il portale d’ingresso della facciata principale è dedicato proprio al “trionfo di Alfonso I”, in uno stile che richiama i trionfi dell’antica Roma.
Ferdinando I (1423-1494)
Fu Re di Napoli dal 1458 al 1494. Meglio conosciuto come Ferrante I e detto anche Don Ferrante, era l’unico figlio maschio, illegittimo, di Alfonso I di Napoli: la madre, Gueraldona Carlino, era infatti una nobildonna di origine probabilmente napoletana, amante del re Alfonso V d’Aragona.
Ferdinando I si sposò due volte, generando rispettivamente sei figli dal primo matrimonio ed una figlia dal secondo… oltre ad un gran numero di figli illegittimi.
Ferdinando I è ritratto su molte monete napoletane dell’epoca (armellini, cavalli e coronati napoletani). Al Museo di Capodimonte è inoltre conservato un busto, attribuito a Guido Mazzoni e datato circa al 1491, che lo ritrae con fattezze piuttosto appesantite, le rughe dell’età matura ed il collare dell’Ordine dell’Ermellino (da lui fondato nel 1465). Tuttavia, di recente si è pensato che il busto raffiguri in realtà il suo successore Alfonso II di Napoli, il primogenito avuto dalla prima moglie Isabella di Chiaromonte.
Alfonso II (1448-1495)
Fu Duca di Calabria e poi Re di Napoli per circa un anno, dal 25 gennaio 1494 al 23 gennaio 1495. Come detto in precedenza, è oggi in dubbio se il busto conservato al Museo di Capodimonte e attribuito a Guido Mazzoni (datato 1491 circa), raffiguri Alfonso II o il suo predecessore Ferdinando I.
Alfonso II ebbe tre figli dalla sua prima moglie Ippolita Maria Sforza e due figli illegittimi dalla sua amante Trogia Gazzella. Gli successe il primogenito Ferdinando.
Tra le varie opere promosse da Alfonso II ricordiamo l’acquisto di una masseria fuori le mura di Napoli per realizzare una residenza extra moenia: quella che sarebbe diventata la famosa Villa di Poggioreale, uno dei più importanti edifici del Rinascimento napoletano.
Ferdinando II “Ferrandino” (1469-1496)
Quando era ancora generale scelse come propria dimora l’attuale Palazzo Petrucci, inglobandolo insieme ad altri beni confiscati ai nobili durante la cosiddetta “congiura dei baroni” (1487). Fu Re di Napoli per meno di due anni, dal 23 gennaio 1495 al 7 settembre 1496 (giorno della sua morte). Dal febbraio al luglio del 1495 fu spodestato da Carlo VIII di Francia, sceso in Italia per rivendicare l’eredità angioina facendo leva su un lontano diritto ereditario al trono di Napoli. Ma grazie all’assistenza del cugino Ferdinando II d’Aragona (Re di Sicilia e di Spagna) e alla lealtà del popolo, Ferrandino riuscì a riconquistare il Regno di Napoli in seguito alla battaglia di Seminara.
Non avendo eredi diretti, alla sua morte (avvenuta precocemente all’età di 28 anni) la corona fu ereditata dallo zio Federico (fratello legittimo di Alfonso II), che salì al trono come Federico I.
Carlo IV (1470-1498)
Carlo VIII di Valois fu Re di Francia dal 1482 al 1498 e Re di Napoli nel 1495 con il nome di Carlo IV. La sua discesa in Italia per spodestare Ferdinando II fu fallimentare, ma inaugurò le cosiddette “guerre d’Italia”: otto lunghi conflitti che mutarono profondamente la geografia politica dell’Italia (le grandi potenze europee si disputavano il controllo della penisola) e terminarono solo nel 1559 con la Pace di Cateau-Cambrésis. L’entrata a Napoli di Carlo IV è testimoniata in una Cronaca figurata del Quattrocento del cronista napoletano Melchiorre Ferraiolo.
Federico I (1452-1504)
Fu Re di Napoli dal 1496 al 1501. Si sposò due volte: la prima volta con Anna di Savoia (figlia del Duca Amedeo IX di Savoia), dalla quale ebbe una figlia, Carlotta; la seconda volta con Isabella del Balzo, figlia del Duca d’Andria, dalla quale ebbe cinque figli.
Federico I fu l’ultimo Re di Napoli della dinastia degli Angioini.
Luigi II (1462-1515)
Luigi XII di Valois-Orléans, detto “il padre del Popolo”, conquistò Napoli nell’estate del 1501, grazie anche al Trattato di Granada (che prevedeva una spartizione delle conquiste tra Francia e Spagna) e si fece incoronare col nome di Luigi II di Sicilia. Dopo quasi due anni di repressione l’esercito francese fu sconfitto prima nella battaglia di Cerignola e poi presso il Garigliano, nel 1503. L’armistizio di Lione del 1504 segnò la fine del secondo dominio capetingio sul regno partenopeo, e Napoli fu riconquistata. Non venne però rispettata la linea di successione antecedente all’invasione, e Ferdinando III si fece incoronare a discapito del cugino Ferdinando Duca di Calabria (legittimo titolare della Corona siciliana), che fu invece imprigionato e deportato in Spagna.
Ferdinando III “il Cattolico” (1452-1516)
Ferdinando di Trastámara fu Re di Sicilia (1468-1516) col nome di Ferdinando II; Re consorte di Castiglia (1474-1504) col nome di Ferdinando V; Re d’Aragona, Valencia, Sardegna, Maiorca e titolare di Corsica, Conte di Barcellona e delle Contee Catalane (1479-1516) come Ferdinando II; Re di Napoli (1504-1516) come Ferdinando III; reggente di Castiglia (1507-1516) e Re dell’Alta Navarra (1512-1516). Il Papa Alessandro VI lo soprannominò Ferdinando il Cattolico per il suo impegno nel difendere la fede cattolica all’interno dei propri regni. Sposò Isabella di Castiglia, Regina di Castiglia e León, anch’ella denominata “La Cattolica”. Dopo la morte di lei (1504) Ferdinando sposò Germana de Foix (secondogenita dell’infante di Navarra), con la quale nel 1506 venne in visita a Napoli per la prima volta: nella sala del refettorio del Convento di San Lorenzo espresse la propria gioia per la corona di Napoli e ricevette il giuramento di fedeltà ed il ligio omaggio.
Giovanna III “la Pazza” (1479-1555)
Giovanna di Trastámara (o Giovanna di Castiglia e di Aragona) era la terzogenita di Ferdinando d’Aragona ed Isabella di Castiglia, los Reyes Católicos, di cui ereditò i numerosi titoli. Dal 1506 fu confinata nel monastero-castello di Tordesillas per la sua -vera o presunta?- follia: è infatti tristemente nota come “Giovanna la Pazza” (Juana la Loca). La politica matrimoniale dell’epoca fece sì che Giovanna fosse data in moglie a Filippo d’Asburgo (Filippo I detto “il Bello”, 1527-1598), secondogenito dell’imperatore Massimiliano I. Ebbero sei figli, tra cui Carlo di Gand (futuro imperatore del Sacro Romano Impero col nome di Carlo V) e Caterina di Aragona (la sfortunata prima moglie del sovrano inglese Enrico VIII).
Con la morte di Ferdinando III prima, e della figlia Giovanna poi, i territori legati alle Corone di Aragona e Castiglia passarono quindi alla Casa d’Asburgo, che tramandò il Regno di Napoli attraverso la sua linea spagnola (iniziata da Carlo V).
Spesso a Giovanna la Pazza vengono attribuite storie e leggende del Regno di Napoli, relative in realtà alla sua contemporanea Giovanna d’Aragona (nipote di Ferrante I d’Aragona) ma soprattutto a Giovanna II, la “regina mantide”.
Carlo V d’Asburgo (1500-1558)
Alla morte di suo nonno materno Ferdinando d’Aragona, Carlo di Gand fu nominato Re di Spagna nel 1516, trovandosi a capo di un vasto impero che comprendeva i Paesi Bassi, la Castiglia e l’Aragona, l’Italia meridionale e le terre scoperte da Cristoforo Colombo in America.
Inoltre, alla morte del nonno paterno Massimiliano d’Asburgo, Carlo divenne un candidato alla corona, ma per diventare imperatore del Sacro Romano Impero necessitava dell’appoggio dei sette grandi elettori designati dalla Bolla d’Oro. Per ottenere il loro favore decise di pagarli con le risorse provenienti dalle Americhe.
Il 27 giugno 1519 fu proclamato imperatore di un Impero su cui “non tramontava mai il sole”.
Il suo sogno era la costruzione di un immenso impero di religione cristiana. In linea col suo progetto universalistico, Carlo V viaggiò tantissimo durante la sua vita, ma senza mai stanziarsi in un’unica capitale.
Nel 1555 abdicò come Duca di Borgogna in favore del figlio Filippo II, e nel 1556 gli cedette anche le corone di Spagna, Castiglia, Sicilia e delle Nuove Indie, i Paesi Bassi e la Franca Contea, e infine la corona aragonese. Sempre nel 1556 cedette la corona imperiale al fratello Ferdinando per poi partire per la Spagna, dove trascorse gli ultimi due anni della sua vita nel monastero di San Jerónimo di Yuste (Extremadura).
Carlo V è raffigurato nella quinta statua sulla facciata del Palazzo Reale di Napoli (opera di Raffaele Esposito) e in alcuni famosissimi ritratti di Tiziano, molti dei quali conservati al Museo del Prado di Madrid. È inoltre a lui intitolata un’intera sala al primo piano del Maschio Angioino (Castel Nuovo): la Sala Carlo V, appunto.
Filippo II (1527-1598)
Noto anche come Filippo il Prudente, figlio di Carlo V ed Elisabetta di Portogallo. Ereditò da suo padre i vasti domini in Europa e nelle Americhe, tranne il titolo di imperatore ed il trono asburgico. Si assicurò il predominio sull’Europa con la Pace di Cateau-Cambrésis (1559), prendendo possesso delle Fiandre e di buona parte dell’Italia. Occupò il Portogallo nel 1580, unificò la Penisola Iberica e fronteggiò la rivolta delle Fiandre nel 1581. Fervente sostenitore del più rigoroso cattolicesimo, intervenne contro l’Inghilterra dopo l’esecuzione di Maria Stuarda, ma fu battuto nel 1588 e la potenza marittima spagnola crollò. In Spagna attuò una feroce repressione di ebrei ed arabi, in nome dei principi più rigidi della Controriforma.
Dopo la morte della sua prima moglie Maria Emanuela d’Aviz, Filippo si risposò con Maria I d’Inghilterra. Non ebbero figli, per cui alla morte di Maria Filippo perse i suoi diritti al trono inglese, che passò ad Elisabetta I (figlia di Enrico VIII ed Anna Bolena). Il suo successore fu Filippo III, l’ultimogenito avuto con la quarta moglie Anna, Arciduchessa d’Austria.
Filippo III (1578-1621)
Conosciuto anche come “Filippo il pio”, successe a suo padre Filippo II nel 1598, lasciando governare il Duca di Lerma F. Gómez Sandoval y Rojas, e poi il Duca di Uceda. Durante il suo regno la Spagna continuò la guerra contro l’Inghilterra e contro i Paesi Bassi e si trovò implicata contro Carlo Emanuele I di Savoia nella contesa per la successione del Monferrato e nei primi eventi della guerra dei Trent’anni.
Filippo III trasferì definitivamente la corte a Madrid, espellendo dalla Spagna tutti i Mori nel 1609, danneggiando gravemente l’economia nazionale. Gli successe il figlio Filippo IV.
Sulla facciata del Palazzo Reale di Napoli è presente una scultura in marmo eseguita da Domenico Fontana e raffigurante lo Stemma di Filippo III: uno stemma diviso in quattro parti (ognuna delle quali raffigura gli emblemi dei territori da lui governati) e decorato nella parte superiore da tre elmi, sormontati da altrettanti draghi.
Filippo IV (1605-1665)
Detto anche Filippo il Grande o Il Re Pianeta, fu Re di Spagna dal 1621 fino alla morte, sovrano dei Paesi Bassi spagnoli e Re del Portogallo e di Algarve come Filippo III fino al 1640. Con lui l’Impero spagnolo raggiunse la sua massima estensione territoriale (12,2 milioni di chilometri quadrati!), pur essendo ormai in declino. E la situazione poté solo peggiorare, a causa dell’incostanza di Filippo e delle mancate riforme della politica interna e di quella militare.
Filippo IV viene ricordato come un grande appassionato di arti e teatro, e sotto il suo regno operarono grandissimi artisti (tra cui Velázquez). Il re inoltre investì molto capitale nel rituale di corte e nella realizzazione di nuovi palazzi in Spagna, per dimostrare la propria potenza.
Il 22 ottobre 1647 fu proclamata La Repubblica Napoletana, un’entità politica di breve durata nata in chiave antispagnola dopo la repressione della rivolta di Masaniello. Sotto la guida di Gennaro Annese i napoletani scacciarono le truppe spagnole dalla città, proclamando la repubblica ed affidandone la guida ad Enrico II (1614-1664) Duca di Guisa, con la carica di Doge di Napoli. In seguito ad alcuni contrasti, la Repubblica crollò il 5 aprile 1648, e Don Giovanni d’Austria entrò a Napoli con le sue truppe ripristinando il governo vicereale spagnolo.
A Filippo IV successe suo figlio Carlo II, che divenne Re di Napoli col nome di Carlo V.
Carlo V di Napoli (1661-1700)
Fu Re di Spagna (l’ultimo Asburgo, col nome di Carlo II) e dell’impero d’oltremare di Spagna, Sicilia e Sardegna, Duca di Milano, sovrano dei Paesi Bassi spagnoli, conte palatino di Borgogna e Re di Napoli col nome di Carlo V. Era soprannominato “Carlo lo Stregato”, poiché soffriva di fortissimi attacchi di emicrania, epilessia e continue malattie a carattere influenzale, che la credenza popolare attribuiva ad una maledizione.
La famosa Fontana di Monteoliveto nell’omonima piazza (da anni luogo di ritrovo dei giovani napoletani) è a lui intitolata e presenta sulla sommità una statua bronzea che lo ritrae.
Carlo V si sposò prima con Maria Luisa d’Orléans e poi con Maria Anna del Palatinato-Neuburg, ma morì senza eredi. A ciò seguì una fase di tensione dinastica in Europa che portò alla Guerra di Successione spagnola (1702-1714). La corona passò dunque alla dinastia dei Borbone con Filippo II Duca d’Angiò, secondogenito di Luigi di Francia (figlio di Luigi XIV e di Maria Teresa d’Asburgo, sorella di Carlo II).
Filippo V di Borbone (1683-1746)
Filippo V di Spagna fu dunque il primo Re di Spagna della dinastia dei Borbone. Il suo avvento al trono diede origine alla lunga guerra di successione spagnola, in cui il suo rivale Carlo d’Austria riuscì a farsi incoronare re a Madrid nel 1706. Tuttavia, la guerra di successione si concluse con la vittoria definitiva di Filippo, sebbene costretto a rinunciare a tutti i dominî della corona spagnola in Italia e nelle Fiandre.
Filippo sposò Maria Luisa Gabriella di Savoia ma, rimasto vedovo nel 1714, sposò poi Elisabetta Farnese. Da quel momento lasciò la Regina ed i ministri (tra cui ricordiamo Francesco Alberoni) ad occuparsi della politica. Abdicò nel 1724 in favore del primogenito Luigi, ma in seguito alla morte di quest’ultimo pochi mesi dopo, dovette riprendere la corona.
In base al Trattato di Utrecht del 1713 il Regno della Sicilia Citeriore passò a Carlo VI, Imperatore del Sacro Romano Impero.
Carlo VI (1685-1740)
Secondo figlio di Leopoldo I e della sua terza moglie, Eleonora del Palatinato. Ereditò la corona spagnola nel 1703 come Carlo III, e con l’aiuto della coalizione antifrancese riuscì ad affermarsi temporaneamente in Catalogna e a Madrid; dopo la morte del fratello Giuseppe I divenne Re d’Ungheria col nome di Carlo III.
Con la Pace di Rastadt rafforzò la potenza dell’Austria sulla Spagna nei possedimenti fiamminghi e italiani (Milano, Napoli), e divenne Re di Napoli col nome di Carlo VI. Ottenne numerosi altri territori, tra cui la Sicilia in cambio della Sardegna (che andò a Vittorio Amedeo II). Nella guerra di successione polacca perse Napoli e la Sicilia, e suo genero Francesco Stefano di Lorena scambiò il Ducato di Lorena con la Toscana. Perse infine quasi tutti i territori conquistati nel 1718 nella guerra contro i Turchi (1737-1739).
Sostanzialmente fu un re dalla personalità mediocre, poco capace di attuare riforme ed opere civili notevoli e di fronteggiare gli “stati” e la nobiltà.
Una volta conquistata dalle armate spagnole nel 1734 durante la Guerra di successione polacca, il Regno di Napoli ed il Regno di Sicilia vennero riconosciuti come indipendenti, ed assegnati ad un ramo cadetto dei Borbone di Spagna con il Trattato di Vienna (1738), dando inizio al ramo siculo-napoletano dei Borbone.
Carlo III (1716-1788)
Carlo Sebastiano di Borbone fu Duca di Parma e di Piacenza con il nome di Carlo I (1731-1735), Re di Napoli senza numerazione (1734-1759), Re di Sicilia col nome di Carlo III (1735-1759) e Re di Spagna fino alla morte (1759) come Carlo III.
Era il primogenito delle seconde nozze di Filippo V di Spagna con Elisabetta Farnese. Nel 1734, durante la guerra di successione polacca, sottrasse alla dominazione austriaca il Regno di Napoli, e l’anno seguente anche il Regno di Sicilia. Nel 1735 fu incoronato Re delle Due Sicilie a Palermo e tre anni dopo fu riconosciuto sovrano dei due regni in cambio della rinuncia agli stati farnesiani e medicei in favore degli Asburgo e dei Lorena.
Fu il capostipite della dinastia dei Borbone di Napoli e inaugurò un importante periodo di rinascita politica, economica e culturale.
Alla morte del fratellastro Ferdinando VI (1759) fu chiamato a succedergli sul trono di Spagna, dove promosse una politica riformista che gli valse la fama di “monarca illuminato”.
Tra le varie opere da lui promosse ricordiamo la costruzione della Reggia di Portici e della Reggia di Capodimonte: la prima, i cui lavori iniziarono nel 1738, aveva essenzialmente una funzione residenziale; la seconda doveva essere inizialmente un “casino di caccia”, essendo circondata da un’ampia area verde, ma ben presto vi furono custodite le sculture della Collezione Farnese rinvenuta a Roma, che il re aveva ereditato dalla madre Elisabetta.
Anche la Reggia di Caserta fu voluta da Carlo III, che ne affidò il progetto a Luigi Vanvitelli: quest’ultimo fu incaricato anche di sistemare il circostante assetto urbanistico con l’installazione di un nuovo acquedotto (acquedotto Carolino) che attraversasse l’annesso complesso di San Leucio.
Carlo III è inoltre rappresentato nella terzultima statua sulla facciata del Palazzo Reale di Napoli, nonché la famosa piazza alla fine di via Foria: Piazza Carlo III appunto, ex Piazza del Reclusorio.
Pare inoltre che Carlo, molto devoto a San Gennaro, quando partì per sedersi sul trono di Spagna avesse portato con sé del sangue del Santo, sottraendolo dall’ampolla più grande (che infatti non è completamente piena). Fece poi custodire l’ampolla nella cappella dell’Escorial, facendo celebrare una messa per San Gennaro ogni 19 settembre.
Ferdinando IV di Napoli (Ferdinando I delle Due Sicilie, 1751-1825)
Terzo figlio di Carlo III di Spagna e di Maria Amalia di Sassonia, fu il primo sovrano nato nel Regno della casata dei Borbone di Napoli, e terzo Borbone a regnare sulle Due Sicilie (col nome di Ferdinando I) dopo il padre Carlo ed il nonno Filippo. Ereditò il trono di Napoli nel 1759, a soli otto anni.
Il suo regno, durato oltre 65 anni, è uno dei più lunghi nella storia degli Stati Preunitari Italiani, ed è al nono posto nella classifica dei regni più lunghi della storia. Fu comunque caratterizzato da atteggiamenti e posizioni non omogenei, poiché Ferdinando era sempre influenzato dagli uomini politici che lo circondavano, dai rapporti con i familiari e dalle complesse vicende internazionali.
Inizialmente Ferdinando sembrò piuttosto in linea con il dispotismo illuminato dell’epoca, assecondando o addirittura promuovendo cambiamenti e riforme di stampo illuminista; tuttavia, col pericolo rivoluzionario e napoleonico prevalsero in lui posizioni reazionarie e di rivalsa. Venne quindi affidato ad un Consiglio di reggenza che doveva occuparsi della sua formazione e del governo del Paese fino al raggiungimento della maggiore età. In questo periodo Ferdinando risiedette nei palazzi reali di Portici, Caserta e Napoli, in una politica di risparmio e in un clima di intrighi, gelosie e bigottismo fomentati dai suoi precettori.
Negli anni a seguire Ferdinando adottò una politica interna ed estera piuttosto spregiudicata (riforme ecclesiastiche, feudali, scolastiche ecc.) fino alla Rivoluzione Francese. Nel 1799 perse Napoli, ma la riacquistò presto, per poi perderla nuovamente nel 1806, per mano di Napoleone. Dal 1808 al 1815 il Re di Napoli fu Gioacchino Murat (1767-1815), ex generale francese e maresciallo dell’Impero con Napoleone Bonaparte (rappresentato nella penultima statua sulla facciata del Palazzo Reale di Napoli).
Nel periodo in cui Gioacchino Murat fu Re di Napoli (col nome di Gioacchino Napoleone), Ferdinando IV si rifugiò in Sicilia, lasciando al governo dell’isola il figlio Francesco come vicario. Nel 1814 riprese il potere in Sicilia e l’anno successivo riebbe il Regno di Napoli. Dopo il Congresso di Vienna creò il Regno Unico delle Due Sicilie, precisamente nel 1816.
Sotto il suo Regno furono portati a compimento alcuni progetti iniziati da suo padre, come gli Scavi Archeologici di Pompei ed Ercolano, la fabbricazione delle Porcellane di Capodimonte e la Reggia di Caserta.
Ferdinando IV di Napoli è stato alquanto condannato dalla storiografia a causa dei suoi atteggiamenti poco consoni ad un monarca (che gli valsero l’attributo di “Re Lazzarone”), ma era un uomo di buon carattere ed amava molto il suo popolo. Passò alla storia anche come “Re Nasone”, per ragioni facilmente intuibili: basta osservare uno dei suoi numerosi ritratti, molti dei quali conservati nel Museo dell’Appartamento Storico del Palazzo Reale.
Tra le opere da lui promosse, ricordiamo la Casina Vanvitelliana sul Lago Fusaro (Bacoli), che egli commissionò a Luigi Vanvitelli nel 1782: inizialmente pensata come casino di caccia sul lago, fu in seguito utilizzata come residenza degli ospiti illustri che venivano a visitare i reali nella capitale.
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