Il territorio del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano si estende tra la zona costiera del Mar Tirreno, la Piana del Sele fino alle pendici dell’Appennino campano-lucano al confine con la Basilicata. La vasta area protetta preserva al suo interno la biodiversità e la ricchezza naturalistica non solo di boschi e ambienti d’altura ma anche di colline e zone costiere.

Qui si coltivano e lavorano prodotti enogastronomici ottenuti con metodi tradizionali e non intensivi. La ricchezza di questa terra così estesa e varia sta anche nella sua storia. Numerosi sono i siti archeologici che sorgono in alcuni punti del parco. Il territorio ha ispirato fin dall’antichità miti e leggende che ancora oggi donano al parco un pizzico di mistero. L’ente ha sede nel comune di Vallo della Lucania ed è stato istituito nel 1995.

Visita il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano

Da un punto di vista naturalistico, il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, presenta un territorio florido che ospita al suo interno numerose specie di flora e fauna che attirano milioni di appassionati di natura cosicché turisti e visitatori sono soliti organizzare escursioni e passeggiate potendo scegliere tra i diversi territori del parco. Zone costiere, boschi, ecosistemi fluviali e marini, sono ricchi di una biodiversità tutta da scoprire.

Il Cilento, però, è anche una terra ricca di tradizioni agricole e artigianali che danno vita a numerosi prodotti tipici locali anche primari. Prodotti che fanno parte della nostra invidiatissima dieta mediterranea o che allettano i più golosi. Infine il parco è dominato da antichi miti e da una profonda storia. Resti archeologici fanno di questo territorio anche una interessante meta per il turismo culturale.

La sede centrale del parco si trova nel comune di Vallo della Lucania. L’accesso è completamente gratuito mentre le attività che si svolgono al suo interno sono a pagamento: è possibile fare escursioni in barca o le visite guidate al museo della Certosa di Padula così come visitare le aree archeologiche di Paestum e Velia. Durante le escursioni libere su sentieri costieri o le aree boschive e fluviali, non bisogna dimenticare di indossare un abbigliamento idoneo, scarpe da trekking o ginnastica e berretto per ripararsi dal sole e portare sempre con sé una bottiglia di acqua.

Flora e Fauna del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano

Sono circa 1800 le specie di piante che crescono sul variegato territorio compreso entro i confini del parco grazie alla duplice natura geologica. Sul territorio si alternano aree di roccia sedimentaria a zone costituite da roccia calcarea. Così, anche rispetto alla latitudine a cui ci si riferisce e ai relativi areali climatici, i boschi delle zone montane più alte, dove crescono le betulle, il bosso, leccete, carpini, ontano, roverelle, aceri ed esemplari di abete bianco, lasciano il posto alla verdeggiante macchia mediterranea via via che si va verso il mare.

La macchia è per lo più costituita da erica, terebinto, mirto, corbezzolo, carrubo e olivo selvatico ma anche da qualche esemplare di palma nana, diverse specie di orchidee selvatiche e boschetti di pino d’aleppo. Particolarmente interessanti sono le specie di piante autoctone spontanee. Queste specie sono originarie del terra cilentana dove nascono spontaneamente.

La più conosciuta è la Primula di Palinuro con i suoi inconfondibili fiori gialli raccolti in infiorescenze che spuntano dalle foglie lobate e dal margine seghettato. Questa pianta, tipica degli ambienti lucani e calabresi, cresce sulla roccia calcarea vicina al mare su molti sentieri del Cilento. Anche il garofano delle rupi, conosciuto con il nome di garofanino dei poeti, cresce sulle rupi costiere di Capo Palinuro e dintorni. Nota d’eccezione va alla presenza della rara Bassia saxicola, comunemente chiamata granata rupicola, che cresce in poche aree della Sicilia, principalmente sull’isola vulcanica di Stromboli, e in Campania, soprattutto a Ischia. Nel 2011 fu rinvenuta anche lungo le scogliere di Palinuro.

Passeggiando sui litorali sabbiosi, infine, ci si può imbattere anche nella bella ginestra gialla del Cilento, che popola le zone costiere. Il raro e sublime giglio bianco marino trova nella fine sabbia cilentana il suo habitat così come anche il limonio o statice salernitana, chiamata comunemente bietola selvatica. In un così florido e verdeggiante territorio, non possono che vivere un’altrettanta numerosa e variegata quantità di animali che abitano le aree costiere o quelle boschive delle montagne così come i fiumi e i ruscelli.

Di notte ci si imbatte spesso in ricci e volpi che attraversano la strada ma non sono questi gli unici mammiferi che abitano il parco. Faine, scoiattoli e lepri, ma anche la rara lontra. Diverse specie di topi selvatici si nascondono tra le piante. Presente anche il gatto selvatico e i magnifici cervi e caprioli reintrodotti rispettivamente nel 2004 e nel 2003. Numerosi sono i cinghiali ma fortunatamente anche dei loro predatori naturali: il lupo, che abita le praterie montane e le zone d’altura.

Altre interessanti specie di alto valore naturalistico sono anche la celebre aquila reale che si invola tra i cieli dell’area cilentana, ma anche la colorata coturnice e il falco pellegrino affianco di insetti rari come l’osmoderma eremita e la rosalia alpina. Tra le altre specie di uccelli che fanno di questi territori la gioia degli appassionati di birdwatching, vi sono anche il biancone e il lanario, il corvo, diverse specie di nibbio e il gufo reale. Astore, picchio, averla e ghiandaie abitano il bosco mentre nelle aree fluviali e umide è più facile imbattersi in martin pescatore, corriere piccolo, merlo acquaiolo e gabbiano corso. In questi ambienti rettili come il cervone, il biacco, la natrice e la vipera si alternano ad anfibi quali la salamandrina dagli occhiali e il tritone, l’ululone, diverse specie di rane e rospo.

Nelle grotte abitano numerose specie di pipistrelli mentre tra le rocce dei promontori costieri ma anche tra i muri delle case e le costruzioni urbane nidificano le rondini. Recentemente, nei mesi estivi, numerosi sono i nidi di tartaruga marina, la caretta caretta. Questi vengono preservati e vigilati dai volontari che si occupano di recintarli e tenerli sotto osservazione.

Durante alcune sere d’estate i piccoli escono dalle uova e corrono verso il mare tra lidi e stabilimenti balneari. Assistere a queste nascite è uno spettacolo davvero raro. Invisibili e troppo lontani sono i cetacei che nuotano a largo delle coste cilentane. Tra questi il capodoglio e alcune specie di delfini.

La tradizione delle uniche colture cilentane e dei prodotti artigianali

Della ricchezza enogastronomica propria del territorio del Cilento, sono i diversi prodotti coltivati o ottenuti grazie alla fertilità del territorio e alla lunga tradizione tramandata di padre in figlio. Per quel che concerne la frutta, difficile non conoscere il famosissimo fico bianco del Cilento. Con i fichi, che possono essere consumati sia freschi che essiccati, i cilentani ci fanno davvero di tutto. Tipicità sono il gustosissimo “fico monnato” che viene sbucciato ed essiccato al sole e lo “spaccafico”, una particolarissima grappa aromatizzata grazie alla presenza dei fichi che donano una nota dolciastra e unica.

La castagna chiamata Marrone di Roccadaspide IGP, invece, viene coltivata nelle zone più alte. Negli orti vengono prodotti alcuni cultivar come: il carciofo di Pertosa e il carciofo tondo di Paestum IGP, la cipolla di Vatolla, il Cece di Cicerale, il Maracuoccio di Lentiscosa, una particolare tipologia di piselli, il Fagiolo di Controne e i fagioli di Casalbuono. Rinomate sono anche le alici di menaica e i formaggi. Tra questi ultimi la Mozzarella di Bufala Campana DOP, il pecorino, il caciocavallo podolico e il cacioricotta del Cilento. La Soppressata di Gioi e la salsiccia del Vallo di Diano.

Tra i cereali troviamo il Grano Carosella di Pruno, localmente chiamato “carosedda”, un seme coltivato sul territorio fin dai tempi più antichi e il Grano Russulidda e Ianculidda, che sono anch’esse antiche varietà di frumenti. Diverse varietà di vini rientrano nella DOC Castel San Lorenzo e nella DOC Cilento. Molto apprezzati per le loro proprietà organolettiche e per il sapore delicato sono gli oli extravergine d’oliva DOP prodotti nei vasti uliveti che caratterizzano parte del territorio del Parco.

Tra storia e mitologia del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo Diano

Nel parco sorgono diversi siti archeologici di notevole importanza. Testimonianze di antiche colonie greche che hanno abitato queste terre molto prima di noi. Ai tre principali siti culturali di rilevanza n azionale quali sono quello di Paestum, il parco di Elea o Velia e la Certosa di Padula, per i quali il parco è rientrato tra i beni Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO, vi sono anche aree archeologiche nelle località di Marina di Camerota, Monte Pruno, Moio della Civitella e a Roccagloriosa con la sua Città di Leo. Il più importante e famoso sito culturale del Parco del Cilento è a Paestum.

In questa zona sorgono tre templi costruiti al tempo della Magna Grecia quando questa città portava il nome di Poseidonia. Il più grande è il Tempio di Nettuno che risale al 460 a.C. Il Tempio fu attribuito erroneamente dagli studiosi del XVIII secolo a Nettuno che era la divinità protettrice dell’antica Poseidonia. Studi più recenti attribuiscono l’edificio ad Hera o Apollo o anche a Zeus per la struttura architettonica classica di ordine dorico.

Il Tempio di Atena, invece, è il più piccolo dei tre templi. Edificato durante il 500 a.C., era conosciuto in precedenza con il nome di Tempio di Cerere. In stile dorico presenta anche colonne ioniche nella cella. Infine la Basilica, o Tempio di Hera, fu edificato tra il 540 e il 550 a.C. Per la sua struttura architettonica che comprende il porticato con un numero dispari di colonne, fu chiamata  erroneamente basilica nell’accezione propria dell’edificio, ossia di luogo adibito ad assemblee cittadine e a tribunale. Si tratta in realtà di un vero e proprio tempio dedicato alla divinità della fertilità, della vita e della nascita. In città sono stati rinvenuti molti reperti e manufatti, custoditi oggi nel Museo Archeologico Nazionale.

Antico centro della Magna Grecia era la città di Elea o Velia, fondata durante il VI secolo a.C. L’area archeologica di Velia, custodisce ancora l’antica struttura della città greca. Ben si identificano l’agorà, l’acropoli, il porto, alcuni quartieri e le terme romane ed ellenistiche. L’ingresso è da Porta Rosa dove sorge il monumento che fungeva da collegamento sia tra i due quartieri della città sia tra le sommità dell’acropoli. Ultimo tra i tre grandi siti culturali è l’affascinante Certosa di Padula o Certosa di San Lorenzo. Fondata nel 1306 è la più grande certosa in Italia che comprende al suo interno il più grande chiostro del mondo. Sede del Museo archeologico provinciale della Lucania, è stata edificata in stile barocco e nei suoi ambienti sono esposte collezioni di reperti rinvenuti nelle necropoli di Padula e di Sala Consilina.

Forte è anche la mitologia che appartiene al Parco Nazionale del Cilento. Sulle origini della naturalistica e incontaminata Punta Licosa si racconta una leggenda. Si dice che fu qui che emerse il corpo della sirena Leucosia. La creatura aveva cercato di ammaliare con il suo irresistibile canto Odisseo ma questi riuscì a sfuggirle e lei, sentendosi rifiutata e struggendosi per amore si diede alla morte nella parte più estrema del Golfo di Salerno. Secondo il mito invece, il nome di Palinuro, meta turistica balneare molto rinomata, deriva dal compagno di viaggio di Enea.

Dopo un violento naufragio la compagnia dell’eroe dell’Eneide fu sciolta. La dea Venere chiese aiuto al dio del mare Nettuno per mettere in salvo i suoi protetti. Così il dio decise di aiutarla ma volle in cambio una sola vittima. Quando Palinuro approdò sulla spiaggia che sorge tra Pisciotta e il Golfo di Policastro, fu scambiato per un mostro marino e ucciso crudelmente dalla gente del posto. Il suo corpo non fu mai più ritrovato, condannando Palinuro a vagare per sempre tra le anime degli insepolti.