Pianista e jazzista di talento, Renato Carosone è stato uno dei più importanti musicisti e cantanti della melodia napoletana e italiana che ha contribuito a diffondere nel mondo a partire dal secondo dopoguerra. L’artista partenopeo ha saputo miscelare con sapienza la tarantella con il jazz e le melodie africane e americane per creare ritmi ballabili.

I suoi brani sono suonati in tutto il mondo e alcuni sono diventati delle vere pietre miliari della nostra musica. Tra i suoi principali successi si possono citare Caravan Petrol, ‘O Sarracino, Torero, Tu vuò fà l’americano e molti altri.

Carosone è anche poi l’unico cantante italiano, insieme a Modugno, a vedere dischi negli Stati Uniti senza inciderli in lingua inglese. Oggi le sue canzoni sono ancora molto attuali e spesso vengono riprese da altri musicisti per costruire remix e cover in chiave moderna.

Una vita ricca di successi

Renaro Carosone è nato a Napoli nel 1920. Primo di 3 fratelli, perde la madre precocemente e deve aiutare il padre a portare avanti la famiglia facendo ogni genere di lavoro. Da ragazzo con i suoi fratelli compone il trio Carosone per intrattenere gli abitanti del quartiere e a 17 anni si diploma al conservatorio in pianoforte.

Nello stesso anno parte per l’Africa poiché assunto da una compagnia di arte come pianista e direttore d’orchestra. Chiamato alla leva militare per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, viene mandato sul fronte somalo-inglese e in questi anni continua a suonare in piccole orchestre e club di inglesi.

Nel 1946 Carosone ritorna in Italia e nel 1949 gli viene chiesto di inaugurare un nuovo night a Napoli e formare un trio musicale con l’olandese Van Wood e Gegè Di Giacomo. Dopo l’abbandono di Van Wood la band passa a 4 componenti e poi a 6. Intanto, vengono pubblicati i primi dischi 78 giri e 45 giri ed inizia una serie di 33 giri di successo dal nome Carosello Carosone.

In questa raccolta sono inclusi brani quali Torero, ‘O Sarracino, Pigliate ‘na pastiglia e Tu vuò fà l’americano. La popolarità di Carosone raggiunge anche l’estero, toccando Paesi come Francia, Stati Uniti, Francia e Sud America, ma nel 1960 l’artista decide di ritirarsi dalle scene e per 15 anni si dedica solo alla musica classica.

Nel 1975 ritorna sulle scene con un concerto a Viareggio e nel 1982 incide un nuovo disco dal titolo Renato Carosone ’82. Invece nel 1989 debutta al Festival di Sanremo con la canzone Na canzuncella doce doce. Nel 1996 viene insignito del Premio Tenco e due anni più tardi si svolge la sua ultima esibizione dal vivo in occasione del Capodanno a Napoli. Carosone morirà nel maggio del 2001 a Roma.

I grandi classici di Renato Carosone

Torero

Torero è stata incisa nel 1957 ed è uno dei più noti brani di Carosone, composto con l’amico e paroliere Nisa. I due cercavano un ultimo brano per l’album che stavano concludendo e Carosone chiede a Nisa di tradurre in italiano la canzone Espana di Perry Como, ma il risultato non lo convinceva. Dopo un lungo lavoro di confronto tra i due, nasce finalmente il testo di Torero con le rime che conosciamo oggi ed è subito un grande successo mondiale. Gli spagnoli non ne coglievano l’ironia sulla figura del torero e negli Stati Uniti arriva in vetta alle classifiche di vendita.

Caravan Petrol

Caratterizzata da ritmi arabeggianti, Caravan Petrol è introdotta dalla frase recitata di Gegè Di Giacomo e nel testo del 1958 si ironizza sulla ricerca del petrolio che il protagonista effettua nei pressi di Napoli in sella ad un cammello e con un turbante colorato in testa, senza però trovare niente. Il brano ha poi ispirato il regista Mario Amendola che nel 1960 gira un film nel quale Carosone interpreta sé stesso.

‘O Sarracino

Pubblicata nel 1958, ‘O sarracino parla di un affascinante uomo dai colori esotici che sbarca in città ed incanta tutte le donne con il suo fascino irresistibile. Il termine sarracino stava per saraceno che in Italia in passato indicava i musulmani e gli arabi. In principio Carosone voleva quindi dare l’idea del bel giovane orientale e ammaliante, ma poi prevale la linea ironica e ‘o sarracino diventa il guascone del lungomare da prendere in giro. Questa è una delle canzoni più coverizzare e reinterpretate di Carosone.

Tu vuo’ fà l’americano

Incisa nel 1956, la musica è stata composta da Carosone, mentre il testo è opera del fidato Nisa. Il brano in particolare mescola musica jazz e swing ed è una sorta di boogie woogie. La canzone racconta di un giovane ragazzo italiano che vuole imitare lo stile di vita americano (whisky e soda, baseball, rock and roll, sigarette Camel) ma è sempre dipendente poi dai suoi genitori. Come ammesso dallo stesso cantante, Tu vuò fà l’americano è una parodia del processo di americanizzazione che si viveva in Italia nei primi anni del dopoguerra.

Maruzzella

Maruzzella è stata composta nel 1954 e dal punto di vista musicale si basa su un ritmo di beguine che richiama le sonorità mediterranee e mediorientali. Il nome maruzzella in napoletano è un vezzeggiativo dei nomi Maria o Marisa e sembra che per il brano Carosone si sia ispirato alla moglie Italia Levidi per creare uno struggente canto d’amore. Oggi Maruzzella è un classico napoletano senza tempo ed è stata interpretata anche da altri artisti come Claudio Villa, Renzo Arbore, Nicola Arigliano, Mina, Gigi D’Alessio e molti altri.

Pigliate ‘na pastiglia

Pigliate ‘na pastiglia è un successo del 1957 e nel testo l’autore si chiede se basta una pillola per curare il mal d’amore di un innamorato che non dorme da 3 mesi. Infatti, la notte non è mai troppo piccola se si gira per Napoli in preda all’insonnia e si vede una gattina che mangia una sarda in un angolo. In realtà la canzone ha grandi tratti di attualità e riflette sull’uso di intrugli e ritrovati moderni per prendere sonno.