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Gli Scavi di Ercolano non hanno nulla da invidiare agli altrettanto famosi Scavi di Pompei. L’area archeologica sorge alle pendici sud-ovest del Vesuvio su di un promontorio a picco sul mare che sovrasta la linea costiera. L’ antica città di Ercolano fu ritrovata casualmente da un contadino e gli scavi hanno riportato alla luce buona parte della città colpita dall’eruzione del 79 d.C. e seppellita da una spessa coltre di materiale piroclastico alta fino a 23 metri.
Dionigi di Alicarnasso attribuisce la fondazione di Ercolano ad Ercole di ritorno dall’Iberia nel 1243 a.C..
La città di Ercolano è quindi nata in età arcaica e, con tutta probabilità, è stata fondata o dagli Opici-Osci nel XII secolo a.C., così come sostiene Strabone, oppure dagli Etruschi tra il X e l’VIII secolo a.C.
Fu poi conquistata dai Greci nel 479 a.C., che ne modificarono l’urbanistica, e successivamente passò sotto l’influenza dei Sanniti, per poi essere conquistata dai Romani guidati dal legato di Silla, Titus Didius, nell’89 a.C. diventando un municipio.
L’antica Ercolano divenne ben presto un luogo residenziale per l’aristocrazia romana, con la costruzione di ville e sfarzose dimore, diventando alla fine dell’età repubblicana una località di villeggiatura per l’élite romana. Visse il suo periodo di massimo splendore sotto il tribuno Marco Nonio Balbo, dove vennero costruiti edifici come la Basilica, il Teatro, l’acquedotto, i due complessi termali e vennero restaurate le mura.
Il ritrovamento dell’antica città di Ercolano avvenne casualmente: durante dei lavori per l’ampliamento di un pozzo nel bosco dei frati Alcantarini per l’irrigazione del suo orto, il contadino Ambrogio Nocerino si imbatté in alcuni pezzi di marmo pregiato. Poco tempo dopo, il principe Emanuele Maurizio d’Elboeuf, venuto a conoscenza dei ritrovamenti, decise di acquistare il pozzo, e per nove mesi, fino al 1711, condusse una prima sommaria esplorazione. I reperti rinvenuti furono collocati nella vicina Villa d’Elboeuf. Come si verificò successivamente, si intuì presto che le rovine appartenevano all’antica città scomparsa nell’eruzione del 79 d.C.
Sotto Carlo III di Borbone, nel 1738, furono avviati gli “scavi sistematici” dell’antica città di Ercolano con la tecnica dei cunicoli sotterranei fino al 1765, e dal 1828 furono autorizzati gli “scavi a cielo aperto” fino al 1875. Dopo una lunghissima interruzione, fu soprattutto sotto la direzione di Amedeo Maiuri che vennero promossi scavi sistematici a partire dal 1927 e durati fino al 1958 i cui lavori riportarono alla luce l’area che attualmente si può visitare. Negli ultimi vent’anni, lungo il limite dell’antica spiaggia, sono state rinvenute le attrezzature costiere per il ricovero delle barche ed i magazzini dove invano avevano cercato riparo decine di residenti.
Va precisato che gli scavi condotti sino ad oggi hanno restituito solo una porzione della città di Ercolano, poiché buona parte di essa resta ancora ricoperta sotto l’attuale insediamento urbano.
La particolare dinamica del seppellimento di Ercolano, che durante l’eruzione del Somma-Vesuvio fu sommersa da flussi piroclastici solidificatisi, ha determinato un fenomeno di conservazione assolutamente originale e privo di confronti, restituendo reperti organici, come stoffe, vegetali, arredi e parti di edifici in legno, ma anche e soprattutto i piani superiori degli edifici e con essi un’idea precisa dei volumi e delle tecniche di costruzione.
Il sito archeologico degli scavi di Ercolano consta oggi di 26 domus, 10 edifici pubblici e varie botteghe.
Le case che vanno assolutamente visitate sono: la Casa dei Cervi, con pavimento a mosaico e pareti affrescate; la Casa del Gran Portale, il cui nome deriva dal bel portale a semicolonne e cornicione in mattoni; la Casa di Nettuno e Anfitrite, ricca di decorazioni, il cui nome deriva dal noto mosaico parietale in pasta vitrea raffigurante Nettuno e Anfitrite che decora la parete orientale dell’ambiente.
Negli anni ‘90 sono stati effettuati scavi a cielo aperto, nell’area denominata “Scavi nuovi”, collegata al parco archeologico mediante una trincea che, all’altezza della Casa di Aristide, prosegue attraverso una galleria giungendo a Vico Mare. Dal 2007 al 2009, grazie ai fondi europei, sono stati eseguiti nuovi lavori di scavo e restauro, grazie ai quali è oggi possibile ammirare e visitare strutture appartenenti alla Villa dei Papiri, già esplorata per cunicoli sotterranei nel ‘700.
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