In tutta Italia, oltre ad essere un classico gusto di gelato, il limone è da sempre protagonista delle fresche granite e di indimenticabili liquori. Ci sono però delle zone dove lunga è la tradizione delle sue lavorazioni e della sua coltivazione.

Quando si pensa agli agrumi, categoria alla quale appartiene anche il limone, spesso si pensa alla terra degli agrumi per eccellenza, ossia la Sicilia.

Limoni buoni e succosi d’Italia non crescono solo su questa ridente e sole isola. I limoni italiani degni di nota sono, oltre a quelli di Siracusa anche i celebri limoni di Sorrento , lo sfusato della Costiera Amalfitana, i profumati limoni dell’isola d’Ischia e quelli che nel nord d’Italia nascono nella zona del Lago di Garda .

“Il mondo è bello perché è vario” e anche per il limone vale la stessa storia.

Dalla Sicilia a Garda, passando per Sorrento e Ischia, i limoni sono a nostra disposizione per dare un tocco di freschezza alle giornate più afose.

Sono la base del liquore più famoso al mondo: il Limoncello . Quello che in casa è spesso vanto dei napoletani che lo offrono ai loro ospiti come il più prezioso dei doni. Preparato macerando in alcol le scorze di limone e diluendo in acqua e zucchero, è un ottimo fine pasto.

I limoni campani a Sorrento

Il celebre limone della penisola sorrentina è uno dei rinomati prodotti tipici della costiera di cui è riconosciuto anche il marchio IGP.

Si tratta del cultivar “limone femminello” con peculiari caratteristiche organolettiche e precisa modalità di coltivazione.

Chiamato anche “Ovale di Sorrento” per la sua tipica forma ovoidale, questo frutto fu coltivato nella zona sorrentina in tempi molto lontani. Testimonianza di ciò fu il ritrovamento di documenti che risalgono al 1500.

Tuttavia dato il grande apprezzamento che questo frutto aveva riscontrato presso il popolo dei Romani, non è da escludere una coltivazione anche precedente a quella descritta nella suddetta documentazione storica. Ad ogni modo, il primo e più antico fondo sorrentino, coltivati a limoneto, è “Il Gesus”. Questo, esistente ancora oggi, è posto nel comune di Massa Lubrense, e fu impiantato dai padri gesuiti locali nel 1600.

La particolare tecnica di coltivazione che rende questo frutto così unico e diverso dagli altri, risiede nell’uso delle “paglierine”. Originariamente si trattava di particolari installazioni con pali di legno e tetti di paglia che servivano a creare una zona di ombra parziale sulle coltivazioni.

In questo modo gli alberi erano protetti dal vento e dalle eventuali gelate mentre il frutto ritardava nella sua maturazione. Oggi i limoni di sorrento sono largamente utilizzati come condimento in cucina ma non solo. Tipico di questa zone è un particolarissimo caffè al limone mentre il liquore che per eccellenza rientra nella tradizione culinaria italiana si ricava proprio da questi frutti: il profumatissimo e dolce limoncello di Sorrento.

I Limoni di Siracusa

Il Limone di Siracusa IGP (Indicazione Geografica Protetta), è tra i più rappresentativi d’Italia anche se non è certamente l’unico. Nato nella terra degli agrumi, questo frutto è un limone del cultivar femminello, molto succoso e dagli oli essenziali di alta qualità.

Una particolarità di questo limone è che il suo albero conta ogni anno ben tre fioriture: il “primofiore”, il successivo “bianchetto” e l’ultimo “verdello”.

Il frutto è commestibile in ogni sua parte poiché la sua coltivazione vieta assolutamente l’uso di cere e fungicidi prima del confezionamento.

Il succo e la buccia dei limoni di Siracusa sono pregiati e richiesti dalle aziende alimentari per la realizzazione di gelati, caramelle, liquori, marmellate, prodotti dolciari vari e altri semi-lavorati.

Gli oli essenziali, invece, trovano largo impiego nel mondo della cosmesi e delle profumerie.

Limoni e arance vengono donate durante la festa patronale di Santa Lucia, in segno di devozione alla protettrice della città.

Il Limone della Costiera Amalfitana

Il Limone Costa d’Amalfi, comunemente chiamato Sfusato Amalfitano (Limon Amalphitanus) è anch’esso un prodotto IGP. Questo si differenzia dai limoni di Sorrento per le caratteristiche stesse del frutto e per la coltivazione. Questi limoni fanno parte sempre al cultivar femminello ma appartiene alla categoria sfusato.

Più ricco di polpa e vitamina C vide il diffondersi della sua coltivazione lungo la Costiera amalfitana, tra il 1400 e il 1800 quando si scoprirono le sue proprietà medicinali nella lotta allo scorbuto. Nell’XI secolo, fu proprio la Repubblica d’Amalfi a decretare che a bordo delle navi ci dovessero sempre essere scorte di questi frutti. 

Oggi il limone sfusato viene consumato fresco oppure utilizzato come condimento o nella preparazione di dolci e torte. 

La particolarità di questi frutti è data da una peculiarità territoriale: i terreni su cui nascono sono esposti ai venti caldi del sud e protetti, grazie alla presenza dei Monti Lattari, dalla tramontana del nord, il tipico vento freddo proveniente dai paesi nordici.

I limoni sull’isola d’Ischia: tra gli usi ecco il più “affascinante”

L’Isola d’Ischia, vicina alla costa napoletana, è una terra vulcanica che in Primavera si colora dei profumati frutti di limone che crescono sugli alberi degli agrumeti ischitani. Il suo territorio, per la presenza delle numerose acque e fanghi termali, fa di Ischia l’isola del benessere per antonomasia. Così questo frutto, conosciuto e molto apprezzato dagli antichi Romani, si avvale di proprietà anche estetiche.

Tra i benefici del limone conosciuti molto bene sull‘Isola, si annoverano oltre al suo potere cicatrizzante e schiarente, anche peculiarità come stimolazione per la formazione di nuove cellule epiteliali e l’attitudine a combattere attivamente l’invecchiamento della pelle. Per questo motivo, ad Ischia, è diffuso un particolare uso di questo frutto: il peeling al sale, olio e limoni freschi, indicato dopo i trattamenti termali per rendere la pelle liscia e morbida.

Storici limoni di Riva del Garda

Il limoncello più famoso all’estero, oltre a quello prodotto con i limoni di Sorrento, è quello fatto con i limoni del Lago di Garda.

A Riva del Garda, questo splendido frutto fu portato nel corso del XIII secolo dai frati di San Francesco di Gargnano. Questi, prendendo i limoni dalla vicina Liguria, iniziarono a costruire le ampie e storiche limonaie che ancora oggi caratterizzano il territorio. Si tratta di serre che consentivano la produzione dei limoni (insieme a cedri e arance) in qualsiasi periodo dell’anno che potevano essere così largamente esportati anche negli altri Stati Europei.

Le limonaie si ricavavano installando sapientemente terrazzamenti sulle vicine montagne, perimetrandoli con alte mura che avrebbero difeso le piante anche dal rigido freddo invernale. Su queste erano infatti disposte travi di abete che costituivano la copertura invernale. Le limonaie quindi fanno parte del patrimonio storico ed architettonico del Garda e per salvaguardarle le loro strutture vengono spesso ristrutturate e ripristinate per farle resistere al tempo che passa.

Approfondimenti e altri usi oltre al gastronomico

Il Limone (o Citrus limon) è un pianta di agrumi i cui squisiti frutti sono, pensate un po’, originari dell’India nord-orientale. Sono però apprezzati fin dalle epoche antiche e in tutto il mondo, per le loro proprietà disinfettanti e dissetanti e per il gusto del loro succo oltre che l’inconfondibile aroma della sua buccia dorata. Coltivato anticamente anche in Cina e Mongolia per la preparazione di bevande rinfrescanti, i frutti di limone appaiono in raffigurazioni dell’epoca dei Romani.

Si diffusero, infatti, in Occidente verso l’VIII secolo e vennero portati in Liguria e in Campania dai Crociati che conobbero queste piante nei territori della Siria e della Palestina. Secondo altri botanici, invece, la varietà più antica di questo frutto è il cultivar chiamato Limone Femminello che già dall’anno Mille in poi fu piantato in Puglia, sul territorio costiero del Gargano. Rinomato rimedio per lo scorbuto, furono proposti dalla Scuola Medica Salernitana, come rimedio anche per varie altre malattie così si affermò nei giardini campani.

Simbolismo nel mondo e in Italia

In India, terra natia per la preziosa pianta di limoni, il frutto assunse un importante significato simbolico. Le vedove indù che sceglievano volontariamente di immolarsi sulla pira funebre dove bruciava il corpo del marito, tradizionalmente tenevano in mano un frutto di limone. Questo era simbolo di amore e fedeltà. Secondo gli antichi miti greci, infatti, i limoni sarebbe stati prodotti dalla Terra in onore delle nozze tra Giunone e Giove e custoditi nei giardini delle Esperidi (i celebri pomi d’oro).

Nei secoli più moderni e fino a pochi decenni fa, il limone acquistò, per associazione al cedro, un ruolo simbolico davvero rilevante in alcuni riti religiosi come battesimi, cresime e matrimoni. Gli ebrei utilizzavano il cosiddetto etrog (nome ebraico con cui veniva chiamato il cedro o più in generale i frutti del genere Citrus), durante la celebrazione del Sukkot o Festa dei Tabernacoli. Durante questa importantissima celebrazione giudaica le famiglie di ebrei partivano per un pellegrinaggio in Israele che sarebbe durato ben sette giorni. In Germania invece i limoni venivano portati da celebrante e fedeli durante i funerali.

Il limone come rimedio farmacologico

Uno dei più antichi rimedi farmacologici esistenti è stato proprio il limone. Anticamente, infatti, il succo di limone veniva impiegato come antiemorragico, antidiarroico, ipoglicemizzante e disinfettante. Riguardo questa sua ultima caratteristica, infatti, si sa che in Sicilia, dove l’acqua non è del tutto potabile, per tradizione vi era la consuetudine di mettere dei limoni tagliati nelle riserve d’acqua per renderla salubre.

Questo frutto è sempre da considerare rinfrescante e tonico, battericida ad azione antisettica oltre che utile per varie infiammazioni (come gengiviti e artriti), contro calli e verruche e per abbassare la pressione arteriosa. L’ultimo il limone era reputato indispensabile, oltre che l’unico equipaggiamento esistente, per la terribile malattia dei marinai: lo scorbuto (causata dalla carenza della vitamina C). Si pensi che naviganti portoghesi, intorno al XVII secolo, portarono delle piante di limone sull’Isola S. Elena , facendo di questa zona la prima importante stazione di cura per questa temuta malattia.