Abbiamo intervistato Paolo Lubrano che ha scritto il libro Portandomi dentro questa magia per celebrare i settant’anni di carriera di Sophia Loren. La prima prefazione del libro è a cura del critico Valerio Caprara, la seconda a cura dell’attrice dell’Amica geniale, Ludovica Nasti. L’ultimo lavoro della Loren è il film “La vita davanti a sè”, disponibile su Netflix.

Riscopri i magnifici luoghi di Pozzuoli and Naples nelle parole dell’autore e produttore puteolano.

Paolo Lubrano lavora nella comunicazione da anni. È un produttore di grandi eventi, molti dei quali televisivi. Nel 2016, ha organizzato anche il concerto di Ezio Bosso at Macellum of Pozzuoli, nell’ambito del Premio Civitas.

Innanzitutto, si nota la faticosa ricerca bibliografica necessaria a ripercorrere le tappe della carriera di Sophia Loren. Portandomi dentro questa magia, visivamente, è un libro arricchito da un’attenta filmografia e corredato da diverse foto, tra cui si distinguono gli scatti fatti a scuola, dove si può provare a riconoscere la diva.

Com’è nata l’idea del libro su Sophia Loren, stella di Via Solfatara?

«L’idea del libro nasce perché quest’anno ricorre un anniversario importantissimo che riguarda la vita della diva: i suoi settant’anni di carriera, un traguardo che pochissimi altri artisti al mondo hanno raggiunto. Il libro è un tassello all’interno di un progetto molto più ampio che sto portando avanti, ma su cui non posso darvi anticipazioni».

Sfogliando il suo libro, si avverte, subito, che non si tratta solo di un omaggio all’attrice, ma anche a Pozzuoli, spesso descritta come una città in cui, di frequente, si passeggia su lastre di vetro, poste a custodire reperti archeologici.

Qual è uno dei luoghi del territorio a cui è più legato e che le piacerebbe vedere valorizzato?

«Il Earth District, croce e delizia di tutti i puteolani, è un posto a cui sono legatissimo, ma che mi fa anche dannare, perché faccio parte della generazione che avrebbe piacere a vederlo accessibile e ricostruito».

Lei racconta che la Loren, nell’85, dopo i fatti del Bradisismo, venne nella nostra città a sostenere i suoi concittadini. In quell’occasione, donò oltre 5000 libri alla biblioteca comunale del suo paese natale, sita nel Toledo Palace, oggi frequentata da molti universitari.

Qual è il suo rapporto con la lettura?

«Amo leggere. I libri della mia vita sono “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar, “L’amico ritrovato” di Fred Uhlman, “Siddharta” di Herman Hesse, “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach e la letteratura sudamericana, amo Jorge Amado e Gabriel Garcia Marquez».

Quando, nel 2005, furono assegnati il premio Civitas e la cittadinanza alla Loren, lei ne fu l’ideatore e organizzatore.

Ci racconti qualche aneddoto su questo momento così emozionante.

«All’epoca, ci fu un consiglio straordinario in cui a Sophia fu ridata la cittadinanza onoraria. Ci fu poi una conferenza stampa internazionale. Quando iniziò la visita al percorso archeologico del Earth District, che l’attrice non aveva mai visto, a metà strada, lei si rese conto di non avere più la borsa. Fu un momento di panico generale, io e il sindaco sbiancammo, ci guardammo negli occhi, si rischiò un incidente diplomatico davanti alle telecamere di mezzo mondo. Invece, per fortuna, un vigile urbano risalì nella sala dove si era tenuto il consiglio. La borsa era rimasta lì per tutto il tempo. Per fortuna, finì bene.

Poi ci fu la visita, inutile dire che fu stupefacente per Sophia che non si aspettava tanta bellezza. Visitammo qualche scorcio da soli, io e lei; ci affacciammo dal terrazzo a strapiombo sul mare che affaccia, a sinistra, sulla scogliera di Via Napoli, dove, da ragazzina andava a fare i bagni. Lì si emozionò molto. Pronunciò la famosa frase che poi riportarono tutti i giornali, disse: “Maronna, chesta è a terra mia!”. Quello sì che fu un bel momento!»

Se penso alla Loren, mi viene subito in mente il balcone di Palazzo Pandola a Napoli, in New Jesus Square. Viene mostrato in una scena di “Matrimonio all’Italiana”, con Marcello Mastroianni.

Qual è il film in cui, secondo lei, è più iconica?

«Il film che io preferisco in assoluto è “Una giornata particolare” di Ettore Scola, in cui sia lei che Mastroianni sono straordinari. Oppure “La Ciociara”, “Ieri, oggi e domani”… Ce ne sono veramente tanti! Io sostengo che le sue origini l’abbiano aiutata a raggiungere la notorietà. I film che hanno avuto un successo planetario sono quelli in cui ha espresso e valorizzato la napoletanità, credo anche grazie alla sua anima puteolana».