Quando si parla di Napoli non si può non citare Maradona e viceversa. Sono diventati un connubio indissolubile, anche oggi che il Pibe de Oro non c’è più. Diego Armando Maradona per molti è il più grande calciatore di tutti i tempi e nei suoi 7 anni con il Napoli Calcio è diventato una vera leggenda per i partenopei.

Dalla sua presentazione il 5 luglio 1984 all’addio al San Paolo nel 1991, quella di Maradona e Napoli è stata una lunga storia d’amore ricca di successi. Infatti, in questo periodo d’oro il Napoli ha potuto mettere in bacheca 2 scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una Coppa Uefa.

Quella di Maradona però è stata una vita fatta di luci e ombra, a causa dei suoi problemi di tossicodipendenza e dello sfruttamento mediatico di molte persone che ruotavano intorno a lui. La sua stessa morte per motivi di salute è oggetto di inchiesta e vede indagati i suoi medici.

Maradona: una vita breve e travagliata

Quinto di 8 figli, Diego Armando Maradona è nato a Lanus nel 1960 e da bambino mostra subito i tratti del grande campione, grazie ad una tecnica calcistica sopraffina. La sua carriera inizia nel 1976 con gli Argentinos Juniors, per poi militare nel Boca Juniors tra il 1981 e il 1982. Nell’estate del 1982 Maradona arriva al Barcellona, per rimanervi fino al 1984.

In questo anno viene acquistato dopo lunghe trattative dal Napoli Calcio, dando vita alla leggenda di Maradona a Napoli. L’avventura napoletana dura ben 7 anni, segnati da grandi successi e trofei nazionali e internazionali, tra cui la vittoria del mondiale 1986. Tutto però si interrompe bruscamente nel marzo del 1991, quando il giocatore viene trovato positivo ad un controllo antidoping.

Dopo un anno e mezzo di squalifica, Maradona passa al Siviglia, per poi ritornare in Argentina per giocare con il Newell’s Old Boys e il Boca Juniors, ritirandosi definitivamente nel 1997. Personalità controversa per le sue idee politiche e i problemi con la droga, da cui si è disintossico più volte, Maradona ha tentato anche la carriera di allenatore e dal 2008 al 2010 ha guidato la Nazionale argentina con scarsi risultati. Tra il 2011 e il 2019 ha quindi allenato in Arabia Saudita, in Messico e nel campionato argentino.

Per quanto riguarda la sua vita privata, Maradona ha avuto due figlie dalla ex moglie Claudia e altri 3 figli illegittimi, tra cui Diego Junior, avuto dalla napoletana Cristiana Sinagra e riconosciuto solo nel 2007. La sua salute negli anni è stata comunque precaria, con diversi ricoveri e momenti di difficoltà. Ad inizio novembre del 2020 viene ricoverato per un’operazione al cervello. Dimesso, trascorre i giorni di degenza a casa, per poi morire improvvisamente il 25 novembre per edema polmonare.

La sua morte è stato un duro colpo sia per gli argentini che per i napoletani, orfani del loro mito. Alle sue esequie a Buenos Aires prendono parte migliaia di cittadini e molti dei suoi ex compagni di squadra. Ad aprile 2023 8 persone sono state rinviate a processo per il decesso del campione.

Dopo la sua morte, la leggenda di Maradona continua a brillare ovunque nel mondo, ma soprattutto in patria. Infatti, nei giorni seguenti la sua scomparsa il club Sportivo Pereyra di Buenos Aires nel quartiere Barracas ha decorato il tetto del campo con una versione calcistica della Creazione di Adamo della Cappella Sistina. Nel murales si vede Maradona come Dio che tocca la mano di Messi, un novello Adamo che raccoglie la sua eredità.

Maradona nella cultura napoletana

Oggi come negli anni Ottanta, il Pibe de Oro è ancora un vero idolo per i napoletani che vedono in lui un simbolo di napoletanità nel mondo. Maradona è percepito a Napoli come un eroe sportivo e democratico, in quanto le sue umili origini lo hanno sempre avvicinato alla gente comune.

La ricchezza accumulata non gli ha mai fatto perdere questo spirito di semplicità e vicinanza con i più deboli e svantaggiati dalla società. A ciò si deve aggiungere la sua battaglia contro i poteri forti, specialmente a Napoli dove si poneva come rappresentante degli oppressi del sud contro lo strapotere delle squadre del nord.

Girando per i vicoli di Napoli si possono incontrare moltissimi monumenti intitolati a Maradona. Come non ricordare il celebre altarino dentro il Bar Nilo a Piazzetta Nilo. È nato per scherzo e prende spunto dalle edicole votive tradizionali. Oltre alla foto del giocatore, la curiosità è che nella teca sarebbero custoditi i capelli del calciatore!

Il campione argentino aveva poi ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Napoli nel 2017 e in occasione del primo anniversario della sua morte nel 2021 gli vengono dedicate due sculture che lo raffigurano.

Una è stata realizzata dallo scultore Domenico Sepe ed è stata inaugurata il 25 novembre all’esterno dello stadio, mentre la seconda è stata commissionata dall’ex manager Stefano Ceci ed è stata poi donata al Napoli. Intanto il 4 dicembre 2020 il Comune ha cambiato il nome dello stadio da San Paolo in Diego Armando Maradona.

Dalla scomparsa del leggendario giocatore a Napoli è iniziato un continuo pellegrinaggio di turisti e appassionati nei Quartieri Spagnoli, dove si può ammirare uno dei due murales raffiguranti Maradona. Il primo si trova in Via Emanuele De Deo, vicino quella che è stata ribattezza Piazzetta Maradona.

È stato dipinto su un edificio di 6 piani nel 1990, in occasione della vittoria del secondo scudetto. Realizzato dal giovane artista Mario Filardi, è stato restaurato nel 2016. L’altro grande murale è quello di Via Taverna del Ferro a San Giovanni a Teduccio, che l’artista Jorit Agoch ha realizzato nel 2017 sui muri delle case popolari. L’opera è stata cofinanziata dall’allora capitano Hamsik e da varie associazioni.

Da questi piccoli esempi si può comprendere come Maradona per Napoli rappresenti una sorta di santo laico, un’icona immortale che per sempre renderà saldo il rapporto tra la città e la squadra di calcio. Anche negli anni lontano dal capoluogo partenopeo, Diego non ha mai dimenticato il periodo napoletano, continuando a tifare a migliaia di chilometri di distanza. Quello di Maradona è dunque un vero e proprio culto che rende ancora più prezioso e incomparabile il patrimonio culturale dei partenopei.